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Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord - recensione

Tre è davvero il numero perfetto?

Chi di voi può dire di non aver mai sentito parlare de Il Signore degli Anelli? A meno che non abbiate tre anni o siate giunti nel nostro pianeta da poco, diciamo che è pressoché impossibile, e il motivo è molto semplice: tra film, videogiochi, libri, gadget, giocattoli e chi più ne ha più ne metta, questo celeberrimo brand ha toccato praticamente ogni possibile ambito commerciale, regalando indimenticabili emozioni a qualsiasi amante del fantasy e tormentando chiunque non si consideri tale.

Alla luce di tale successo mondiale, non c'è dunque da stupirsi nel vedere come, a distanza di anni dall'ultima apparizione cinematografica del brand, una società come Warner Bros. abbia deciso di riportarci nel mondo di Tolkien per permetterci di vivere una nuova avventura.

Pur godendo di abilità diverse, i tre protagonisti non richiedono chissà quali variazioni di approccio quando ci si trova ad utilizzarli.

La storia de Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord ci proietta infatti nel medesimo "contesto storico" della famosa trilogia, senza però metterci di fronte agli stessi eventi che abbiamo letto, visto al cinema o giocato. Quella proposta è infatti una storia inedita, parallela a quella di Frodo e compagni, che vede tre indomiti guerrieri (un umano, un nano e un'elfa) rischiare la vita non più in quel di Mordor bensì al Nord, per arrestare l'avanzata di Agandaur, uno degli uomini più temibili di Sauron.

Nonostante una premessa tutto sommato gradevole, che agli occhi dei fan apparirà davvero imperdibile, la verità è che la storyline è solo il primo di una serie di elementi che rendono La Guerra nel Nord un titolo tutt'altro che convincente. La narrazione manca infatti di quel pathos che i fan della trilogia cinematografica hanno imparato a conoscere e amare nel corso degli anni e l'evoluzione stessa dell'avventura, oltre ad essere molto lineare, è essenzialmente un passaggio dal punto A al punto B in cui l'unico obiettivo è quello di fare a pezzi i nemici di turno per proseguire.

Ciò non sarebbe necessariamente un male se il titolo godesse di un sistema di combattimento di rilievo, ma questo, ahinoi, non è purtroppo il caso del titolo targato Snowblind. Le meccaniche di combattimento sono infatti fin troppo semplici (un attacco potente, uno leggero, una schivata, una parata e 4 attacchi speciali associati alla pressione abbinata del trigger destro e dei 4 pulsanti frontali) e questo non si traduce purtroppo in un'esperienza divertente e fresca, bensì in una sequela di snervanti scontri all'ultimo sangue in cui tattica e strategia appaiono come due termini del tutto astratti.

Il titolo propone tanti tipi di equipaggiamento per potenziare e personalizzare nel dettaglio il proprio party.

Nonostante dei nemici molto aggressivi, oltre che numerosi, la sopravvivenza del party passerà infatti più per il vostro equipaggiamento piuttosto che per le vostre effettive capacità di combattimento, conducendovi verso ore e ore di gioco alquanto prive di stimoli. La buona IA dei propri compagni e la possibilità di essere resuscitati da quest'ultimi in qualsiasi momento limita ulteriormente la difficoltà generale, riducendo parecchio gli stimoli che un hack 'n slash di natura ruolistica come questo dovrebbe garantire.

Sebbene la possibilità di affrontare gli eventi narrati in co-op con un massimo di due amici renda tutto più gradevole, quantomeno per un aumento delle variabili di gioco, gran parte dei frangenti risultano infatti piatti e fondamentalmente banali, suscitando un certo senso di noia.

I sistemi di personalizzazione e progressione, così come i diversi stili di combattimento dei tre protagonisti, riescono a sopperire a tale ripetitività solo in parte (anche perché non brillano per profondità) e ciò che ne consegue è un'avventura priva di stimoli che non riesce mai a proporre quel "quid" che tanti, me compreso, si sarebbero aspettati.

In questo senso la possibilità di visitare alcuni luoghi storici del brand, così come di interagire con diversi celebri personaggi attraverso un discreto sistema di interazione, si rivela senz'altro utile per accrescere l'intensità dell'atmosfera, ma il senso di coinvolgimento proprio dei film o dei libri qui è purtroppo lontano. E ciò nonostante la presenza di diverse boss fight, davvero troppo schematiche, ci metta di fronte a nemici a dir poco suggestivi.

Sebbene sia innegabile che il titolo benefici parecchio dal suo utilizzo in cooperativa, e che dunque perda parte del suo fascino se affrontato in singolo, è purtroppo innegabile che Il Signore degli Anelli: La Guerra nel Nord tende a lasciare un po' l'amaro in bocca sotto svariati aspetti.

La narrazione, ad esempio, è valida ma priva di quella profondità che ha sempre contraddistinto il brand, mentre il gameplay è pregevole ma troppo ripetitivo. Il comparto grafico, davvero mediocre tanto nelle texture quanto nelle animazioni, non è all'altezza degli standard contemporanei, quello audio non spicca come dovrebbe e tutto, a partire dall'interfaccia del sistema di progressione per arrivare al battle system, non dimostra la cura che si attenderebbe da una grande produzione.

Considerando che se questo non fosse un prodotto ispirato all'universo di Tolkien, il suo appeal sarebbe ulteriormente ridotto, nel caso in cui non foste amanti del brand vi invitiamo a valutare con la massima attenzione un possibile acquisto di Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord.

5 / 10
Avatar di Davide Persiani
Davide Persiani: Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.

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