Il ragazzo che rubò Half-Life 2
La storia dietro a un furto da 250 milioni di dollari.
Sembra assurdo ma il crimine di Gembe, pur essendo un atto dannoso e assurdo, fu un gesto nato da una pura e semplice passione per i videogiochi, e non per profitto.
Il suo titolo preferito era, ovviamente, Half-Life. Nel 2002, Gembe, come molti di noi, avrebbe fatto qualunque cosa per avere più dettagli possibili sull'imminente seguito, ed è stato a questo punto che la sua mente ha partorito quel "qualunque cosa", l'idea che gli ha cambiato la vita. Se fosse riuscito a entrare nella rete di Valve, forse avrebbe trovato del materiale riguardo al gioco che nessun altro conosceva.
Ebbene sì, tutto è nato perché un ragazzo voleva diventare l'idolo della comunità online che aveva sostituito la sua cerchia di amici reali, fornendo loro infomazioni di prima scelta, direttamente dalla fonte. Quindi attenti la prossima volta che prendete in giro il vostro compagno con gli occhiali e la maglietta di D&D: potrebbe entrare nella compagnia di vostro padre e farvi dei seri danni.
"Sinceramente non pensavo che ce l'avrei fatta", ammette candidamente, "ma il primo accesso fu facile. A voler essere onesti, successe tutto per caso".
"Stavo analizzando la rete di Valve in cerca di un web server accessibile, uno che avrebbe potuto contenere le informazioni che cercavo. La rete era ovviamente a prova di intrusioni esterne ma aveva una debolezza: consentiva le AXFR anonime, un dettaglio non da poco che mi diete molte informazioni sull'infrastruttura di rete".
Prima di googlarlo, sappiate che AXFR è l'acronimo di Asynchronous Full Transfer Zone, uno strumento utilizzato per sincronizzare i server di backup dei DNS con il server principale, ma è anche un protocollo utilizzato dagli hacker per dare una sbirciatina nei dati di un sito. Con questo espediente, Gambe fu in grado di scoprire i nomi dei sottodomini di ValveSoftware.com
"Nel rapporto delle scansioni delle porte, trovai un server esterno molto interessante, che era connesso alla rete di Valve attraverso una compagina chiamata Tangis, specializzata nella creazione di computer portatili". "In questo server era possibile caricare degli script eseguibili in remoto, e Valve non aveva messo alcun firewall tra il server e la sua rete interna".
Gembe aveva trovato il passaggio segreto che conduceva alla stanza del tesoro, al primo tentativo. "Il server principale di Valve aveva come username "build" ed era senza password", continua Axel, "e questo mi permise di scaricare tutte le password dal loro sistema. All'epoca il Politecnico di Zurigo offriva uno strumento di cracking online, così sbloccai tutte le password della rete di Valve in un attimo. Fatto questo, beh praticamente avevo le chiavi di ogni porta del castello".
A questo punto Gembe non si preoccupò neppure di coprire le proprie tracce, visto che non aveva ancora niente da nascondere, ma fece comunque in modo di rimanere nascosto, così da poter agire indisturbato.
"Tutto ciò di cui mi preoccupai fu di non essere sbattuto fuori ma avevo accesso a un numero praticamente infinito di server proxy, quindi non me ne curai più di tanto. Il mio primo obiettivo fu trovarmi un host dove poter creare una sorta di nascondiglio".
Gembe cominciò quindi a curiosare in giro, in cerca di informazioni. Ben presto trovò vari documenti di design e appunti sulla creazione del gioco, esattamente ciò per cui si trovava lì. Col passare del tempo si rese conto che nessuno di Valve aveva capito che lui aveva libero accesso ai file della compagnia, quindi decise di spingersi ancora più in là.
Ed è a questo punto che si imbatté nel santo Graal, ossia il codice sorgente del gioco che aspettava da anni di poter provare. La tentazione fu troppo grande, voi avreste saputo resistere? Io non credo. E così il 19 settembre 2003 Gembe premette il tasto del download e scappò col tesoro di Valve, indisturbato.
Tuttavia l'esperienza non si rivelò esaltante come sperava. "A essere sinceri, all'inizio non funzionava neppure sul mio computer. Feci qualche cambiamento al codice così da farlo girare senza shader o altro, ma non era così divertente. Avevo soltanto il troncone principale del gioco e c'erano così tante parti in più che non mi misi neppure a controllarle".
A oggi Gembe continua ad affermare con forza che non è stato lui a caricare il codice sulla rete, ma può tranquillamente averlo dato alla persona che l'ha fatto.
"Sinceramente l'idea non mi aveva sfiorato", afferma Gembe. "Ovviamente l'ho fatto anche per potermene vantare in giro e dimostrare le mie capacità, ma la persona con cui ho condiviso il codice mi assicurò che l'avrebbe tenuto solo per sé. Purtroppo non lo fece".
Una volta che il gioco venne buttato nel fiume di Bit Torrent, non ci fu modo di contenerne l'espansione: non si può fermare internet.