Medal of Honor
Storie di single player.
Danger Close, studio noto in precedenza come EA Los Angeles, è stato molto chiaro su un punto che caratterizza tutta la campagna per giocatore singolo del reboot di Medal of Honor: l'obiettivo non sono gli scenari ma gli uomini.
C'è un gruppo di Ranger che colpisce duramente e in modo rapido e che non lascia altro che polvere e cordite dietro di sé; quindi ci sono i mitraglieri di un elicottero Apache, angeli custodi che forniscono copertura dall'alto. E poi ci sono i Tier One Operator, l'elite assoluta delle forze armate. Sono questi i veri protagonisti di Medal of Honor.
Ma perché scegliere come ambientazione l'Afghanistan, si saranno chiesti in molti?
"La storia che volevamo raccontare si focalizza su questi ragazzi che affrontano le fasi iniziali della battaglia, e i membri del Tier One con i quali abbiamo collaborato hanno preso parte a quella spedizione", afferma il produttore esecutivo Greg Goodrich. "È una fiction che ha le sue radici nelle storie vissute da questi ragazzi. Un po' come Salvate il soldato Ryan".
Eccoci dunque ad aggirarci lungo i 12 chilometri della Shahikot Valley in Afghanistan: questo è infatti lo scenario che Danger Close ha ricostruito per il suo Medal of Honor. Andiamo in cerca di autenticità e di rispetto per i soldati, gli unici valori che hanno spinto gli sviluppatori a scegliere come ambientazione un conflitto al momento ancora in corso, assicura Goodrich.
Ma stiamo cercando anche dell'altro. In particolare, vogliamo capire se Medal of Honor sia qualcosa in più di un semplice Call of Duty dall'ambientazione diversa. Se il conflitto afghano non fosse attualmente di assoluto interesse, ci preoccuperemmo solo della componente ludica.
Prima che la prova diretta sul gioco abbia inizio, Goodrich descrive il primo atto dell'FPS. I Ranger dell'esercito statunitense arrivano a Shahikot sicuri dei propri mezzi ma nessun velivolo sopravvive al primo contatto con il nemico.
Quando iniziano le danze, si controlla un'unità di Ranger guidata da Jim Patterson, nipote del Luogotenente Jimmy Patterson comparso nell'originale Medal of Honor, pubblicato nel 1999. Il primo impatto con il territorio afghano mostra chiaramente che il nemico è stato sottovalutato: mentre i Ranger avanzano attraverso la valle, si trovano sotto il fuoco incrociato dei nemici e subiscono pesanti perdite.
Giunti in una posizione chiave, i Ranger devono ripulire una zona d'atterraggio per un elicottero Covac. Per raggiungere l'obiettivo, però, è necessario farsi strada attraverso un villaggio di montagna nelle mani dei rivoltosi. Visti da vicino, i Ranger si presentano esattamente come ci si aspetterebbe: molte parole, molto movimento, istruzioni che si susseguono a ritmi parossistici e nemici che spuntano da ogni parte.
Equipaggiati con una mitragliatrice SAW riusciamo a ripulire il villaggio e insieme ai nostri compagni dobbiamo neutralizzare una postazione antiaerea armata di DsHK in modo da poter richiedere supporto aereo. Siamo realmente vicini al target, però, per cui dobbiamo segnalare attentamente col fosforo rosso l'area d'interesse prima che gli F-15 radano al suolo la montagna.
Quello che segue è l'esperienza di un Ranger condensata in una sequenza drammatica. Invece di eliminare uno a uno i nemici che si affacciano sui tetti e dietro i sacchi di sabbia, ci riversiamo su una mitragliatrice fissa e semplicemente premete il pulsante fuoco per sopprimere tutto quello che si muove.