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I 20 migliori videogiochi indipendenti

Venti opere indie capaci di scardinare i preconcetti e competere con i grandi dell'industria.

Il mercato indipendente ha vissuto un vero e proprio rinascimento nel corso dell'ottava generazione di console. Una volta conclusa l'età dell'oro dei grandi blockbuster, protagonista indiscussa degli anni zero, alcuni sviluppatori hanno ricominciato a tastare le acque dell'industria nel tentativo di competere con i grandi, mettendo sul piatto un'offerta inedita, votata alla ricerca e all'innovazione.

In poche parole, i cosiddetti sviluppatori indie hanno cominciato a misurarsi con tutte le sfaccettature del medium che sfuggivano all'occhio della tradizionale produzione AAA, spingendo l'acceleratore su diverse componenti spesso trascurate in favore del miglioramento tecnico. Ma quali sono i migliori videogiochi sbucati dal sottobosco dello sviluppo indipendente? Ecco la nostra personale classifica.

20. Hotline Miami

Hotline Miami è il titolo che ha consacrato l'ambiziosa visione di publishing di Devolver Digital, in questo caso determinata a finanziare il folle lavoro di Dennaton Games. Non è un caso che Devolver si sia innamorata del progetto: Hotline Miami è un vero e proprio trip psichedelico che coinvolge tutti i sensi, sparando una colonna sonora di altissimo livello nelle orecchie del giocatore per poi trasformarlo in un sicario psicopatico che terrorizza le strade della Florida.

Insomma, si tratta del tipico videogioco che farebbe venire un infarto a qualsiasi politico che non perde occasione di attaccare il medium, un vortice di violenza e sparatorie che si mescola con un'atmosfera alla David Lynch. Il confine fra realtà e fantasia si fa via via più sottile, mentre la schizofrenia del protagonista prende il sopravvento sui comprimari delineando un'avventura grottesca, divertente e psicotica.

19. Rocket League

Quando ci si trova di fronte a determinati videogiochi è inevitabile porsi una domanda naturale: com'è possibile che nessuno avesse mai pensato a questa formula? Rocket League è l'esempio perfetto, perché le sue partite di calcio a bordo delle auto sono quanto di più semplice ed efficace si possa realizzare all'interno di una produzione.

Ma Rocket League è riuscito a varcare il confine del suo divertimento spensierato tramutandosi in un Esport capace di accogliere sotto la sua ala centinaia di appassionati e aspiranti professionisti, convincendo addirittura blasonate squadre di calcio come il Paris Saint Germain ad investire nelle competizioni. Jeremy Clarkson l'aveva già fatto sui lidi di Top Gear, ma c'è voluto l'ingegno di Psyonix per trasformare un concept tanto banale quanto vincente in una realtà consolidata al punto da attirare l'attenzione di Epic Games.

18. Hyper Light Drifter

Non si può citare Hyper Light Drifter senza spendere due parole sul suo talentuoso papà. Alex Preston ha creato questo affascinante action adventure post-apocalittico che si ispira a Diablo e The Legend of Zelda: A Link to the Past durante i tantissimi ricoveri dovuti a un problema congenito al cuore. In quei momenti interminabili ha plasmato un progetto nato dalla passione più profonda che sin dalle prime schermate su Kickstarter ha attirato l'attenzione di molti.

Ma Hyper Light Drifter non è solo passione, è anche un viaggio affascinante e impegnativo in un universo misterioso e letale, che mette a dura prova le nostre abilità e la volontà del Drifter, un enigmatico viandante afflitto sì da una malattia forse incurabile ma che non se ne andrà di certo senza lottare, senza impugnare spada e blaster per fronteggiare a testa alta e fino all'ultimo respiro i dungeon e i boss più pericolosi.

17. Elite: Dangerous

L'annosa faida fra gli amanti di Elite e i sostenitori di Star Citizen probabilmente non vedrà mai fine. Ma la saga di Elite ha già scritto la storia, trasformando i piccoli vettori che nel 1984 diedero vita alla prima galassia virtuale in uno fra i sandbox più vasti in circolazione. Sono in tanti a temere Elite: Dangerous, consapevoli di confrontarsi con una curva di apprendimento ripidissima, con un mondo che non fa complimenti e non tiene per mano il giocatore e con una Via Lattea riprodotta a grandezza naturale.

