I giocatori non vogliono più… - editoriale
Cosa vorrei cambiasse nella prossima generazione.
Il videogioco, in quanto industry multimiliardaria, è un animale strano, instabile, in perenne mutamento. Spiace constatare però che, a fronte di cliché inossidabili che si perpetuano da anni e anni (se non da sempre), molti dei trend introdotti di recente si sono rivelati quanto meno... negativi, come non vorrebbe sentirsi dire Nanni Moretti.
Siccome non siamo eccessivamente distanti dall'alba della "next-next" gen, ho pensato che fosse il momento opportuno per rivolgere al mondo videoludico un accorato appello a cambiare alcune delle sue storiche o recenti storture. Ovviamente resterà inascoltato, ma tant'è…
Ai game designer: con la prossima generazione, non chiedo ma pretendo giochi in vera alta risoluzione, che girino fluidi come l'acqua a 60 fps senza eccezioni. Non mi interessa se l'occhio li percepisce o no, voi fateli così.
Ricordatevi poi che i giocatori sono persone e in quanto tali diversi gli uni dagli altri. L'esperienza ludica dev'essere totalmente customizzabile. Se sono una pippa, datemi la possibilità di non restare a vita bloccato in un punto, ma se sono bravo, permettetemi di poter giocare ad un livello di difficoltà che ritengo consono al mio status.
Basta poi coi mini giochi, rendetemi ogni filmato di intermezzo skippabile, idem dicasi per le sequenze introduttive con loghi, ringraziamenti, licenze e quant'altro. E quando parlate o rilasciate delle interviste, pensate fino a dieci prima di sentenziare che il genere X è morto o che quello Y è in fase di avanzata decomposizione. Non aggirate le domande e ricordatevi che oggi ogni dichiarazione che esce dalla vostra bocca viene amplificata x1000 e recepita da milioni di persone.
"Se avete ideato un gioco bello ma che dura cinque ore, non realizzate stage riempitivi giusto per raddoppiarne la lunghezza"
Se avete ideato un gioco bello ma che dura cinque ore, non realizzate altre sezioni e stage riempitivi giusto per raddoppiarne la lunghezza, piuttosto concentratevi sul darmi un motivo valido per rigiocarlo, magari con DLC gratuiti. Cercate poi di non riempire lo schermo con indicatori, barre energetiche e icone di ogni tipo e ricordatevi che c'era un tempo in cui un joystick con un singolo pulsante bastava e avanzava.
L'essenziale è invisibile ai vostri occhi? Se realizzate un gioco di corse, sforzatevi di rendere la modalità carriera interessante. Se lavorate ad un platform non mettete sempre e per forza il livello con la lava e quello col ghiaccio. Se realizzate un FPS, non riservate il 99% delle energie al multiplayer ma curate anche la storia in singolo, che magari ve lo acquista un misantropo che non vuole passare la serata assieme a un gruppo di adolescenti americani sboccati.
Se realizzate un RPG, cercate di ricordarvi che oggi il nesso causa/effetto non può più essere ignorato. Se io svolgo un'azione nei mondi virtuali che mi mettete a disposizione, vorrei che questa avesse una conseguenza tangibile, magari anche dopo ore e ore di gioco. Una galassia colorata in tre modi diversi, resta sempre la stessa galassia.
Se realizzate un JPRG, non popolatelo sempre e comunque di bambocci in età prescolare che impugnano armi demenziali e devono salvare il mondo. Se realizzate titoli free roaming, scegliete città o location originali, che il mondo è grande, non è solo USA & derivati. Se realizzate dei giochi action non metteteci mai sezioni stealth. Vi pare che se compro un action mi voglio beccare una sezione stealth?
Togliete poi anche ogni sequenza che preveda che il mio personaggio debba difenderne o scortarne un altro. Ogni tanto fate cambiare abito ai protagonisti di un gioco durante il gioco stesso. Mettete barili che non esplodano. O almeno non fateli rossi.
"Alle software house: beh, avete preso un brutto andazzo, sapete?"
