Il caso Mass Effect 3 - articolo
Il grande dilemma della paternità di un'opera.
Avete presente Drive? No, non parlo di Driver, il gioco, parlo di Drive, un film molto particolare che ha avuto un discreto successo nella scorsa stagione. Parla di un tizio che fa il pilota nelle rapine e si infila in una serie di casini sempre più grandi, passando attraverso, scazzottate, inseguimenti in macchina e ultraviolenza. Detta così potrebbe essere la trama del sesto Fast & Furious, ma la verità è che non potremmo essere più lontani da Toretto e soci.
Drive è molte cose, è uno spaccato di cultura pop, è una riflessione sulla violenza che si nasconde nell'uomo, è una pellicola riflessiva, spiazzante e violenta, con pochi dialoghi, una grande fotografia e un ritmo altalenante; è un gran bel film, a mio parere, ma di sicuro non un film d'azione e non potrebbe mai e poi mai essere messo a paragone con Fast Five.
Eppure una donna del Michigan si è sentita in diritto di citare in giudizio la FilmDistrict, ovvero i distributori di Drive, perché secondo lei era stato promosso come una specie di simil-Fast & Furious, e invece una volta seduta al cinema si è trovata di fronte, a suo dire, a una pellicola con pochi inseguimenti e tanto razzismo contro gli ebrei!
Ovviamente quelli della FilmDistrict si sono fatti una bella risata, si sono dati un cinque alto col regista per la pubblicità gratuita e sono tornati a fare il bagno nei dollari insieme a dieci spogliarelliste (oh, io la vita del producer me la immagino così), mentre la signora del Michigan veniva scherzata dall'internet tutta com'era giusto che fosse.
E come giusto sarebbe scherzare il tizio che ha deciso di denunciare EA alla Federal Trade Commission perché le dichiarazioni degli sviluppatori lo avrebbero tratto in inganno, così come gli oltre 45.000 che fanno parte del gruppo su Facebook che chiede a BioWare di riscrivere il finale.
"Il fulcro del problema non è se il finale sia bello o meno, ma se la richiesta dei fan sia legittima"
Non so quanti ti voi hanno già finito Mass Effect 3, ma comunque non parlerò del finale in quanto tale, né giudicherò i suoi meriti o demeriti, è irrilevante. Perché il fulcro del problema non è se il finale sia bello o meno, ma se la richiesta dei fan sia legittima e se BioWare debbe fare qualcosa in merito.
Questo per certi versi mi ricorda quel che è successo a Conan Doyle, che fu letteralmente costretto da ammiratori ed editori a far resuscitare Sherlock Holmes (morto cadendo dalle cascate di Reichenbach mentre lottava con Moriarty) per paura di rimanere incatenato per sempre al personaggio, paura che poi si rivelò assolutamente motivata.
Certo, scrivere altre storie di Holmes lo ha reso ancora più ricco ma questa sorta di ricatto gli ha impedito di dedicarsi con maggiore libertà a scrivere ciò che voleva veramente, cosa che ha potuto fare veramente solo nel periodo in cui Holmes era scomparso, rendendolo quindi il primo esempio di autore incatenato alle esigenze di quello che sarebbe in futuro diventato lo star-system.
E se il pubblico si sente in diritto di chiedere di più per un libro, un'opera in cui tutto sommato l'interazione dell'utente è limitata alle emozioni suscitate dalla scrittura, figuriamoci cosa può succedere in gioco di ruolo in cui le scelte del giocatore influenzano la storia.
In effetti a ben vedere tutto nasce dal fatto che un gruppo di persone non può tollerare di non avere scelta sui momenti finali del gioco, non può tollerare che alla fine dei conti l'ultima parola debba spettare a chi quel gioco lo ha pensato, disegnato, programmato e realizzato, non può pensare insomma che l'opera in ultima istanza appartenga all'artista.
"È inutile considerare i videogiochi opere d'arte se alla resa dei conti non ci crediamo neppure noi"
Allora forse prima mi sono sbagliato, non è una questione di legittimità o meno della richiesta, ma che per quanto ci si stracci le vesti sul considerare i videogiochi opere d'intrattenimento maturo, o perfino opere d'arte, alla resa dei conti non ci crediamo neppure noi.
Perché quando pretendi che l'arte venga modificata per soddisfare i tuoi gusti la mortifichi, la svaluti, o non ritieni che sia tale. Non chiedereste mai a un museo di ridipingere un quadro che non vi piace, nessuno di noi si sognerebbe di scrivere una lettera a Easton Ellis chiedendogli di riscrivere il finale American Psycho e di mandarlo via email a tutti i lettori scontenti, no?
Però lo chiediamo per Mass Effect 3, perché? "Perché ci ho speso dei soldi e mi aveva illuso di trovarmi di fronte a tutt'altro".
Ciò che è successo manda un messaggio ben preciso a BioWare e a tutto lo staff, che ha pensato questo titolo come a un viaggio narrativo, un'esperienza in cui al giocatore viene dato un piccolo grado di libertà, che viene revocato in certi momenti ben precisi; un messaggio che, banalizzando, potrebbe essere riassunto come "Io ho pagato, e la storia la fai come voglio io", quasi che il giocatore fosse una sorta di committente d'epoca rinascimentale.
Ma questo è un concetto sbagliato, Mass Effect, nella sua totalità è sempre stata una storia di BioWare, non di qualcun altro, e chi pensa il contrario si sbaglia. È perfetto? Assolutamente no ma questo non rende il finale privo di valore: c'è una storia da raccontare e noi dobbiamo giocarci al suo interno. Spesso ci siamo sentiti come tutto dipendesse da noi ma BioWare in realtà ha sempre tenuto le redini del racconto, dall'inizio fino alla fine.
"Stiamo andando verso un futuro in cui le opere potranno essere modificate in base ai gusti dei fruitori?"
Se si vuole avere il completo controllo sulla storia meglio allora giocare a Minecraft o creare un nostro gioco, un nostro racconto, la nostra fan-fiction, quello che ci pare; non dovremmo però chiedere a una software house, grande o piccola che sia, ciò che non abbiamo il diritto di chiedere.
La cosa più triste è che, alla fine, tutta questa pressione ha costretto BioWare a "correre ai ripari". Il virgolettato è d'obbligo perché erano ovviamente già previsti dei DLC alla fine del gioco ma adesso dovranno essere modificati per evitare ulteriori polemiche, anzi sono già iniziate, visto che già si legge "eh, hanno fatto il finale brutto apposta per vendere i DLC".
Certo, ha perfettamente senso, come il marito che si evira per far dispetto alla moglie.
Ma quale lezione ci insegna questo psicodramma? Che stiamo andando verso un futuro in cui le opere potranno essere modificate in base ai gusti dei fruitori? Vivendo in un paese che ogni anno fa fare milioni ai cinepanettoni, spero proprio di no.
Non tutto è come noi lo vogliamo: se compriamo un telefono su Ebay e ci arriva un mattone, abbiamo diritto a essere risarciti ma se compriamo un libro e non ci piace, non possiamo chiedere niente, al massimo possiamo astenerci dal comprare il libro successivo.
La speranza a questo punto è che le fantomatiche spiegazioni del finale siano almeno a pagamento: sarebbe il giusto contrappasso per chi ha chiesto che il finale venga riscritto...
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