Fra una minaccia aliena incarnata dalla flotta dei Thargoidi, intrighi di potere che mettono i giocatori l'uno contro l'altro, la nascita di nuove colonie, misteriose rovine, mercanti, pirati e chi più ne ha più ne metta, si snoda l'avventura di ogni singolo aspirante pilota, decollato a bordo di un'oscena Sidewinder per poi, passo dopo passo, costruire la sua leggenda. Mentre si sorvolano inquietanti stelle al neutrone e buchi neri, bisogna rispondere costantemente alla domanda che regala un senso a Elite: chi volete essere in questo mondo?

16. Shovel Knight

Shovel Knight merita di piantare la sua pala nel vivo di questa classifica per tantissimi motivi. Uno di questi, spesso dimenticato, è lo straordinario impatto che l'opera di Yacht Club Games ha avuto sulle finanze del mercato indipendente, dimostrando all'intero sottobosco che quello del crowdfunding non era solamente un sentiero percorribile, ma addirittura un'incredibile opportunità per conservare in purezza la propria visione creativa.

Nel corso degli anni quella di Shovel Knight è diventata un'epopea a dir poco enorme, e si è allargata fino a racchiudere praticamente sei diversi videogiochi all'interno dello stesso cofanetto, senza mai aumentare di prezzo una singola volta. Ora mette sul piatto centinaia di ore di contenuti, una delle migliori colonne sonore in 16 bit mai realizzate, un interessante comparto multiplayer e addirittura un gioco di carte. Cosa si può desiderare di più?

15. Cuphead

Quello che lo studio MDHD è riuscito a fare ha dell'incredibile. E non per la semplice natura ludica di Cuphead, che ha raggiunto uno stadio di pulizia e di maturità tecnica incredibile, ridando spolvero all'intero segmento dei "Run & Gun", qui reinterpretati in chiave boss rush. Oltre i diabolici livelli e i brutali avversari di Cuphead, infatti, si nasconde un'ispirazione artistica destinata a fare scuola.

L'omaggio ai superclassici dell'animazione è un tripudio di maestria in ciascuna declinazione del medium audiovisivo. Cuphead supera il semplice tributo, ripescando l'estetica di alcuni fra i più celebri giganti del cinema, scavando anche nella scena underground, animando l'amalgama alla perfezione e musicandolo in maniera, se possibile, ancora più eccelsa. Come se non bastasse, si tratta di un concentrato d'intrattenimento che spicca con naturalezza fra tutti gli altri esponenti del genere, riuscendo ad essere senza mezzi termini un videogioco splendido.

14. What Remains of Edith Finch

Gioia, spensieratezza, speranza, depressione, paura, senso di colpa. What Remains of Edith Finch è un progetto che non ti aspetti e un'opera difficile da etichettare nonostante l'appellativo da walking simulator. Edith Finch, la nostra giovane protagonista, è l'ultima rappresentante ancora in vita di una famiglia a dir poco strana, una ragazza che per cercare di far luce su ciò che è accaduto ai propri parenti torna nella surreale casa d'infanzia.

Parte così un'avventura che ore dopo averla completata torna a bussare alla tua mente, a tormentarti, a ricordarti ciò che hai vissuto attraverso gli occhi di uno dei Finch scoprendo da vicino le vicende di una famiglia che di fronte alle più terribili delle disgrazie ha sempre saputo essere autentica e a modo suo unita. Tante storie personali e tragiche che si fregiano di meccaniche di gameplay e stili visivi unici e che regalano un mosaico di esperienze spesso profondamente diverse ma sempre riuscite e credibili nonostante il costante intreccio tra reale e fantastico.

13. Inside

La storia di Playdead è una vera e propria favola dello sviluppo indipendente. Quando Arnt Jensen buttò giù le prime bozze di Limbo, infatti, si rese conto di aver bisogno di parecchia manodopera per dare forma alla sua visione. Così, il neonato team dovette mettersi nelle mani di investitori esterni, rinunciando a quella stessa ispirazione che aveva portato il director ad abbandonare IO Interactive per mettersi in proprio.

Ma il successo di Limbo fu tale da permettere ai fondatori di riacquistare l'interezza della società dalle tasche degli investitori. Fu allora che vennero gettate le fondamenta di Inside, secondo progetto inquietante e distopico, rigorosamente in 2.5D, manco a dirlo accompagnato da uno stile artistico inebriante. Inside non è solo un grande videogioco rompicapo a piattaforme, ma è anche il colpo decisivo che ha permesso a Playdead di raggiungere i grandi del mercato. E così, Jensen si è trovato nuovamente nella condizione da cui era fuggito, motivo per il quale ha lasciato anche questa società per dedicarsi a nuove sfide.

