Hyper Light Drifter - recensione
Un eroe solitario, una malattia da sconfiggere.
C'è chi crea un videogame perché spinto da un'idea originale, chi decide di entrare in questo mercato con in mente solamente il successo commerciale, chi nonostante anni e anni nell'industria è spinto ancora unicamente dalla passione e chi, nei propri i giochi, inserisce il lavoro e le difficoltà di un'intera vita. Alex Preston, fondatore di Heart Machine e creatore di Hyper Light Drifter, appartiene sicuramente a quest'ultima categoria.
Preston è un ragazzo apparentemente come tanti, un trentenne che lavora in questo settore come artista e game designer freelance da anni ma che solo nel 2013 ha finalmente deciso di dare una forma concreta alle tante idee raccolte nel corso degli anni. Il tempo per pensare e per elaborare meccaniche e design interessanti d'altronde non è certo mancato al fondatore di Heart Machine.
Preston soffre, infatti, sin dalla nascita di un problema congenito al cuore e di una particolare mutazione genetica che per sua stessa ammissione gli ha causato non pochi problemi. Durante i numerosi ricoveri questo sviluppatore ha quindi avuto la possibilità di pensare ai propri progetti, anche a quelli più intimi e personali.
La sua vita, e quindi il suo lavoro, sono sempre stati condizionati da uno stato di salute precario, dalla necessità di entrare e uscire dall'ospedale nei momenti più inaspettati. Hyper Light Drifter è quindi diventato un'idea concreta solo tre anni fa, un'idea da cui è nata una campagna Kickstarter dall'incredibile successo (sono stati raccolti $645.000 a fronte di una richiesta di soli $27.000!) e un gioco vero e proprio, sbarcato pochi giorni fa su Steam e in arrivo nel corso dell'anno anche su PS4 e Xbox One. Ma che cos'è esattamente questa fantomatica opera prima di Preston e Heart Machine?
Essere un vagabondo solitario non è semplice. Trovarsi costantemente soli può essere una delle esperienze migliori della propria esistenza ma non avere nessuno con cui condividere le gioie e le sofferenze rischia di rendere la vita semplicemente vuota. Esplorare un mondo evidentemente in decadenza, corrotto da un passato oscuro, pieno di pericoli, di trappole, di creature pronte a farci la pelle, in totale solitudine, è però solo uno dei tanti problemi della vita.
Proprio quando meno te lo aspetti ti ritrovi a terra a tossire, a sputare sangue, a renderti conto che forse questa volta non sarai in grado di risollevarti per combattere ancora una volta perché la malattia alla fine ti ha messo in ginocchio, in preda al dolore. Ma questa non è la fine, è solo l'inizio del nostro ultimo (?) e più importante viaggio.
Narrativamente Hyper Light Drifter non può che essere accostato a ciò che From Software ha fatto con la serie Souls e alla particolare narrazione ambientale volutamente criptica e appena accennata tipica di quelle produzioni. Vestiremo i panni di un vagabondo solitario denominato dalla già vasta community di appassionati "The Drifter" e ci troveremo a esplorare un mondo estremamente misterioso senza alcuna spiegazione esaustiva e senza un obiettivo ben preciso. Ben presto capiremo che la città che farà da hub per tutto il gioco è circondata da quattro zone che dovremo esplorare con estrema attenzione alla ricerca di un modo per attivare uno strano portale posto al centro della piccola cittadina.
Come probabilmente avrete compreso rivelare troppi dettagli rischierebbe di togliervi il piacere della scoperta ma possiamo assicurarvi che, per quanto privo di una narrazione lineare ed esplicita (sono presenti alcune cutscene ma definirle esplicative sarebbe un'evidente esagerazione) , il mondo del titolo di Heart Machine è pieno zeppo di indizi più o meno chiari che la community di Steam sta cercando di collegare per creare una sorta di enciclopedia di Hyper Light Drifter.
Ci troviamo di fronte a un mondo post-apocalittico? Una guerra mondiale ha sconvolto l'esistenza? La civiltà si è spinta troppo oltre in una ricerca ossessiva della conoscenza? Tutte domande legittime alle quali non saprete dare una risposta completamente esauriente ma che inevitabilmente vi affascineranno.