Alle software house: beh, avete preso un brutto andazzo, sapete? Necessità di essere "always on" per poter giocare, patch al day one, giochi buggati, server intasati, disservizi assortiti, DLC a pagamento già inclusi nel disco, shop online a scompartimenti stagni...
Su queste cose, temo che la situazione non migliorerà molto. Almeno però curate meglio i doppiaggi dei giochi, non affidateli sempre alle stesse persone e lasciate la possibilità di ascoltare l'originale. Ma mettere solo i sottotitoli in ogni lingua pare brutto?
Un'altra cosa che sarebbe da migliorare sono i soggetti e le sceneggiature. Nella stragrande maggioranza dei casi e fatte salve poche eccezioni, le trame videoludiche sono risibili, con dialoghi banalissimi e colpi di scena prevedibili. Assumete degli autori in gamba.
Curate anche le confezioni standard dei giochi, collezionarli oramai non ha più senso. Affidate le cover ad illustratori di talento, il 90% di quelle che si vedono in giro sono orripilanti. Non costringetemi a comprare un gioco nella catena X per avere il super costume esclusivo Y che poi piazzate come DLC a pagamento dopo pochi mesi.
Se è esclusivo, che resti tale. Che le edizioni limitate lo siano per davvero. Una preghiera infine ai programmatori giapponesi: non impiegate anni per portare un titolo in Occidente e in una lingua comprensibile.
Ai produttori di hardware: migliorate la comunicazione istituzionale, la sicurezza dei nostri dati e non abusate della nostra privacy. Non trattate i consumatori come se fossero membri di un gregge al pascolo (anche se, effettivamente, spesso dimostrano di esserlo). Non annunciate nuove console se, contemporaneamente, non siete capaci di dire esattamente quando, dove e a che prezzo potranno essere acquistate e cosa c'è dentro.
Abolite il territorial lockout, che fa tanto anni '80 e '90. Nella confezione di un nuovo hardware fateci trovare tutto quello che serve. Basta con i sistemi di motion control: vi siete divertiti, li avete venduti, adesso però torniamo alla combo pad + divano e alla ridondanza tecnologica.
"Oggi le kermesse rimaste sembrano un ibrido tra X-Factor e America's Got Talent"
Agli organizzatori di eventi videoludici: una volta l'E3, l'ETCS, il CES e il TGS, giusto per andare a memoria e ricordare anche i cari estinti (dai, ci metto pure il nostro indimenticabile SIM-HI-FI HIVES, per chi se lo ricorda) erano eventi in cui si presentavano hardware e software che ci avrebbero accompagnato per i mesi a venire.
Oggi le kermesse rimaste sembrano un ibrido tra X-Factor e America's Got Talent. Il bello è che prima, quando erano interessanti, perdevamo diottrie su reportage composti da testi fittissimi e poche foto sgranate di dimensioni lillipuziane. Oggi abbiamo ogni evento, conferenza e presentazione in diretta worldwide ed il 90% è composto da aria fritta, slide commerciali, performance di cantanti, ballerini e attori di cui non frega davvero nulla a nessuno.
Ah, un'altra cosa: se i game designer non hanno nulla da dire, non è necessario invitarli per forza sul palco, basta mandare un filmato. A questo proposito: ai giocatori interessa vedere il gameplay di un gioco, l'epoca delle "presentazioni spaccamascella in CG" è terminata ai tempi dell'Amiga ed Aquaventura. Vi ricordo infine che, anche se li spacciate come tali, i videogiochi non sono film. Quindi evitateci il supplizio dei teaser, trailer in CG e amenità assortite. Gameplay, solo gameplay.
Vabbè, mi sono sfogato. Non sarà servito a nulla e ho sicuramente dimenticato mille desiderata. E voi, cosa vorreste dalla nuova generazione?
Andrea Chirichelli è co-founder ed editor di Players Magazine, un progetto editoriale che mira a discutere di intrattenimento in maniera matura e indipendente, coinvolgendo un pubblico smaliziato e vagamente geek.