Horror indie: basso costo ed alta tensione - articolo
Non serve essere famosi per mettere i brividi.
Se alla maggior parte di voi chiedessimo quali sono i giochi horror che più di tutti sono rimasti impressi (a sangue) nella storia, quasi certamente i primi titoli a saltare fuori sarebbero Resident Evil o Silent Hill. Qualcuno potrebbe spingersi più in là con proposte alternative come il terrificante Siren griffato Sony, o come i più recenti Dead Space e Condemned. Pochissimi, infine, riuscirebbero ad estirpare dalla memoria titoli storici come il primo Alone in the Dark o lo strepitoso ed estremamente sottovalutato Undying, scritto da Clive Barker e sviluppato dall'ormai defunta Dreamworks Interactive, divenuta poi Danger Close Games (Medal of Honor) e ora DICE Los Angeles.
Ma se vi dicessimo che da qualche parte, lontano dalle luci dell'E3 e degli annunci roboanti, si sta facendo largo un sottobosco di titoli horror che nulla hanno da invidiare alle migliori produzioni Capcom, Konami o Electronic Arts del passato più o meno recente? Esattamente come sta accadendo per qualsiasi altro genere, in questi ultimi mesi il mondo degli sviluppatori indipendenti si sta muovendo in maniera estremamente vivace nel mondo dell'orrore interattivo.
Tra un titolo uscito dal programma Greenlight, una manciata di progetti Kickstarter e un gioco spuntato quasi dal nulla per merito di un semi-sconosciuto team canadese, i prossimi mesi saranno letteralmente invasi da secchiate di sangue digitale. Questi brividi "indie" si chiamano Anna, Erie, Which, Slender, Home e Lone Survivor.
Questi ultimi due titoli, sviluppati rispettivamente da Benjamin Rivers e Jasper Byrne, dimostrano in particolare che non servono produzioni milionarie, miliardi di poligoni, orchestre sinfoniche ed effetti speciali per far accendere una luce mentre si gioca. Grafica essenziale con personaggi composti da pochi pixel, una palette di colori limitata e una colonna sonora semplice ma efficace, rendono le atmosfere tese come una corda di violino. Poche migliaia di euro necessarie per svilupparli e pochi spiccioli per goderne: questa è la nuova frontiera dei giochi horror.
"Poche migliaia di euro necessarie per svilupparli e pochi spiccioli per goderne: questa è la nuova frontiera dei giochi horror"
E che dire di Slender: The Eight Pages, il fenomeno horror degli ultimi mesi? Si tratta di un'avventura in prima persona contraddistinta da un paio di elementi davvero unici: nessun'arma a disposizione e un nemico silenzioso a cui non serve minacciarci con chissà quali artigli o fauci... la sua sola vista è in grado di bloccare per sempre il protagonista e costringerlo alla resa. Lo scopo del gioco era abbastanza semplice: trovare le otto "pagine" che danno il titolo al gioco in una foresta immersa nella quasi totale oscurità. A disposizione solo una torcia, elemento comune a molti altri titoli horror, ma che in questo gioco assume una valenza ancora più importante: è essenziale per poterci muovere ma può rappresentare anche l'unico elemento in grado di farci individuare da Slender, l'essere etereo e terrificante che si aggira nella zona.
Bastano pochi minuti per rendersi conto che anche una produzione così piccola e di breve durata può mettere un senso di disagio addosso che solo alcune produzioni cinematografiche possono vantare. La strizzata d'occhio a quel Blair Witch Project che tante "vittime" ha mietuto poco meno di 15 anni fa è più che evidente, anche nel modo in cui Slender è stato promosso. Nessuna pubblicità, ovviamente, ma un sito che parla di una presunta "storia vera" basta per accendere la miccia... il resto viene fatto dal passaparola, che genera un vero e proprio mito, al punto da dare al creatore di Slender una notorietà impensabile. Il successo arriva di pari passo con le urla e i salti di chi ha avuto la possibilità di provare il gioco, e raggiunge vette talmente alte da generare anche un sequel uscito pochi mesi fa su PC e Mac.
La storia di Slender è solo una delle tante. I giochi horror creati da singoli sviluppatori o da sparuti gruppi di "coder" e "designer" si moltiplicano a vista d'occhio e basta dare un'occhiata ai vari Steam, PSN, Xbox Live Arcade Indie e Kickstarter per rendersene conto.
"I giochi horror creati da singoli sviluppatori o da sparuti gruppi di coder e designer, si moltiplicano a vista d'occhio"
Di tanto in tanto anche qualche sviluppatore noto riesce a tirar fuori prodotti di qualità, destinati spesso a rimanere ingiustamente nell'ombra per poi esplodere mesi dopo grazie al passaparola. Il caso più lampante in questo senso è sicuramente quello del cult Deadly Premonition, sviluppato originariamente da Access Games con il Twin Peaks di David Lynch come fonte d'ispirazione primaria e riproposto recentemente in versione Director's Cut su PS3.
E che dire di quell'Amnesia: The Dark Descent firmato dagli svedesi di Frictional Games che ha terrorizzato poche migliaia di persone pur essendo immensamente superiore a produzioni multimilionarie? Avrà presto un sequel intitolato A Machine for Pigs, che si spera abbia maggior fortuna.
Ultimo, ma solo in ordine cronologico, abbiamo un titolo che in realtà di "indie" non ha moltissimo visto che il team che lo sta sviluppando, Red Barrel Games, è composto da ex sviluppatori Ubisoft, Naughty Dog ed Electronic Arts. Stiamo parlando di Outlast, un horror in prima persona ambientato all'interno di un manicomio che promette di far spegnere numerosi PC e (annuncio dell'ultima ora) PS4 quando uscirà il prossimo anno. Perché? Date un'occhiata al trailer e capirete: non ha davvero bisogno di ulteriori parole.