Il metal irriverente di Death Skid Marks - review
Un roguelike hardcore tutto morte e humor nero.
Da Chicago al porto di Santa Monica lungo i quasi quattromila chilometri dell'iconica Route 66 solo per vedere un concerto? Per il metal questo ed altro ma un viaggio del genere non si può certo fare da soli, e raccogliere i più improbabili autostoppisti lungo il tragitto è forse la parte più divertente dell'avventura. Death Skid Marks vi offre un'esperienza allucinata e allucinante lungo la distesa d'asfalto più famosa del mondo, un viaggio che diventa rapidamente un tour de force di violenza e humor nero, tra esplosioni e personaggi assurdi.
Si parte da uno spassoso tutorial, guidati nell'apprendimento delle meccaniche base del titolo da un bambinetto molesto e doppiato in maniera da risultare ancora più fastidioso. Cogliamo l'occasione per fare i complimenti agli sviluppatori, capaci di caratterizzare ottimamente tutto il parterre di folli soggetti che ci affiancano nell'avventura, partendo dal bimbo che cerca di spiegarci come tirare su qualche dollaro delinquendo sulle highways, per arrivare ai vari autostoppisti che arricchiranno il viaggio.
C'è la metallara dark fuori tempo massimo che si finge vampira, il senzatetto alcolizzato che non parla molto ma ama lanciare mattoni alle auto in corsa, e via dicendo. Anche gli equipaggi delle auto con cui andremo a scontrarci sono uno più strano dell'altro: i nazisti (dell'Illinois?) Che predicano la purezza della razza, i redneck che provengono da un continuo accoppiarsi tra consanguinei con l'occasionale parentesi zoofila, le suore che portano la parola del Signore, i mafiosi italo americani, e diversi altri bizzarri viaggiatori, uniti dalla comune voglia di sbatterci fuori strada.
Tante differenze risaltano anche nel loro comportamento su strada e nelle armi che li contraddistinguono (i mafiosi, per esempio, avranno ovviamente il solito Thompson con caricatore a tamburo), anche se chiaramente saranno i nostri autostoppisti a farsi notare per varietà. Qualcuno sarà più portato all'attacco fisico, e dovrà dunque essere dotato di mazze, spranghe e simili, mentre altri punteranno sulle armi da fuoco e ci garantiranno il danno maggiore sulla distanza.
Si viaggia così in questo roguelike con visuale dall'alto cercando di non morire ed evitare di dover ripartire da capo. Come da tradizione per il genere, infatti, si deve procedere senza soccombere, bilanciando la necessità di ottenere maggiori crediti allungando le run, a quella di rifugiarsi verso una stazione di rifornimento per riparare il veicolo e far recuperare un po'di punti vita ai nostri personaggi. I crediti vengono spesi così per metterci una pezza ma anche nell'acquisto di miglioramenti per il veicolo e nuovi oggetti contundenti per aumentare le capacità offensive da liberare nelle diverse modalità presenti nel gioco.
Il mix di armi proposto è piuttosto vario, con pistole di vario genere, fucili a pompa, lanciafiamme, mattoni, mazze, coltelli e tante altre ancora, così come le possibilità di upgrade del nostro veicolo (si parte con il solito scassone ma se ne possono sbloccare diversi) che vanno a migliorarne le caratteristiche che un po' tutti ci aspettiamo (maneggevolezza, resistenza, velocità ed altre).
I veri nemici da affrontare, oltre alle altre auto che prima da sole poi in gruppo verranno ad insidiare la tranquillità del nostro incedere, sono chiaramente i boss. Questi sono in perfetto stile sparatutto a scorrimento verticale, giganteschi e dotati di sequenze d'attacco da memorizzare per infilarsi tra i proiettili e cercare di piazzare i colpi necessari a tirarli giù, cosa che non sarà affatto facile soprattutto durante i primi incontri.
Si prendono schiaffoni virtuali, si muore, e si ricomincia da capo dopo avere sbloccato qualche oggetto in più che si rivelerà poi fondamentale per superare il passaggio ostico, almeno fino al successivo scontro epocale che farà ricominciare da capo l'eterno ritorno del combatti-muori-potenzia. Bisogna averlo ben chiaro questo, stiamo parlando di un titolo pensato per una certa tipologia di giocatore che difficilmente saprà convincere chi non ha un particolare interesse per il genere, ma che fa quello che deve fare più che bene.
Torniamo alla realizzazione tecnica, o meglio alle scelte estetiche, per alzare il boccale in direzione di chi ha scelto la colonna sonora di Death Skid Marks, composta da un metal martellante che contribuisce a dettare l'atmosfera delle partite posizionandola tra il comico e il dark. Lo stile grafico scelto per il gioco poi non è certo spettacolare, ma compensa con grande personalità e con quell'humor nero di cui si parlava in apertura.
Ma allora cosa c'è che non va? All'inizio può essere particolarmente difficile comprendere le combinazioni di autostoppisti ed armi capaci di garantire una progressione soddisfacente, e il fatto che i boss si presentino casualmente rischia di spiazzare chi non abbia la build perfetta per l'occasione, magari portando ad una morte anticipata e capace di buttare alle ortiche una mezz'ora di gioco.
A questo si aggiunge il fatto che non sempre i meccanici ci permettono di riparare la macchina, spingendo di fatto verso uno stile conservativo che premia chi sceglie di guidare verso l'officina ad ogni occasione piuttosto che incentivare chi invece volesse rimanere in pista per un altro giro.
Non sono grandi difetti, sia chiaro, e gli amanti del genere sapranno sicuramente divertirsi, anche se non devono aspettarsi chissà quale valanga di contenuti. Siamo su buoni livelli, decisamente in linea con il prezzo di 9,99 Euro, e ancora una volta sarà la vostra predisposizione al genere a influenzare il giudizio sulla longevità.
Ad amare questo tipo di scorribande si possono spendere ore su ore invischiati in un gameplay veloce e divertente, mentre tutti gli altri potrebbero stufarsi in fretta visto che alla fine le cose da fare non sono molte, e che già dopo la prima mezz'ora si iniziano a ripetere dialoghi e descrizioni, rompendo un po' l'atmosfera.