L'unica certezza è il fatto che Drifter è gravemente malato, una malattia che è proprio uno dei temi che Alex Preston ha voluto fortemente inserire all'interno della propria opera. L'avventura di questo coraggioso vagabondo può, in un certo senso, rappresentare una metafora dell'esistenza di Preston: la vita può essere difficile e sotto molti aspetti ingiusta ma non deve impedirci di compiere il nostro lavoro, di raggiungere i nostri obiettivi e di essere davvero vivi.
Se dal punto di vista narrativo ci troviamo di fronte a una sorta di Dark Souls, controller alla mano (sì, anche su PC è consigliabile utilizzare un controller) cosa possiamo aspettarci? Preston aveva espresso il desiderio di creare un gioco che unisse gli aspetti migliori di Diablo e di The Legend of Zelda: A Link to the Past e il risultato è estremamente efficace. Il nostro protagonista potrà utilizzare una spada, diversi tipi di armi da fuoco (le cui munizioni saranno limitate e ricaricabili uccidendo nemici o distruggendo oggetti) e una sorta di granata per eliminare i nemici, uno scatto concatenabile per fuggire dalle situazione più complicate e per le schivate e dei medkit, che all'utilizzo ci lasceranno vulnerabili per circa un secondo, per recuperare i punti ferita. Potrebbe sembrare un sistema fin troppo semplicistico ma la varietà delle zone degli scontri e dei gruppi di nemici che ci troveremo di fronte permette di organizzare offensive piuttosto diversificate.
Hyper Light Drifter è indubbiamente una di quelle produzioni dalle meccaniche semplici da imparare ma difficili da padroneggiare e comprendere al meglio ogni possibilità del nostro Drifter sarà fondamentale per sopravvivere. Il livello di difficoltà è, infatti, palesemente tarato verso l'alto e sia con i gruppi più numerosi e meglio assortiti che con i boss, tutti studiati con una cura certosina, dovrete sputare non poco sangue per uscirne indenni. Non si tratta di certo di un gioco adatto a tutti ma la sfida non ci è mai parsa eccessivamente frustrante o ingiusta nonostante qualche inevitabile invocazione all'Altissimo nelle situazioni più disperate.
Al combattimento si aggiungeranno poi le fasi di esplorazione e alcuni elementi ruolistici che permetteranno di migliorare pressoché ogni abilità del Drifter introducendo nuovi attacchi all'arma bianca e degli upgrade delle armi da fuoco, dello scatto e del numero di medkit trasportabili. Questi miglioramenti potranno essere acquistati da diversi commercianti presenti nella città di partenza attraverso una valuta ottenibile da particolari scrigni nascosti per la mappa. L'esplorazione sarà, quindi, una delle attività più importanti, un'attività che ci costringerà a osservare con particolare attenzione ogni zona alla ricerca di piattaforme apparentemente invisibili, stanze segrete e marchingegni da attivare.
Molto del fascino di una produzione come Hyper Light Drifter deriva dal mondo di gioco che Alex Preston e soci hanno creato, e passa inevitabilmente dal comparto grafico e dalle musiche che accompagneranno l'incedere incerto del nostro vagabondare. Il pixel "a vista" potrebbe non convincere tutti i palati ma il lavoro effettuato da Heart Machine sfruttando un engine teoricamente basilare come Game Maker non può che lasciare a bocca aperta. Quasi ogni zona nasconde dei panorami mozzafiato e una ricerca artistica incredibile, perfettamente sostenuta dall'ottima colonna sonora dei Disasterpiece.
Abbiamo completato Hyper Light Drifter in circa 12 ore lasciandoci alle spalle ancora diversi segreti e tante storie nascoste da scoprire, e la nostra voglia di tornare a vagare nei panni del nostro piccolo vagabondo è tutt'altro che scemata. Il motivo? L'opera prima di Heart Machine è uno di quei giochi che col proprio livello di sfida saprà darvi più di una soddisfazione e che con la sua ambientazione vi immergerà in un mondo tanto meraviglioso quanto misterioso. Fatevi un favore e regalatevi questa ennesima perla del mondo indie.