Il destino del Wii U - editoriale
I pessimi dati trimestrali del Wii U impongono una riflessione: qual è il futuro della console di Nintendo?
La notizia è di qualche giorno fa: nel trimestre fiscale appena concluso (aprile-giugno 2013), Nintendo ha venduto solamente 160 mila Wii U in tutto il mondo. Un dato senza mezzi termini catastrofico, specialmente se lo si analizza in base ai vari territori: 90 mila di questi Wii U sono stati venduti in Giappone, 60 mila in America e solo 10 mila in Europa.
Per meglio contestualizzare il dato, va detto che stiamo parlando di unità spedite ai negozi e non vendute agli utenti. Il che indica con ogni probabilità che i negozi hanno ancora uno stock di Wii U abbondante (che non riescono a smaltire) e non vogliono o non sono interessati ad effettuare nuovi ordini. Il fatto, però, resta: poco più di tremila Wii U venduti al mese in tutto il Vecchio Continente sono una performance assolutamente inaccettabile per un hardware che intenda realmente competere sul mercato, peraltro ottenuta in un momento in cui il campo è ancora libero dalla concorrenza delle nuove console di Sony e Microsoft.
Possiamo meglio comprendere l'entità di queste cifre attraverso una semplice proiezione. Continuando a vendere a questo ritmo, nel corso di 5 anni (presi a metro della durata media di una generazione di console), il Wii U raggiungerebbe una base installata finale di circa 6 milioni di console. Meno del Dreamcast, che portò Sega ad uscire dal business dell'hardware (10 milioni in due anni di permanenza sul mercato), e circa un quarto del GameCube, la console domestica Nintendo che finora ha riscosso il minor successo (22 milioni). Per effettuare un altro paragone, il trimestre peggiore mai riscontrato dalla PS3, altra console che ha zoppicato fortemente nelle sue prime fasi di vita, ammonta a 700 mila console vendute (aprile-giugno 2007), dunque oltre il quadruplo del "trimestre nero" di Nintendo.
Ovviamente questo è poco più di un puro esercizio matematico, perché è evidente che Nintendo di qui ai prossimi mesi farà di tutto per risollevare le sorti del suo sesto hardware casalingo ed evitare di ripetere il disastro del Virtual Boy, unico vero fallimento totale nella sua storia.
"Continuando a vendere a questo ritmo, in 5 anni il Wii U raggiungerebbe una base installata di 6 milioni di console"
E, prima che l'argomento venga sollevato, tutto ciò non significa affatto che Nintendo sia "spacciata", destinata ad uscire dal business dei videogiochi, a diventare uno sviluppatore per PlayStation/Xbox o addirittura per smartphone e tablet. Innanzitutto, nonostante la pessima performance del Wii U, a livello globale Nintendo ha comunque concluso il trimestre in positivo, seppure di poco, merito tra l'altro della buona performance del 3DS (in particolare dal lato software, con 11.4 milioni di titoli venduti in tre mesi).
Secondariamente, va ricordato che grazie alle imponenti riserve di denaro liquido accumulate durante gli "anni d'oro" di DS e Wii (parliamo di oltre 5 miliardi di dollari in contanti, che arrivano a oltre 10 includendo gli asset generali), Nintendo potrebbe permettersi di operare in perdita per un numero indefinito di anni. Eventualità peraltro molto improbabile, se si considera che il bilancio 2012 è l'unico mai concluso con un saldo negativo nei circa 110 anni di esistenza di questa compagnia, contrariamente a quanto registrato ad esempio da Sony e Microsoft, che abitualmente nelle prime fasi del ciclo vitale di un nuovo hardware sopportano forti perdite, pianificando di tornare in guadagno negli anni successivi.
Dunque, nonostante le attuali difficoltà, Nintendo resta un'azienda straordinariamente solida e mettere in dubbio in qualsiasi modo la sua permanenza nel business dei videogiochi è una previsione quantomeno imprudente. Questo però non significa che il destino del Wii U non sia tutto in salita.
Nata tra mille critiche e perplessità (relative alla scheda tecnica, al prezzo, al controller-tablet e persino al nome scelto), la nuova console di Nintendo è stata al centro di un buon lancio, raggiungendo relativamente in fretta la soglia dei 3 milioni di unità vendute, ma è ormai da numerosi mesi impantanata in una vera e propria palude. Non passa settimana senza che un publisher o uno sviluppatore dichiarino ai quattro venti il proprio disinteresse nei confronti della piattaforma, che la line-up di titoli in arrivo si faccia sempre più ristretta e che le vendite si arrestino più o meno ovunque, come l'ultimo report trimestrale ha impietosamente sottolineato.
"A fine anno ci saranno Mario 3D World, Donkey Kong e il remake di Wind Waker a combattere contro PS4 e Xbox One"
Le ragioni di questa situazione di impasse sono molteplici ma la principale è probabilmente l'incapacità dimostrata finora dalla casa madre di supportare il suo hardware con un flusso costante di titoli first party di qualità. Non è una novità che le macchine di Nintendo si comprino per giocare i titoli di Nintendo (è così da almeno tre generazioni), ma stavolta la lista di capolavori first party è insolitamente scarna, e la situazione non sembra destinata a migliorare a breve.
