Il massiccio impatto della plastica nell'industria videoludica - articolo
Cosa possiamo fare per migliorare le cose?
Ed Annunziata ama l'oceano.
"Se mi concentro, posso sentire il suono delle onde anche adesso", ci dice dalla sua casa sulle coste della California del nord. "Quando ho lasciato New York sapevo di voler vivere vicino all'oceano. Sono sempre stato affascinato dalla dicotomia tra la sua incredibile bellezza e i pericoli che cela sotto la superficie. Che c'è di più terrificante di qualcosa che nuota verso di noi, direttamente dalle viscere del mare? E, allo stesso tempo, cosa c'è di più meraviglioso di una barriera corallina che brulica di vita?"
Questo concetto si riflette nei giochi creati da Annunziata, soprattutto in Ecco, la sua amata serie che parla di un delfino impegnato nella lotta per la salvaguardia del suo ecosistema contro una misteriosa razza di alieni e contro l'oppressione umana. Quest'ultimo viene spesso considerato come il primo gioco a trattare le problematiche legate all'ambiente oceanico ma nemmeno lo stesso Ecco poteva prevedere la minaccia proveniente dall'inquinamento provocato dai rifiuti di plastica.
"Quando passeggio sulla spiaggia, vedo bottiglie e buste di plastica lasciate dai poco attenti turisti del weekend", dice Annunziata. "Fa male al cuore sapere che quei rifiuti in plastica galleggeranno nell'oceano per oltre 1000 anni."
La plastica rappresenta un vero problema e questo discorso vale anche per l'industria videoludica. È nelle nostre console, nei nostri PC, nelle confezioni dei giochi ed è anche nelle bottiglie d'acqua che beviamo durante le convention. La responsabilità non è tutta nostra ma anche noi abbiamo le nostre colpe.
"La plastica è utile, inutile negarlo. È sicura, la conosciamo bene sia noi che i produttori di qualsiasi tipo di merce. I suoi costi sono appurati, i negozianti possono accumularne in grandi quantità senza alcun tipo di rischio. È ovunque, se ci facciamo caso", spiega Miles Jacobson, studio director di Sports Interactive. "I giochi fisici non sono l'unico elemento della catena di produzione in cui viene impiegata la plastica. C'è plastica nelle vostre console, nei PC, nei modem, nei cavi. La plastica è ovunque e, lo ripeto, è molto utile."
Nel 2019, Sports Interactive, in collaborazione con Sega, ha preso una posizione sull'uso della plastica, risparmiandone oltre 20 tonnellate tramite l'utilizzo di confezioni eco-sostenibili per le edizioni fisiche di Football Manager 2020. Ciò ha portato Sega ad annunciare che tutte le future release per PC adotteranno quel tipo di packaging.
"Abbiamo impiegato carta riciclata rinforzata, del cellophane riciclabile ed un materiale chiamato LDPE (polietilene a bassa densità) molto facile da riconvertire. Dopodiché abbiamo stampato le copertine con inchiostri vegetali e a base di acqua ed abbiamo utilizzato carta riciclata per i manuali. In definitiva, se decidete di estrarre il disco e conservarlo, potete buttare il resto nella vostra normale pattumiera per la differenziata", aggiunge Jacobson. "Dovevamo anche assicurarci che i dati sul disco fossero al sicuro, che la confezione apparisse attraente per trovare posto nelle collezioni dei giocatori e che i venditori non fossero costretti a trovare un modo nuovo per esporre il gioco. Speriamo, inoltre, che la riduzione del peso delle scatole si traduca in un trasporto maggiormente eco-sostenibile dei nostri prodotti in giro per il mondo."
Nonostante sia un passo indubbiamente positivo per l'industria, la produzione di queste confezioni ecologiche presenta una serie di difficoltà tra cui un costo più elevato rispetto allo standard. Il packaging di Football Manager 2020, ad esempio, è costato il 30% in più della norma, ma Sega afferma che questo sovrapprezzo viene ammortizzato dalla riduzione dei costi del carburante necessari a trasportare i prodotti. Anche la manifattura va presa in forte considerazione. ABP & A4T, aziende che si occupano della produzione di periferiche da gaming, hanno stretto una collaborazione nel 2019 con un obiettivo ben preciso: risparmiare più di 60 tonnellate di plastica ridisegnando il packaging dei prodotti della linea 4Gamers e Stealth. Lo scopo finale sarebbe stato quello di avere confezioni al 100% prive di plastica ma il processo ha richiesto più di un anno di preparazione e ricerca per giungere a buoni risultati.
