Homefront: The Revolution - prova
Assalto alla Zona Gialla.
Londra - Le tappe che ci stanno portando all'uscita di Homefront: The Revolution si stanno facendo sempre più ravvicinate e dense di contenuti. Dopo un assaggio della Zona Rossa e della modalità online cooperativa, alla quale è seguita un'intensa sessione di beta su Xbox One, siamo tornati a Londra dove Koch Media e Dambuster Studios ci hanno mostrato sia lo stato di avanzamento dei lavori, sia alcune parti di Filadelfia non ancora esplorate in precedenza.
Un quantitativo di contenuti che gli sviluppatori non hanno esitato a definire, non senza una buona dose di ironia, "superiore all'intera campagna del primo Homefront". E non stentiamo a credere loro, visto che il gioco di THQ era famoso per poter essere completato in una manciata di ore.
Gli ex Free Radical Design (ed ex Crytek UK) si trovano in una situazione piuttosto scomoda, dato che devono basare parte delle proprie fortune su di una licenza affascinante, ma anche scomoda, dato che le belle premesse della serie sono state sviluppate in modo approssimativo e poco riutilizzabile in questo reboot.
Questo ha spinto Dambuster Studios a riscrivere completamente la storia di Homefront in modo da poter lavorare con un universo più coerente, credibile e spendibile. Visto che i fan del primo capitolo non trovavano verosimile il fatto che la Corea del Nord potesse invadere militarmente gli Stati Uniti, in Homefront: The Revolution i Coreani hanno usato la tecnologia come Cavallo di Troia per insinuarsi nelle pieghe della vita di ogni cittadino statunitense.
Dai cellulari ai jet supersonici, tutto nell'universo di Homefront contiene componenti asiatiche che a loro volta sono state costruite con delle backdoor che le alte cariche coreane non hanno esitato a sfruttare per mettere in ginocchio gli USA e invaderli senza trovare resistenza.
Tra le strade delle città, comunque, un sentimento di rivalsa comincia a serpeggiare e sparuti gruppi di persone si riuniscono all'ombra delle macerie lasciate dagli invasori per cominciare a organizzare la rivoluzione. Anche in questo caso Filadelfia sarà il luogo dal quale tutto partirà e dopo l'Indipendenza firmata nel 1776, la "Città dell'amore fraterno" diventerà il luogo nel quale gli americani si libereranno dal giogo coreano. E da qui inizierà anche la vostra avventura.
In Homefront: The Revolution impersonerete Brady, un combattente della resistenza che grazie alle sue gesta si rivelerà decisivo per tutto il movimento, aiutando i guerriglieri a espandere la propria influenza sulla città.
Partirete combattendo gli invasori all'interno delle Zone Rosse, ovvero quelle aree di Filadelfia abbandonate dalla popolazione e dallo scarso interesse strategico da parte della KPA, fino ad arrivare ai quartieri più protetti contrassegnati dal colore Verde, ovvero quelli nei quali i coreani si sono insediati e vivono sotto una strettissima sorveglianza militare.
Filadelfia, infatti, non è un'unica gigantesca città da attraversare da un punto all'altro della mappa, come per esempio la Los Santos di GTA V o la New York di The Division, ma è divisa in zone circoscritte nelle quali è possibili spostarsi liberamente, sempre nei limiti delle regole imposte dagli invasori.
Nelle Zone Rosse, infatti, potrete girare e agire indisturbati, basterà evitare le ronde che percorreranno le strade. Nelle Zone Gialle dovrete stare attenti alle telecamere e ai tanti posti di blocco disseminati per i quartieri, ma confondendovi tra la folla potrete muovervi con discreta libertà. Le Zone Verdi, invece, saranno pesantemente sorvegliate e vi costringeranno a spostarvi da un rifugio all'altro sfruttando cassonetti dell'immondizia o passaggi segreti per non essere scoperti. Queste differenze vi costringeranno a cambiare radicalmente atteggiamento a seconda della zona, dando un ritmo piuttosto differente alla storia.
Anche le tipologie di missioni che incontrerete cambierà in base alla zona. In quelle Rosse dovrete conquistare avamposti, ripulire una base dai nemici o mettere a tacere un gruppo di cecchini che sta tenendo sotto tiro i vostri compagni. Nella Zone Gialle, invece, dovrete liberare i prigionieri nelle mani della polizia coreana, sabotare i ripetitori della propaganda di regime o intralciare i veicoli che trasportano i manifesti pro-dittatura.
Questo vuol dire che nelle Zone Rosse potrete essere piuttosto aggressivi, spostandovi di obiettivo in obiettivo piuttosto speditamente anche a bordo di una moto. Una volta messo al sicuro un avamposto, i vostri alleati lo occuperanno dandovi manforte contro la KPA. Potrete persino chiedere a un massimo di cinque alleati di seguirvi in battaglia, in modo da semplificare alcuni passaggi. Una volta che avrete conquistato un certo numero di punti caldi potrete cercare di conquistare la base principale della zona in modo da porre sotto il controllo della resistenza quella parte di città.