12. Path of Exile

Un tempo c'era Diablo, il juggernaut di Blizzard Entertainment, un titolo che si è imposto fin dall'istante dell'esordio monopolizzando un intero genere e annichilendo tutti i rivali che gli si paravano di fronte. Poi, purtroppo, il terzo capitolo della saga ha cambiato le regole del gioco, rendendosi protagonista di un lancio sì redditizio, ma al contempo disastroso per la percezione del brand. Blizzard, dal canto suo, era consapevole di non dover temere alcun pretendente al trono della sua creatura.

Ma due ragazzi, nel buio della loro cantina, hanno improvvisamente fondato Grinding Gear Games allo scopo di ridare lustro alle esperienze che più amavano. Questa è la storia di Path of Exile, il prodotto della volontà di alcuni videogiocatori che si sono sentiti traditi, e che hanno risposto con un progetto capace di annientare tecnicamente il suo diretto avversario. Oggi Path of Exile si appresta ad accogliere in famiglia il secondo episodio, ma la sua guerra è già vinta: conta ormai il triplo degli utenti rispetto a quella che fu 'ispirazione originale. Insomma, Davide contro Golia in salsa videoludica.

11. Journey

Anche se di fianco a Journey di Thatgamecompany campeggia spesso il logo di Sony Computer Entertainment, l'opera disegnata da Jenova Chen è uno dei prodotti più incisivi del mercato indipendente. Perché dopo il dimenticabile Flower, il team è riuscito a comporre un mosaico capace di gettare fuori dalla finestra la convenzione videoludica per poi abbracciare in tutto e per tutto la sfera delle emozioni.

Journey è semplicemente un viaggio, muto eppure estremamente espressivo, silenzioso e toccante, un'avventura che, come se fosse avvolta da un misterioso incantesimo, riesce a muovere corde dell'animo spesso slegate da ciò che vediamo sullo schermo. L'incetta di perfect score non basta, anzi, è inadatta a testimoniare la portata di Journey, un'esperienza che merita d'essere vissuta proprio perché si distanzia con prepotenza da tutte le regole dell'industria.

10. Braid

Braid merita una posizione di rilievo all'interno di questa classifica perché per certi versi rappresenta il progenitore della seconda venuta del mercato indipendente. Se ben ricordate, la settima generazione di console ha rappresentato il tramonto del medioevo del mercato indie, un segmento dell'industria che faticava ad emergere nella piena età dell'oro dei blockbuster.

Poi è arrivato il titolo di Jonathan Blow, che si è fatto largo sui palchi delle fiere di settore fino ad arrivare all'esordio su Xbox 360, raccogliendo tonnellate di perfect score nelle recensioni della stampa e scardinando molti dei preconcetti legati ai progetti minori. Stile artistico, piacere ludico, comparto sonoro, meccaniche innovative: presentandosi come la quintessenza del videogioco d'autore, Braid ha dimostrato a tantissimi sviluppatori che un simile approccio non era solo possibile, ma anche sostenibile.

9. Hellblade

Prima di essere acquisita da Microsoft, Ninja Theory aveva lanciato il concetto di "AAA indipendente" con il riuscitissimo Hellblade: Senua's Sacrifice, un action-adventure in terza persona che unisce la cura delle grandi produzioni a un budget molto più striminzito e all'impiego di un team di appena 20 persone. La storia di Senua, una giovane donna che si lancia in una odissea nell'inferno vichingo affrontando prima di tutto i mostri generati dalla propria mente affetta da psicosi, è sia una manifesto di un modello di business che una perla videoludica.

Certo, le fasi puramente action non fanno gridare al miracolo e alcuni puzzle non convincono a pieno ma l'impatto complessivo dell'esperienza è narrativamente ed emotivamente incredibile anche grazie a un comparto audiovisivo che sa lasciare a bocca aperta. Non un action perfetto ma un viaggio emozionante che ha il pregio di raccontare la malattia mentale con attenzione e fedeltà mai viste prime.

8. Undertale

Ancora oggi c'è una nutrita schiera di videogiocatori che non riesce a spiegarsi l'incredibile successo raggiunto dal primo progetto di Toby Fox. E ancor più spesso capita che parlando di Undertale la discussione ricada sulla presunta "armatura" che a detta di molti protegge il mercato indipendente, portando la stampa specializzata a definire capolavori opere che apparentemente non brillano sotto alcun profilo.

