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Il grande furto d'arte realizzato col Kinect - articolo

Ecco come Nefertiti è tornata in vita.

A ottobre 2015 Nora Al-Badri e Jan Nikolai Nelles sono entrati al Neues Museum di Berlino e hanno rubato uno degli artefatti più rari al mondo: il busto della regina Nefertiti. E, incredibilmente, hanno affermato di aver usato Kinect per compiere il crimine. Il modello vecchio, per altro, quello per Xbox 360.

Sì, perché sebbene il busto sia rimasto al sicuro dietro a una vetrata antiproiettile del museo, la coppia è riuscita a uscire da lì con una scansione 3D incredibilmente dettagliata senza che nessuno lo abbia notato. Una scansione che hanno poi reso nota a tutto il mondo, gratuitamente, senza il consenso del museo.

Ma... Kinect? Seriamente?

Lo stesso hardware che abbiamo usato per giocare a Fable: The Journey è responsabile di una scansione fatta così bene?

Anche noi abbiamo giocato un po' con la scansione.

Apettate un secondo: per prima cosa, com'è possibile realizzare una scansione in grande segreto con uno dei questi cos?. Qual è la meccanica? Appoggi Kinect al petto e lo nascondi sotto il cappotto?

Beh, essenzialmente, sì: è esattamente ciò che hanno fatto. Ecco il video, registrato da Jan Nikolai, in cui Nora tiene nascosto il dispositivo dietro la sua sciarpa mentre cammina in cerchio attorno al busto di Nefertiti.

Come hanno spiegato, è stata necessaria una certa preparazione. Non è servita soltanto una configurazione portatile fatta su misura per dare energia allo scanner e per registrare i dati che stavano raccogliendo, ma il museo non permette nemmeno che il pubblico scatti foto a Nefertiti; immaginate cosa avrebbe detto di questo.

Ciò implica che la coppia ha dovuto visitare in anticipo il museo e monitorare con attenzione il comportamento delle guardie che ci lavorano. Due di loro, avevano notato, restavano a guardia della stanza, camminando avanti e indietro. Ce n'erano altre due che entravano nella stanza a intervalli regolari, ma poi giravano i tacchi e se ne andavano. Avvantaggiarsi di questo intervallo di tempo era fondamentale.

Il furto vero e proprio è stato fatto di domenica, uno dei giorni della settimana in cui il museo è più affollato e in cui la stanza gremita avrebbe aiutato Nora e Jan Nikolai a rimanere nascosti mentre operavano. È servito quasi un giorno intero di scansioni per avere ciò che gli serviva e il loro principale timore era che le guardie potessero sospettare del tanto tempo che il duo stava spendendo ammirando Nefertiti. Ciò significava che avrebbero dovuto assentarsi di tanto in tanto per un caffè o una pausa, prima di ritornare e continuare la scansione.

In qualche modo ne sono usciti senza problemi. Ma perché lo hanno fatto, innanzitutto? Perché assumersi un rischio del genere? E poi un'altra interessante domanda: perché ne hanno parlato così apertamente sin da allora? Una risposta semplice potrebbe essere che sono artisti e da allora hanno usato la scansione per creare una replica che hanno poi esibito. Ma ciò che hanno fatto non era esattamente legale. Quindi perché non hanno scelto di nascondersi dietro l'anonimato? Al contrario, hanno rivelato la loro scansione al mondo in un proprio panel durante la più grande conferenza hacker d'Europa. E davanti a un sacco di testimoni: il pubblico stava guardando in diretta mentre i due ammettevano i propri crimini.

Nora Al-Badri e Jan Nikolai davanti a 'L'altra Nefertiti'.

Per il nuovo episodio di Here's A Thing, Eurogamer ha parlato nel dettaglio con Jan Nikolai in merito al suo ruolo in tutto ciò. Com'è possibile che non siano preoccupati delle potenziali azioni legali da parte del museo? Come hanno fatto a passarla liscia?

La risposta a tale domanda risiede nella storia del pezzo che hanno deciso di scansionare. Non è stato scelto a caso. Il busto ritrae la regina Nefertiti, la moglie del faraone egizio Akhenaten, e si crede che abbia più di 3.000 anni. È stata una figura incredibilmente importante e alcuni ricercatori credono che abbia governato insieme al marito come co-reggente per un certo periodo, e forse che abbia anche ricevuto il titolo di faraone dopo la sua morte. Eppure, come i più attenti alla geografia di voi avranno notato, il busto di Nefertiti è ospitato al Neues Musem, a Berlino, in Germania, e non in Egitto. Com'è accaduto?

Dipende a chi lo chiedete, ma ecco cosa dovete sapere: il busto è stato scoperto da una squadra di archeologi tedeschi in Egitto nel 1912 e circa un mese dopo, alcuni documenti attestano un incontro tra il capo archeologo, Ludwig Borchardt, e un ufficiale egiziano, durante il quale è stato deciso quali reperti archeologici sarebbero appartenuti alla Germania e quali, invece, sarebbero rimasti in Egitto. Il busto, fu deciso, avrebbe salpato per l'Europa.

Ludwig Borchardt (terzo da destra) e la sua squadra di archeologi.

Ed è qui che le cose si complicano, perché per il decennio successivo l'esistenza del busto di Nefertiti è stato tenuto segreto sotto richiesta di Borchardt, fino al 1924, quando è stato infine rivelato al Museo Egizio di Berlino. A questo punto l'Egitto ha immediatamente chiesto il ritorno del busto e la Germania ha rifiutato. Il busto è rimasto un argomento di discordia fra le due nazioni sin da allora.