"Tutto sommato, abbiamo registrato un impatto abbastanza limitato sul nostro business. È stato uno sforzo combinato delle nostre compagnie per trovare un modello sostenibile per le confezioni dei nostri prodotti. Ci serviva una soluzione che non compromettesse la qualità generale del nostro lavoro e che fosse adeguata alle nostre analisi dei costi. Probabilmente i costi maggiori che abbiamo dovuto sostenere riguardano il tempo impiegato dai nostri dipendenti per raggiungere un risultato soddisfacente e per testare i nuovi materiali", ci svela Laura O'Donohue, Capo della Divisione Commerciale di ABP. È un cambiamento che tutti, in ABP, hanno condiviso e promosso. Ci piacerebbe, un giorno, che anche i nostri competitor si adeguassero a questo modo eco-sostenibile di produrre il packaging. Se possiamo essere d'aiuto, in qualsiasi modo, saremmo lieti di dare una mano. Meno compagnie impiegheranno la plastica per le proprie confezioni, meglio sarà per tutti!"
Nell'arco di un solo anno, un simulatore calcistico e due aziende che si occupano di accessori per il gaming hanno risparmiato oltre 80 tonnellate di plastica che non inquineranno la terra e il mare, senza alcun tipo di impatto sui propri profitti. Pensiamo, per un attimo, a quanto potrebbero risparmiare Sony, Microsoft o Nintendo se iniziassero ad adottare una nuova soluzione per le confezioni dei loro prodotti. Perché non ci hanno ancora pensato? Secondo Laura O'Donohue, il motivo è da ricercare nella volontà dei CEO e degli investitori. Serve una decisione collettiva perché, come dice O'Donhue: "si tratta di mettere il bene del pianeta prima del proprio profitto". Jacobson, dal canto suo, pensa che sia solo questione di tempo prima che tutti si adeguino a questo nuovo standard.
"Se tutti nell'industria dei videogiochi, della musica e del cinema prendessero questa decisione, si potrebbero risparmiare milioni di tonnellate di plastica ogni anno. Credo che un giorno si allineeranno tutti su questo nuovo standard: l'accordo che abbiamo trovato con Sega significa che il nostro business può essere più flessibile di quello di molte altre aziende. La nostra soluzione per il packaging è semplicemente più costosa rispetto a quella classica e molte delle aziende più grandi potrebbero ricevere un secco 'no' dalla contabilità se proponessero loro di adottarlo. Eppure so per certo che ci sono molte discussioni in atto nell'industria dell'entertainment riguardo la necessità d i impiegare confezioni più ecologiche. Nonostante debba ammettere un po' di frustrazione circa le tempistiche con cui avverrà questa trasformazione, sono fiducioso che, un giorno, tutti si adegueranno a questo nuovo standard."
Forse a causa della pressione dei consumatori e della loro natura di eventi gremiti di pubblico, le convention di videogiochi sono tra i luoghi in cui si tengono più discussioni circa la sostenibilità. Un numero significativo di eventi e location, infatti, hanno imposto delle pratiche ecologiche che vanno dal riciclo dei rifiuti alimentari all'efficienza energetica passando da un sistema sostenibile di costruzione degli stand.
"La plastica costituisce una percentuale importante della produzione di rifiuti, soprattutto in eventi su vasta scala come il nostro", spiega Susanna Pollack, presidente e produttrice del Games for Change Festival, una delle più grandi convention relative al gaming della città di New York. "Abbiamo iniziato a chiederci che tipo di materiale finisse nelle mani dei nostri visitatori: piatti, programmi, badge e tanto altro. In passato, era facile giustificare l'uso di plastica monouso in quanto era 'comoda e utile' per gli avventori dell'evento. Ultimamente, invece, abbiamo iniziato a ricevere feedback positivi sulla nostra decisione di ridurre l'utilizzo di plastica poiché sta crescendo la consapevolezza di dover fare qualcosa per il bene del pianeta. La cosa più importante a cui dobbiamo pensare è a ciò che stiamo offrendo ai nostri visitatori e se vi sia o meno un'alternativa più ecologica."
