Il giorno sbagliato - recensione
Sopravvivere vuol dire dover chiedere scusa.
Siamo sempre più stressati, nervosi, aggressivi, collerici. Siamo tante piccole bombe inesplose, come ci mostrano i notiziari americani più spettacolarizzati nei titoli di testa del film Il giorno sbagliato, dal 24 settembre distribuito nelle vere sale cinematografiche. Basta poco per far scattare la molla, una piccola goccia fa traboccare un vaso strapieno.
Per l'Uomo, il protagonista senza nome, quella goccia sarà la giovane donna Rachel. Lui è reduce da un atto di sconvolgente violenza, lei è alle prese con un sacco di problemi, di relazione e di lavoro: sta divorziando, è stata appena licenziata in tronco, in casa mantiene un fratello minore con fidanzata annessa.
Ha però un figlio adolescente ma uno di quelli bravi, che meriterebbe una mamma più assennata. E proprio mentre lo sta portando a scuola con la sua scassata Volvo, in perenne ritardo e convinta che il mondo debba essere al servizio dei suoi problemi, il destino la porta nel posto sbagliato al momento sbagliato: dietro un imponente pickup grigio che non riparte quando il semaforo passa dal rosso al verde.
E Rachel, esasperata da una serie di sue tensioni, si attacca al clacson. Non sa che così scatenerà l'inferno. Nell'auto infatti c'è l'Uomo, al quale in quell'attimo si rompe ogni già compromessa diga mentale, mirandolo come un'arma mortale nei confronti dell'ultimo, minuscolo anello di una catena per lui non più sopportabile di ingiustizie e soprusi.
Si scatena così in una caccia mortale, che non consiste solo nell'inseguimento ma si tramuta in un gioco fra il gatto e il topo orchestrato con sadica precisione, in cui la tecnologia non aiuterà, diventando anzi uno degli strumenti più pericolosi.
Russell Crowe mette al servizio del personaggio tutta la sua angosciosa massa fisica (per chi lo ricorda fino a una decina di anni fa), che qui acquista automatica minacciosità nel viso sfatto, con le guance cadenti e gli occhi ridotti a fessure malvagie.
La vittima, che però un poco se la va a cercare (passaggio tipico di questo genere di storie), è interpretata da Caren Pistorius (vista in Macchine mortali), faccia e fisico di donna normale, costretta in situazioni anormali. Il bravo figlio è affidato al giovane Gabriel Bateman, dalla già lunga carriera.
Nel film diretto da regista tedesco Derrick Borte (autore di London Town, un film su Joe Strummer) e scritto da Carl Ellsworth (uno con propensione all'horror), l'Uomo è un personaggio tagliato con l'accetta (quella che probabilmente userebbe volentieri se l'avesse a portata di mano).
Non è certo il Michael Douglas di Un giorno di ordinaria follia, pover'uomo un tempo mite, massacrato da una sequenza di eventi di cui in fondo è vittima. E il suo ruggente pickup grigio non è il camion di Duel, quella misteriosa massa di minacce che ci incombe sulla testa ogni giorno della nostra vita appena mettiamo i piedi giù dal letto, la Belva kinghiana che in un attimo si può rivoltare e azzannarci in qualunque momento.
E per essere un mostro assetato di violenza e vendetta, è anche troppo astuto e calcolatore. Ma è anche così che la semplice sceneggiatura raggiunge gli stringati 90 minuti di durata, che riescono a tenere in tensione proprio con questi metodi poco elaborati.
Pur costellato di tante delle incongruenze di questo genere di film, in cui lo spettatore dissente dal comportamento della vittima, come spesso nell'horror, 'Il giorno sbagliato' ha una sua efficacia elementare, nella brutalità dei gesti di un Russell Crowe che mette tutta la sua abnorme mole al servizio di un personaggio abbrutito dalla vita.
Anche i numerosi incidenti sono altrettanto brutali, sfracellamenti violenti e subitanei, e anche gli ammazzamenti sono fulminei e bestiali.
'Il giorno sbagliato', in originale Unhinged (scardinato) non ci suscita chissà che riflessioni esistenzial/filosofiche. Ma la prima volta che faremo una strombazzata invece che dare un colpetto di cortesia con il clacson, chissà, allora forse ci verrà in mente.