Se è vero che abbiamo appena assistito alla release di Pikmin 3, è anche vero che si tratta del primo titolo relativamente "di peso" pubblicato da Nintendo da diverso tempo a questa parte, ma è soprattutto la lista delle uscite future che va osservata con attenzione. Per almeno altri tre mesi non vedremo niente di sostanzioso, mentre a fine anno ci saranno Mario 3D World, Donkey Kong Country e il remake di Wind Waker a combattere contro l'uscita di PS4 e Xbox One. I successivi "pezzi grossi" (Mario Kart 8 e Smash Bros. su tutti, ma anche Bayonetta 2 e l'atteso X di Monolith) non arriveranno prima di un periodo ancora non specificato del 2014. Il rischio è che tutto questo non sia sufficiente ad affermare il Wii U sul mercato, e specialmente a ripetere la straordinaria performance del vecchio Wii.
In una finestra temporale paragonabile, ossia a circa un anno dalla sua uscita, il Wii poteva già contare su un capitolo "vero" di Zelda, su Super Mario Galaxy e soprattutto sul suo vero "system seller", quel Wii Sports che ha saputo comunicare l'unicità e il divertimento della console così come Nintendo Land è stato drasticamente incapace di fare per il Wii U. Nei primi tre trimestri la precedente console aveva, inoltre, venduto quasi il triplo di quanto non abbia fatto il suo successore (circa 9,3 milioni di unità contro circa 3,5).
Sul fronte software, l'errore di Nintendo è palese, ed è stato ammesso dagli stessi vertici dell'azienda quando Shigeru Miyamoto ha dichiarato di aver "sottovalutato" la difficoltà dello sviluppo di titoli in HD, cosa che avrebbe notevolmente rallentato l'output di giochi in queste fasi iniziali. Nonostante questa situazione, Nintendo mantiene comunque inalterate le sue proiezioni di vendita per l'anno fiscale, ancora stimate in 9 milioni di Wii U venduti. Si tratta di una previsione ottimistica per rassicurare gli azionisti o di un quadro effettivamente realistico?
Vendere 5,5 milioni di Wii U da qui a marzo 2014 non sarà semplice, se non altro perché significherà moltiplicare le attuali vendite per un fattore di oltre 10x, obiettivo arduo anche considerando la presenza della stagione natalizia, che porterà i consueti benefici. E non va poi dimenticato anche il lancio degli hardware concorrenti.
"Dare Nintendo per spacciata non è mai una cosa saggia, e la storia ce lo ha insegnato numerose volte"
In molti si chiedono se Nintendo, in questa situazione, non dovrebbe effettuare un imponente taglio di prezzo al suo Wii U, realizzando la stessa operazione che a suo tempo segnò l'inizio della risalita per il 3DS. Personalmente ritengo che questa mossa, da sola, non sortirebbe effetti significativi: sono innumerevoli le catene e i grandi distributori di tutto il mondo che già oggi offrono la console Nintendo con fortissimi sconti (la versione base è listata su Amazon.it già da mesi a 199€, ben 100 in meno del prezzo ufficiale). È evidente che non sia solo il prezzo a ostacolare le vendite del Wii U, analogamente a quanto avviene anche per un altro hardware in difficoltà, la PS Vita di Sony. Inoltre, un taglio di prezzo è reso ancora più improbabile dal fatto che, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali, Nintendo già oggi vende il Wii U in perdita, altra situazione mai verificatasi prima per questa compagnia, solitamente abituata a guadagnare sia sul software che sull'hardware.
In poche parole, uscire dalla palude potrebbe non rivelarsi semplice. Quello che ci auguriamo che Nintendo faccia è stabilizzare la sua linea produttiva di titoli per poter almeno mostrare, a novembre di quest'anno, una succulenta line-up in arrivo nel corso del 2014, mantenendo vivo l'interesse per la sua console in una stagione natalizia che sarà probabilmente critica. Il nuovo Zelda, un seguito dell'acclamato Mario Galaxy e magari anche il nuovo fantomatico franchise a cui sta lavorando Miyamoto, potrebbero essere la chiave per risvegliare l'interesse degli appassionati e, conseguentemente, dare anche i publisher di terze parti nuova fiducia nei confronti dell'hardware di Nintendo.
Il prossimo anno, probabilmente in primavera, l'arrivo di un bundle a prezzo interessante con Mario Kart 8 (un titolo che nella sua precedente incarnazione ha venduto quasi 34 milioni di copie) potrebbe poi essere l'arma giusta per il rilancio delle vendite.
Una cosa è certa: dare Nintendo per spacciata non è mai una cosa saggia, e la storia ce lo ha insegnato numerose volte, ma rilanciare e portare al successo il Wii U potrebbe essere una delle missioni più ardue affrontate da questa storia azienda nel corso degli ultimi decenni.