Il caso Mixer: nemmeno milioni di dollari lo hanno salvato - editoriale
Microsoft ha investito male e tardi. E gli influencer, come Ninja, non sono serviti a niente.
Senza un progetto, anche i più grandi non possono fare niente di fronte alle evidenze. Lo ha capito bene Microsoft: addio, Mixer, e grazie di tutto. L'annuncio dell'azienda, che ha deciso di vendere la piattaforma a Facebook Gaming, è arrivato zitto zitto con un comunicato stampa distaccato. A condire il tutto un breve tweet di Phil Spencer, il numero uno di Xbox. Via il dente, via il dolore, anche se l'impressione è che in questo caso il dolore sia quasi inesistente.
Mixer è stato il tentativo tardivo di Microsoft di entrare in un settore, lo streaming dedicato ai videogiocatori, in forte crescita. Dopo un avvio lento, iniziato a metà del 2017, la casa di Redmond ha optato per una brusca accelerazione nel 2019 e ha speso circa 20-30 milioni di dollari (cifra mai confermata) per portare in esclusiva Tyler "Ninja" Blevins su Mixer. Pochi mesi dopo un altro peso massimo si è trasferito su Mixer: Michael "Shroud" Grzesiek. A meno di un anno dal debutto dello streamer più famoso del mondo sulla piattaforma di Microsoft, però, siamo qui a intonare l'ultimo canto.
Per Microsoft è uno scenario già visto: tra iOS e Android, il terzo incomodo è stato Windows Phone (che pur nelle fattezze di Windows Mobile, aveva fatto muovere i primi e incerti passi nel mondo della telefonia). E ancora una volta Microsoft si è trovata fra due giganti, finché non ha constatato l'inevitabile: non c'era spazio per lei, almeno qui (fortunatamente non è accaduto altrettanto con il marchio Xbox, che sta vivendo a fianco di Nintendo e PlayStation stabilmente da quasi vent'anni).
Che lezione c'è da imparare? I soldi, da soli, non decretano il successo. E gli influencer, evidentemente, non sono sufficienti per creare una vera comunità senza un progetto vero e proprio. Microsoft ha affidato a Ninja e Shroud la carica di Mixer, sperando che ciò bastasse per un'ultima spinta di un metaforico maratoneta che però era ormai spompo dopo aver inseguito per tutta la gara.
Originariamente noto come Beam e acquisito da Microsoft nel 2016, Mixer è arrivato in ritardo rispetto a Twitch e YouTube e non ha introdotto nulla di nuovo. A quel punto, poiché gli utenti continuavano a essere disinteressati, ha investito in un paio d'influencer di peso, con la speranza che attirassero migliaia di follower e iniziassero un percorso virtuoso. Così non è stato.
Spencer, uomo pratico, lo ha scritto chiaramente. "È diventato chiaro che il tempo necessario per far crescere una nostra comunità di streaming era incoerente con la nostra visione e le esperienze che vogliamo offrire ai giocatori ora, così abbiamo deciso di chiudere le operazioni di Mixer e aiutare la comunità a transitare su una nuova piattaforma". Il focus di Xbox saranno Project xCloud, il servizio di streaming, e Series X: non c'era spazio per Mixer e, soprattutto, per l'impegno e le risorse di cui un progetto del genere ha bisogno.
Nemmeno la quarantena, infatti, ha accelerato la crescita di Mixer, mentre Twitch, YouTube e Facebook Gaming hanno registrato crescite molto consistenti su base annua (dati di Stream Elements). Il che, forse, ha fatto comprendere a Microsoft che non c'era più margine di manovra oppure, per quanto ne sappiamo, le trattative con Facebook erano già avanzate ad aprile scorso. La staffetta ora passa a Facebook Gaming, a cui Microsoft ha consegnato Mixer e i suoi partner.
Difficile dire come si muoveranno i principali creatori di contenuti. Blevins, a seguito dell'annuncio, ha scritto su Twitter che valuterà il da farsi. Shroud ha sottolineato che "sto ragionando sui prossimi passi". Facebook ha una potenza di fuoco considerevole, potendo contare sull'esposizione di un social network che ha più di 2,6 miliardi di persone attive mensilmente, ma la transizione da una piattaforma all'altra non è cosa semplice.
A Microsoft invece resta l'onta di un'altra sconfitta, ma meglio lasciar andare un peso morto anziché continuare a portarselo appresso, mettendo sul piatto qualche decina di milioni di dollari e sperando nel miracolo.