Bene, bella lezione di storia, ma cosa c'entra con i nostri ladri di arte digitale? "Ci siamo sentiti abbastanza al sicuro”, ha spiegato Nelles, “perché sapevamo di non poter lasciare che la questione restasse soltanto un caso legale, ma dovevamo trasformarla in un caso politico. Perché ciò che abbiamo fatto è etico. Da questo punto di vista, siamo dalla parte giusta e ci possiamo difendere. Se riusciamo a trovare abbastanza pubblico, ci rivolgiamo ai giornali e ci facciamo sentire, possiamo trovare tante persone che stiano dalla nostra parte. A questo punto, per noi, è molto più sicuro."

I due artisti sapevano che se il museo avesse intrapreso azioni legali, non sarebbe stata soltanto la storia di due artisti che hanno scansionato illegalmente un oggetto in un museo. No, sarebbe iniziata così ma poi si sarebbe sviluppata rapidamente in una discussione molto più grande: chi avrebbe dovuto detenere il busto di Nefertiti? La Germania? L'Egitto? Entrambi? Nessuno?

Ed è questo, secondo Jan Nikolai, il vero obiettivo del loro lavoro. Significa sfidare l'idea di proprietà quando si parla di cultura. Si tratta di ricordarci che i musei traggono profitto dall'essere custodi della storia: per Berlino il busto di Nefertiti ha un incredibile valore dal punto di vista turistico, e il museo concede in licenza il suo utilizzo e ne vende repliche a circa 1.300 euro ciascuna.

"Ci sono due motivi per cui si sono sentiti minacciati”, ha commentato Nelles. “Il primo è economico: non sarebbero riusciti a generare profitto. Lo traggono dalle licenze e dando accesso alla stanza dov'è presente il busto. E l'altro è l'interpretazione di sovranità: hanno il diritto di raccontare la storia."

Sebbene il busto sia stato scoperto in condizioni ancora ottime, l'occhio sinistro della regina non è mai stato trovato.

Curiosamente gli artisti non credono neanche che sia soltanto una questione di restituire il busto all'Egitto. Poco dopo il furto hanno esibito la loro replica, a Il Cairo, creata usando la scansione 3D: finalmente il busto di Nefertiti era tornato a casa, anche se non nella sua vera forma. Durante l'esibizione, ha riferito Jan Nikolai, il ministro della cultura egiziano ha proposto alla coppia di lasciare la replica del busto come dono.

Hanno rifiutato, decidendo che il loro messaggio non riguardava la disputa fra Germania ed Egitto; la questione era se questi oggetti storici dovessero appartenere o meno a uno Stato o alle persone. E hanno deciso di seppellirlo nel deserto fuori da Il Cairo.

C'è un'ultima curiosità in questa storia. Una volta che la notizia di questo furto ha iniziato a circolare, in particolare dopo che testate come il New York Times l'hanno riportata, è iniziato un secondo dibattito. Non riguardante la cultura o la proprietà o il colonialismo o il museo. No, è iniziato un dibattito su Kinect.

Vedete, la comunità attorno alla scansione 3D ha avuto qualche dubbio se il Kinect, che difficilmente produce scansioni definite come questa, potesse effettivamente creare qualcosa di così squisitamente dettagliato come la scansione pubblicata da Nora e Jan Nikolai.

"Se osservate il modello che hanno pubblicato”, ha detto Fred Kahl, esperto di scansione 3D, “non c'è alcuna possibilità che possa essere stato realizzato col Kinect. Ci sono troppi dettagli. È possibile generare scansioni usando la fotogrammetria e forse questa tecnica potrebbe essere più in linea col risultato. Ma onestamente sembra più una scansione fatta con laser di alta qualità.”

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Bisogna poi considerare il problema della vetrata, che avrebbe probabilmente causato problemi al proiettore laser a infrarossi del Kinect. Ed esattamente come sono riusciti a scansionare la parte superiore del busto? Nora potrebbe aver tolto il Kinect dal suo cappotto e averlo tenuto in posizione da un angolo più alto, ma sembra improbabile.

Fino ad ora la coppia ha continuato a restare fedele alla sua storia, nonostante le speculazioni sostengano che potrebbero aver ottenuto le scansioni 3D del busto dal museo tramite qualche hack oppure qualcuno all'interno dell'istituzione. A più di due anni dal furto, sono pronti a chiarire la questione? Eurogamer lo ha chiesto a Jan Nikolai.

"La nostra posizione ufficiale è che abbiamo scansionato il busto al museo”, ha risposto Nelles. “Cercando di essere totalmente onesti, però, posso dirti che è stato parte di un processo più ampio per acquisire i dati. Abbiamo combinato diverse tecnologie. Non abbiamo fatto soltanto la scansione col Kinect, ma i dati che abbiamo raccolto in questo modo li abbiamo combinati con altri dati acquisiti attraverso altri metodi. Ciò ci ha portato ad avere una risoluzione più alta e un set di dati più rifinito.”

Ciò che amo di questi due artisti è che la confusione riguardante il come hanno ottenuto la scansione, è diventata parte del loro lavoro. Se gli viene chiesto perché hanno mentito sull'uso che hanno fatto del Kinect, rispondono che hanno creato la storia che serviva per i loro scopi. Proprio come il Neues Museum prima di loro, hanno incorniciato la storia di come hanno acquisito il busto di Nefertiti nel contesto delle proprie necessità. Bisogna concederglielo, sanno come intortarci.

Ed eccoci qui. Una storia sulla storia dell'antico Egitto, il ruolo di un museo nel 21esimo secolo e le complicate politiche internazionali. Nel mezzo di tutto ciò, in qualche modo, c'è il Kinect di Microsoft. Xbox One alla fine non ti voluto, amico mio, ma forse il mondo artistico sì.