La collaborazione di Games for Change con Boxed Water e la loro rinuncia all'uso di plastica monouso è solo un esempio delle diverse iniziative dedicate all'eco-sostenibilità del mondo dei videogiochi. All'evento londinese di Microsoft, Future Decoded, i bicchieri in plastica sono stati sostituiti da tazze in ceramica e la moquette utilizzata per rivestire il pavimento è stata riciclata subito dopo l'evento. Molte altre sedi stanno adottando pratiche simili. C'è stato, ad esempio, un accordo tra ExCel London e i retailer per offrire sconti interessanti ai clienti dotati di tazze per caffè riutilizzabili o la decisione di Koelnmesse di riconsiderare l'efficienza delle proprie risorse con il 90% dei rifiuti che sono stati riciclati o riutilizzati. È importante ricordare che tutti noi abbiamo il potere di influire sulla sostenibilità delle convention a cui partecipiamo: compiere piccoli gesti come utilizzare bicchieri riciclabili o sbarazzarsi correttamente dei rifiuti può fare una grande differenza.
Molte di queste importanti discussioni circa l'importanza di preservare l'ambiente e la sostenibilità dei nostri comportamenti sono avvenute grazie a Playing4thePlanet, un'alleanza fondata da UN Environment, GRID-Arendal e Playmob ed ha visto la partecipazione di molti esponenti dell'industria videoludica. Tra le voci più di rilievo c'è stata quella di Sony che ha promesso di inserire una modalità standby a basso consumo energetico in PS5, quella di Microsoft che ha rinnovato il proprio impegno nell'ambito della neutralità carbonica e le iniziative di Green Man Gaming volte a piantare sempre più alberi. La più interessante in assoluto, probabilmente, è stata l'introduzione dei 'green nudges' che riconoscono l'importanza dei videogiochi nella nostra percezione del mondo e tentano di veicolare valori positivi attraverso di essi. Playing4thePlanet, tuttavia, non è un organizzazione che cerca di spingere le aziende ad adeguarsi ad un pensiero più moderno quanto, più che altro, cerca di ispirarle con attività e sfide sempre nuove.
"Non siamo degli autisti, siamo più dei giardinieri", spiega la dottoressa Trista Patterson, autrice di P4P. "Abbiamo il dovere di piantare il seme di queste importanti conversazioni, di creare un terreno fertile per farle crescere. Dobbiamo porre l'attenzione sui fattori che hanno contribuito a creare questa emergenza, incoraggiare innovatori e collaboratori e ispirare il prossimo a fare altrettanto. È importante sottolineare che si tratta di un processo positivo, organico e volontario in cui tutti i partecipanti possono mettersi alla prova con una sfida complessa ma, allo stesso tempo, molto importante. La fertilizzazione all'interno delle compagnie e tra le varie aziende può portare a soluzioni in cui tutti sono vincitori, anche in un'industria ultra-competititiva come questa. Se P4P può avere un ruolo nella lotta contro questa emergenza, ne saremo tutti molti orgogliosi."
Playing4thePlanet si è impegnata parecchio su tematiche come la riduzione carbonica e i cambiamenti climatici ma ancora poco in termini di utilizzo della plastica. Al momento, infatti, la decisione sul packaging presa da Sports Interactive è l'unica che fa esplicito riferimento al problema dell'utilizzo della plastica. Alla fine del 2019, Sony ha lanciato la propria iniziativa, il progetto 'One Blue Ocean', con l'obiettivo specifico di ridurre l'utilizzo di plastica monouso sul posto di lavoro e anche nelle confezioni dei loro prodotti. L'azienda nipponica, inoltre, mira a ridurre il quantitativo di plastica impiegato in ciascuna unità dei propri articoli del 10% nel 2020 e a promuovere il riciclaggio dei rifiuti. Durante il ciclo di vita di PS4, alcuni aspetti della sua sostenibilità sono stati migliorati, tra cui la sostituzione del packaging interno con il cartone. Anche Nintendo, dal canto suo, ha iniziato a etichettare le componenti in plastica dei propri prodotti per rendere più semplice l'operazione di riciclaggio. Le console, tuttavia, continuano a riflettere uno dei problemi maggiori della nostra industria in termini di impatto ambientale.
