I giochi dell'anno: Hades
Alessandro racconta la consacrazione “mainstream” di una missione.
Bastion, Transistor, Pyre e Hades. Quante software house possono sfoggiare 4 titoli di questa qualità in appena 11 anni di vita? La maggior parte delle persone non li giocherà mai in tutta la propria esistenza ma devo ammettere che la vera domanda che mi ossessiona è un'altra: perché ci è voluto così tanto per la definitiva consacrazione "mainstream" di Supergiant Games?
Se si va oltre The Last of Us: Parte II, che con 99 premi sembra gareggiare in un'altra categoria, Hades è il gioco con più Game of the Year (27) di questo 2020. Meglio di Ghost of Tsushima, Animal Crossing: New Horizons, Final Fantasy VII Remake e altri grandi AAA decisamente più blasonati. Bastion, Transistor e Pyre non si avvicinano neanche lontanamente a questa ondata di lodi sperticate, nemmeno sommando tutti i riconoscimenti.
Dimostrando che i roguelite possono regalare anche una narrazione molto varia e appassionante per decine di ore, il team californiano non ha sfidato solo i dogmi di un genere ma anche se stesso, accettando di uscire dalla propria zona di comfort per narrare l'avventura di Zagreus e la sua fuga, o quanto meno il tentativo, dall'Ade.
Lo sviluppo in Early Access, le difficoltà di una tipologia di esperienza diversa che storicamente trascura lo storytelling (cavallo di battaglia di Supergiant) e la necessità di creare un intreccio che tenga conto delle diverse partite dei giocatori per non cadere in un fastidioso turbinio di ripetizioni, hanno spinto 20 artigiani del videogioco oltre i propri limiti ma tenendo sempre bene a mente un motto, una vocazione, una missione.
Forse è per questo che Hades ha rappresentato la consacrazione mainstream dopo tre perle, è vero, ma "solo" di nicchia. Non solo un progetto da incorniciare ma la summa delle creazioni passate con il coraggio di dimostrare che gameplay, narrazione, rigiocabilità e ricercatezza artistica possono essere contemporaneamente da applausi anche in un genere che normalmente non lo permette a pieno.
E poi c'è sempre quella missione a cui abbiamo accennato, quella stella polare da seguire ciecamente: "Supergiant Games è un piccolo studio di sviluppo con grandi ambizioni. Vogliamo creare opere che scatenino la vostra immaginazione, proprio come i videogiochi che giocavate da bambini".
Forse è questo il segreto.