Nelle Zone Gialle il processo avverrà in maniera piuttosto simile, con in più alcuni segnali visivi che ci hanno ricordato The Saboteur, sfortunato sandbox firmato EA ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Il quartiere, infatti, reagirà alle vostre gesta risvegliandosi progressivamente dal torpore. Man mano che porterete a termine le missioni, infatti, i cittadini cominceranno a sostituire le bandiere coreane con quelle a stelle e strisce e inizieranno a scenderanno nelle strade per protestare, opponendo resistenza nei confronti delle angherie della polizia coreana o formando picchetti dimostrativi di fronte alle istituzioni.
In accordo con la natura sandbox di Homefront: The Revolution, sarete voi a decidere sia quali missioni portare a termine, sia come affrontarle. Gli sviluppatori fanno molto leva sulla possibilità di utilizzare tattiche da guerriglia per combattere i coreani, fatte di azioni mordi e fuggi, oltre che della possibilità di utilizzare ordigni esplosivi per eliminare truppe meglio armate ed equipaggiate come quelle KPA.
Durante la prima missione di gioco sarete spinti a gettare dei barili esplosivi contro un mezzo corazzato nemico per poi scappare a perdifiato tra le macerie fumanti della città, ma in realtà dopo poco tempo accumulerete un numero sufficiente di risorse per poter costruire bombe a mano, mitra e lanciafiamme con i quali tenere a bada un numero spropositato di nemici o aprire porte secondarie chiuse elettricamente.
Questo in teoria vi consentirà di decidere in che modo affrontare una missione, se in maniera stealth o in maniera frontale, ma spesso vi spingerà a tenere un atteggiamento sfrontato e aggressivo, dato che al momento non sembrano esserci reali vantaggi nell'usare metodi più complessi e raffinati. Questo appiattisce le differenze di gameplay tra le diverse zone e sembra rendere Homefront: The Revolution meno originale del previsto.
Il problema principale è che l'intelligenza artificiale al momento non è in grado di reagire nella maniera migliore alle vostre azioni, perdendo troppo velocemente traccia dei vostri spostamenti o non eseguendo strategie d'attacco particolarmente raffinate, tali da spingervi a usare i tanti gadget che potrete costruire al volo durante l'avventura o a scappare, come vorrebbe la natura guerrigliera del gioco.
Da questo punto di vista gli sviluppatori dovranno cercare di migliorare i segnali visivi che aiuteranno a orientarsi durante gli scontri. In un ambiente open world, infatti, occorre avere degli elementi grafici ben chiari per comprendere facilmente dove sono celati i nemici e quali sono gli amici, e da che parte arrivano i colpi in modo da ripararsi prima di vedere l'infausta scritta game over.
In Homefront: The Revolution questo non è sempre chiaro: i nemici e gli amici si confondono e potrebbe capitarvi, nella confusione di battaglie campali combattute di notte nelle Zone Rosse, di morire senza capire chi vi ha preso di mira o perché. Servirebbe un'interfaccia un po' più curata, come per esempio quella utilizzata per la gestione dell'inventario.
Le armi o i gadget, infatti, potranno essere modificati e costruiti tramite un menù circolare da far comparire in sovrimpressione durante le battaglie grazie al quale poter trasformare al volo la vostra bocca da fuoco in base all'occorrenza. Ovviamente dovrete aver prima sbloccato i nuovi pezzi attraverso apposite stazioni delle armi e raccolto sufficiente materiale per la costruzione, in verità non troppo raro, cosa che vi consentirà di avere a disposizione tutto l'arsenale di cui avrete bisogno.
È presente anche una sezione nella quale migliorare le capacità di Brady, così da renderlo più efficiente nell'utilizzare determinate armi o nello sfuggire ai soldati nemici.
L'impressione, dunque, è che al momento Homefront: The Revolution sia un progetto ambizioso, dalle dimensioni notevoli, che però porta ancora qualche traccia di uno sviluppo un po' travagliato che si è protratto per troppi anni, perdendo progressivamente quelle tracce di originalità che lo contraddistinguevano.
Ora si vedono tracce di Far Cry, altre di The Division, un pizzico di Half-Life 2 e una spruzzata di The Saboteur, ma forse manca ancora un po' di lavoro per rendere più coerente e compatto tutto il progetto. Nelle scorse settimane Dambuster Studios ha lavorato duramente per sistemare il gioco sotto il profilo tecnico, ottimizzando il motore grafico in modo da renderlo più fluido e leggero ed eliminando alcuni bug che erano emersi nelle precedenti anteprime.
Ora che sembra aver completato la fase di programmazione, quindi, lo studio inglese dovrà provare a bilanciare tutti gli aspetti di gameplay del suo gioco, in modo da far emergere maggiormente gli aspetti della guerriglia, da rendere più chiara la fase di combattimento e da rendere più competitiva l'intelligenza artificiale. Il tempo per farlo lo hanno, dato che Homefront: The Revolution arriverà su Xbox One, PS4 e PC il prossimo 20 maggio.