Il gangster, il poliziotto e il diavolo Recensione, un buddy movie molto noir
Allearsi al male per sconfiggere un male più grande…
Nelle notti di Seoul un serial killer colpisce a tradimento vittime tutte diverse fra loro, ma sempre con lo stesso metodo. Tampona la loro auto e poi, al momento in cui le vittime designate scendono dalla macchina, le accoltella ferocemente. Non lascia tracce di alcun genere ma tanto la Polizia fatica a mettere insieme il quadro generale.
Cosa che invece fa rapidamente il brillante agente Jung Tae-seok, rampante e indisciplinato, malvisto dai suoi capi che tratta con disprezzo, perché tutti corrotti. Jung però non guarda in faccia nessuno e fa irruzione anche nella bisca di Jang Dong-su, potente e spietato boss, che la sua protezione la paga abbondantemente e pretende di essere lasciato in pace.
Una notte proprio Jang viene assalito per caso dal misterioso killer e riesce a cavarsela proprio solo perché è uno abituato a combattere. Il boss però non accetta di essere stato vittima in un’aggressione che mina la sua autorevolezza e giura vendetta a chi ha provato a infliggergli quella che lui vive come un’umiliazione. E di metodi per individuare l’assalitore ne ha ben più della Polizia.
Ma Jung, che ha lo stesso scopo anche se per motivi diversi, lo costringe a un’alleanza problematica. Se il primo a catturare il killer sarà il poliziotto, finirà in galera; se sarà il gangster a mettergli addosso le mani, finirà sottoterra. A mettere i bastoni fra le ruote dell’alleanza, arriva anche una squadra di polizia speciale, animata dal desiderio fare bella figura e dimostrare l’incapacità dei colleghi. Perché in fondo tutti hanno un loro fine personale e non è detto che porti alla Giustizia con la maiuscola.
Nel corso della vicenda il giovane poliziotto impara di non essere tanto duro e cinico come credeva, mentre il boss, un vero pit bull da combattimento, scoprirà di essere disposto a venire a patti con le sue convinzioni precedenti. In extremis, questo porterà ad un avvicinamento ideale di due posizioni partite come molto distanti.
Won-tae Lee scrive e dirige il film con un titolo che allude a Sergio Leone ma anche al film di Kim Jee-woon “Il buono, il matto e il cattivo”, mescolando il poliziesco al gangster movie, e si avvantaggia della presenza di Ma Dong-seok, anni di carriera ma divenuto una faccia nota dopo la partecipazione a Train to Busan e soprattutto Eternals.
Un villain che deve aver conquistato anche Sylvester Stallone, che ha acquistato i diritti del film per un remake proprio con Ma Dong-seok di nuovo come protagonista. Che ovviamente mette in secondo piano il giovane agente, personaggio che non riesce a brillare per simpatia. Anche il sogghignante killer è schematico, poco approfondito, uno psicopatico gelido e manipolatore come da manuale, che funge solo da pretesto per una caccia che affratellerà due opposti.
Eppure, al di là dei molti stereotipi e pur nella prevedibilità dei passaggi obbligati, il film coreano offre i suoi 110 minuti di intrattenimento, un anomalo “buddy movie” in cui un poliziotto che adora prendere le scorciatoie pur di arrivare a testa bassa al suo scopo, potrà apprendere qualcosa da un boss malavitoso che invece ha imparato a governare i suoi istinti più primitivi. Massicce scene d’azione e scontri violentissimi fanno da cornice alla caccia all’uomo, che si concluderà nelle innaturali luci fluorescenti di un locale di karaoke.
Il finale vero è proprio però lascia allo spettatore decidere quale delle due possibili soluzioni avrebbe scelto, se quella scelta dal regista o un'altra, in base al suo personale senso di giustizia.