Ebbene, oggi non vi diremo che Undertale è un capolavoro. Undertale è semplicemente un piccolo mondo sotterraneo confezionato con una cura straordinaria e un'amore infinito, elementi capaci di dar vita a una storia e una schiera di personaggi che hanno fatto giustamente breccia nel cuore degli appassionati. Le meccaniche a dir poco innovative, lo stile narrativo unico e il profondo sottotesto filosofico rendono il lavoro di Fox qualcosa di imperdibile per qualunque amante dei videogiochi.

7. Return of the Obra Dinn

Si dice spesso che la ricerca nel mondo dei videogiochi ha abbandonato da anni le grandi aziende, ormai saldamente ancorate ai loro sentieri e dimentiche di come innovare sul piano del gameplay. Ma se da una parte ogni anno esce un nuovo FIFA che si può fregiare unicamente di un comparto grafico lievemente migliorato, dall'altra esistono opere come Papers Please e Return of the Obra Dinn di Lucas Pope.

L'atmosfera da MAC-OS, il dithering e lo stile monocromatico di Return of the Obra Dinn nascondono la volontà, ancora una volta, di portare qualcosa di mai visto prima nei confini del medium, spingendo chi impugna il pad a pensare fuori dagli schemi tradizionali fino ad integrare a tutti gli effetti il ragionamento deduttivo fra le stringhe di codice. Le opere di Pope incarnano l'essenza del panorama indipendente, quella voglia di esplorare sponde sconosciute che agli occhi meno attenti sembra ormai scomparsa da anni.

6. Celeste

Quanti videogiochi si possono dire perfetti? A pensarci bene, è possibile che si possano contare sulle dita di una mano, ma Celeste di Matt Makes Games è senza dubbio uno degli eletti. L'avventura a piattaforme della piccola Madeline non è perfetta perché muove le emozioni o perché rasenta il confine dell'arte. Tutto l'opposto: la scalata del Monte Celeste raggiunge una perfezione didascalica, da vocabolario, perché non ha nemmeno un singolo difetto.

Stiamo parlando di una perfezione ludica che nel corso degli anni si è fatta quasi irraggiungibile, fatta di una fisica intricata ed efficace, di un level design ineccepibile, insomma, delle qualità che la Nintendo di Miyamoto ha riversato nei suoi grandi classici. Qui, però, quell'ispirazione è stata arricchita degli insegnamenti accumulati in seguito alla nascita dello spedrunning, che hanno portato gli sviluppatori a scavare strati di profondità di rara bellezza. Certo, c'è anche uno splendido stile artistico accompagnato da una meravigliosa colonna sonora, ma Celeste brilla attraverso il puro e semplice codice di programmazione.

5. Disco Elysium

Miglior narrativa, miglior RPG, miglior gioco indipendente, miglior indie di debutto. Questi quattro premi vinti agli ultimi The Game Awards sono probabilmente il miglior biglietto da visita di Disco Elysium, semplicemente uno dei migliori RPG "vecchia scuola" mai realizzati. Un poliziesco in cui interpretiamo un detective alcolizzato che ha misteriosamente perso la memoria e che deve risolvere un omicidio molto più complesso di quel che sembra. Tanti dialoghi imperdibili, personaggi assurdamente meravigliosi, storie personali appassionanti e un universo pregno di storia, politica e ideali confezionano un videogioco che è la quintessenza dei giochi di ruolo.

Il tutto evitando fossilizzarsi su meccaniche trite e ritrite e introducendo anche idee spiazzanti e originali come un intero inventario dedicato ai pensieri. Non vi basta? Allora sappiate che le abilità stesse del nostro amato protagonista beone partecipano a tutti gli effetti all'esperienza con quelli che sono dei veri e propri dialoghi interiori. Con il più classico Divinity: Original Sin II è l'RPG che DEVE essere giocato assolutamente da tutti.

4. Outer Wilds

Esistono alcune esperienze che sono state, sono e saranno unicamente possibili all'interno di un singolo videogioco, anzi, nei confini di una singola opera dell'ingegno. Avventure, storie e immagini che è impossibile replicare, proprio perché la struttura portante non si presta assolutamente ad esser rielaborata o riproposta in qualsiasi altra forma. Outer Wilds di Mobius Design rappresenta uno di quei rarissimi esemplari, e non solo fra i videogiochi, ma fra tutti gli strumenti espressivi attualmente in circolazione.

Quante volte diciamo che un videogioco è "unico nel suo genere"? Ecco, questa frase assume un significato del tutto nuovo sulle sponde di Outer Wilds, un'opera che è letteralmente "l'unica - e probabilmente anche l'ultima - del suo genere". Ci risulta quasi difficile parlarvene, non avendo comparativi a disposizione. Outer Wilds è una splendida avventura all'insegna dell'esplorazione in un misterioso sistema solare; l'obiettivo? Salvare l'universo. Ci dispiace, ma questo è il massimo che possiamo raccontarvi.