Le importanti dimensioni di Xbox Series X e il suo potenziale aumento del 67% in termini di consumo energetico ha acceso una forte discussione sulla corsa alle prestazioni. Ciò può apparire come una mossa inspiegabile se consideriamo che Microsoft ha recentemente affermato di voler diventare un'azienda carbon negative entro il 2030. Lewis Gordon, inoltre, ha da poco pubblicato un articolo su The Verge con lo scopo di analizzare l'impatto ambientale di PS4. Come Gordon spiega perfettamente, capire il funzionamento dell'intero processo, dalla produzione alla gestione dei rifiuti, è vitale per i consumatori sia in termini di feedback da fornire alle aziende che per rendere le stesse più responsabili in merito alle loro pratiche ambientali. Spesso, come acquirenti, pensiamo di non aver alcuna influenza sulle dinamiche interne delle varie aziende ma ciò non potrebbe essere più lontano dalla realtà.
"La gente tende spesso a dimenticare l'importanza dei loro acquisti, un'importanza che viene amplificata quando parlano ad altri delle loro scelte e delle cose che li entusiasmano di più di una determinata compagnia o un determinato prodotto", riflette Trista Patterson. "Lo abbiamo notato già dagli albori di Playing4thePlanet. Ci sono state molte osservazioni dettagliate, precise ed informate oltre a una serie di feedback positivi. Una ricerca ben scritta su un blog con i giusti hashtag correlati che offre delle possibili soluzioni ad un problema (non solo delle critiche), può avere lo stesso impatto su un'azienda di 10 articoli pubblicati sulla stampa specializzata. Credetemi, vi parlo per esperienza."
Abbiamo il potere di responsabilizzare le aziende e abbiamo il dovere di farlo perché non c'è mai stato un momento più importante. Il desiderio di alternative eco-sostenibili nell'industria videoludica è conclamato e c'è anche una ferma volontà di collaborazione tra le varie aziende, come dimostra l'organizzazione Playing4thePlanet. Se consideriamo che gran parte degli eventi che abbiamo menzionato sono avvenuti negli scorsi 6 mesi, è facile capire che siamo ad un punto di svolta sul tema dell'utilizzo della plastica.
"Quando guardo al futuro, mi rendo conto che c'è stato un radicale cambiamento circa l'attenzione alle tematiche ambientali e anche le grandi aziende si stanno organizzando per cambiare i propri obiettivi per renderli maggiormente eco-sostenibili. Molti CEO hanno affermato che, sebbene abbiano investito per lungo tempo in obiettivi legati all' innovazione, all'impatto ambientale o all'efficienza delle proprie risorse, non si sono sentiti a proprio agio nel parlarne in pubblico fino a circa un anno fa. È stato sicuramente più facile parlare in gruppo che singolarmente, per gli amministratori delegati", afferma Trista Patterson. "Spesso ci dimentichiamo che anche i CEO sono esseri umani con bambini, nipoti, amici, familiari e colleghi in tutto il mondo. Il consenso scientifico è molto importante per loro, vedono il clima e altre questioni che impattano sui quartier generali e sulle loro partecipazioni societarie in tutto il mondo e queste ultime vengono sempre più incorporate nelle valutazioni dei rischi, nei rendiconti finanziari e nei bilanci delle società. Ho sentito molti amministratori delegati che esprimono ringraziamenti per l'opportunità di creare qualcosa di positivo nel mondo e si sono anche riuniti con alcuni colleghi per capire quali altre tematiche potrebbero affrontare."
Se non altro, l'annuncio di Sega dimostra che le grandi compagnie non hanno più scuse per non agire nella ricerca di alternative eco-sostenibili per il loro business. L'unico dubbio, al momento, è quanto tempo ci vorrà per vederle implementate. Molte aziende potrebbero già essere a buon punto per apportare questi cambiamenti ma ciò non significa che noi consumatori dovremmo fidarci ciecamente delle loro promesse.
Se queste iniziative dimostrano qualcosa è che il cambiamento parte da un singolo individuo che ha la volontà di prendere una posizione. I CEO e le aziende dovranno superare una serie di difficoltà quando decideranno di mettere 'mettere il bene del pianeta prima del proprio profitto': dovranno discutere con gli investitori, affrontare il sentimento popolare dei consumatori o, semplicemente, attendere il necessario supporto. "È un prezzo che vale la pena di pagare", conclude Miles Jacobson, "per assicurare un futuro brillante al pianeta".