3. Hollow Knight: Edizione Cuore di Vuoto

La cosiddetta Voidheart Edition di Hollow Knight è il coronamento del sentiero percorso dal Team Cherry, iniziato su Kickstarter per poi concludersi su milioni di PC e console sparse in tutto il mondo. Quantità, qualità, ambizione: siamo probabilmente di fronte a un monumento dedicato al genere metroidvania, contaminato dall'esperienza di From Software e riemerso dall'abisso per omaggiare e sfidare capolavori del calibro di Super Metroid e Castlevania. Samus Aran e i membri della famiglia Belmont non possono fare altro che guardare dal basso verso l'alto il Ricettacolo protagonista dell'avventura nei meandri di Nidosacro. Un'avventura che, nel sottobosco del genere, non conosce eguali in termini di profondità, longevità e world design.

Hollow Knight è esecuzione impeccabile, come quella di un pianista che non sbaglia mai e che, anzi, aggiunge un tocco personale nei passaggi più complessi, nascondendolo alle orecchie meno attente per riservarlo unicamente a coloro che vivono e respirano musica. Forse Hollow Knight non si può considerare arte come altri esponenti di questa classifica, e a dire il vero non tenta neppure lontanamente di trascendere il limite del videogioco tradizionale. Ma proprio per questo motivo riesce ad essere un Videogioco con la V maiuscola.

2. Divinity Original Sin 2

Un mondo di gioco sterminato, un combat system impeccabile, un design fenomenale, una sceneggiatura da urlo, una possibilità di scelta unica, un livello di rigiocabilità eccezionale, una modalità multiplayer che fa le scarpe a qualsiasi AAA mai affacciatosi sull'industria dei videogiochi; non importa dove si punti la lente d'ingrandimento, perché l'opera di Larian Studios è un capolavoro, ed è quasi incredibile che sia uscita dall'incubatrice di Kickstarter.

Il Rivellon avrebbe avuto tutte le carte in regola per spiccare fra i migliori setting tabletop mai realizzati, ma Swen Vincke ha deciso di osare ancora di più, puntando su un cRPG capace di combattere ad armi pari e talvolta mettere in imbarazzo i grandi capolavori di Bioware e Black Rock Isle, conquistando il trono dei videogiochi di ruolo all'occidentale. Questo è Divinity: Original Sin 2, niente di più, niente di meno. Se siete fan dei giochi di ruolo, e se ancora pensate che Baldur's Gate 3 non sarà all'altezza dei precedenti episodi, beh ,non avete più scuse.

1. Minecraft

Ormai è molto facile dimenticarsi delle origini di Minecraft, della nascita di Mojang, della personalità di Notch. È facile rimuovere gli anni d'oro dei primi server, le lotte con i griefer, l'esplosione mediatica su YouTube. Quando il gioco dei cubetti Java era ancora un mistero da svelare, quando la melodia al pianoforte che scaldava le giornate in miniera non era ancora uno fra i temi musicali più celebri del medium.

Minecraft oggi è una biblioteca virtuale che raccoglie le opere dei giornalisti e degli scrittori dissidenti nei regimi totalitari, è la città a grandezza naturale costruita in 10 anni sui server di Greenfield, è uno strumento vicino alla scienza dell'educazione, l'espressione più coerente e pura della formula di game design sandbox. Sono stati gli utenti a disegnare il destino di Minecraft, trasformandolo giorno per giorno in una creazione sempre più ambiziosa, fino a raggiungere le dimensioni di un universo capace di raccogliere oltre 200 milioni di appassionati. Minecraft è l'essenza del gioco, e non necessità nemmeno del prefisso "video", perché è la realizzazione virtuale di qualcosa di insito nell'essere umano.

Realizzare questo genere di classifica è il metodo più semplice per rendersi conto di quanti grandi capolavori siano sbucati dal sottobosco dello sviluppo indipendente. Ci ha fatto incommensurabilmente male, infatti, dover escludere da questa selezione titoli come The Witness, The Binding of Isaac e Firewatch, così come tantissime altre esperienze mozzafiato. Purtroppo avevamo a disposizione solamente 20 posizioni, ma ciascun titolo presente così come tutte le produzioni assenti contribuiscono a dimostrare l'incalcolabile valore della cornice indie per il benessere del medium. Quali sono, a questo proposito, i vostri videogiochi indipendenti preferiti?