Immortals Fenyx Rising: Gli dei perduti (DLC) - recensione
È tempo di riportare la pace sull'Olimpo.
In poco meno di sei mesi, Immortals Fenyx Rising ha portato a compimento il proprio percorso, culminando con l'uscita del terzo ed ultimo contenuto aggiuntivo facente parte del Season Pass, Gli Dei Perduti. Si conclude così, almeno per adesso, l'arco narrativo e l'intera esperienza del titolo di Ubisoft Quebec che tanto ci sorprese nel dicembre dello scorso anno, lasciandoci il dubbio sul futuro di questo prodotto, di cui speriamo la software house transalpina possa riservarci qualche sorpresa nei prossimi mesi.
Anche in questo contenuto viene completamente stravolto tutto quello che abbiamo vissuto e apprezzato nel capitolo principale, dandoci ormai la certezza che le intenzioni del team di sviluppo sono quelle di sperimentare nuove vie per vivere questa avventura e farci scoprire alcune meccaniche che hanno subito un taglio in fase di produzione finale. Gli Dei Perduti infatti ci sorprende fin dai primi istanti con l'apparizione di Fenyx assieme ad Atena, entrambe alle prese con le ennesime problematiche e litigi tra le maliziose e arroganti divinità elleniche.
Seppur l'idea di poter ritornare a vestire i panni della nuova della Dea della Coesione ci avrebbe sicuramente reso felici, il posto di protagonista di questa trama finale è occupato dall'umana Ash, ragazza che ama e idolatra le divinità come la nostra porta scudi preferita. Ma quale sarà dunque lo scopo della missione di questa nuova campionessa degli Dei?
Come era lecito aspettarsi dati i modi di fare e il carattere esuberante di Zeus e dei suoi fratelli la pace sul monte Olimpo, dopo aver sconfitto le forze del Tartaro, ha avuto una durata davvero effimera. Poseidone, stanco delle schermaglie familiari decide di lasciare l'idilliaca Isola d'Oro, spostandosi su un'isola artificiale che ospita anche tutte le altre divinità confinate dal prepotente Dio dei fulmini, il quale impone ai restanti parenti di non interferire con la sua decisione. Fenyx e Atena, desiderose di riportare la pace, decidono comunque di intervenire senza farlo in modo diretto ma scegliendo appunto Ash, affidandogli l'arduo compito di convincere tutti a ritornare a casa.
L'ambientazione di questa nuova storia è Isola Pirite, ideata da Dedalo e successivamente data in dono a Poseidone. Questa nuova area di gioco, completamente scollegata dall'Isola d'Oro, si presenta come la più grande in termini di esplorazione tra le tre presenti nel Season Pass, combinando tipologie di location già viste, non proponendo niente di fortemente nuovo ed ispirato. Esplorando l'area di gioco de Gli Dei Perduti passeremo dalle classiche distese verdeggianti contornate da macerie a scorci sul mare su scogli frastagliati fino a contesti vulcanici in cui fare molta attenzione.
Le affinità finiscono qui con il capitolo principale e gli altri contenuti aggiuntivi, in quanto, come detto in precedenza, Ubisoft Quebec ha scelto di mescolare ulteriormente le carte in tavola. La prima scioccante novità risiede nella prospettiva dall'alto per tutta l'intera durata del gioco, giustificata in termini narrativi, in quanto stiamo osservando dal punto di vista di Fenyx, ma che a nostro avviso spezza completamente l'incantesimo vissuto fino ad esso in Immortals Fenyx Rising. Seppur dobbiamo riconoscere l'audacia di proporre una formula sempre diversa, questo tipo di inquadratura risulta a tratti molto fastidiosa, impedendo al giocatore di avere una visuale completa su ciò che lo circonda.
Tutte le ulteriori meccaniche di gioco, tralasciando il combattimento che rimane immutato, confluiscono sugli Altari, oggetti disseminati per la mappa con cui compiere donazioni per poter proseguire nelle missioni che ci vengono affidate. Grazie ad essi si potrà fare tutto ciò che nel capitolo principale era accessibile dalla Sala degli Dei, ovvero, potenziare pozioni, armi ed armature e massimizzare le nostre statistiche. Purtroppo Ubisoft ha deciso di calcare la mano, inserendo offerte per far mandare avanti il tempo per ripristinare le risorse o anche solo per compiere un salvataggio del gioco e per il viaggio rapido. Tale scelta risulta un po' eccessiva inficiando con la linearità del titolo e spezzando il ritmo delle missioni costringendoci a famare risorse per poter solo passare ad un'altra sezione di mappa in modo istantaneo.
Anche le abilità classiche subiscono un ulteriore trasformazione divenendo Doni eroici, che in questo DLC andranno combinate con le Essenze elementali che si ottengono aprendo scrigni o sconfiggendo i nemici. Ognuna di esse ha un effetto diverso su ciascuna delle cinque influenze divine (aria, fuoco, terra, acqua e caos), che andranno a combinarsi alle abilità e ai poteri quali lo Scudo di Atena o la Forza di Eracle, ad esempio. Aggiungere una maggiore complessità in questo comparto invece riesce a donare al prodotto più profondità rispetto al classico albero di abilità, aggiungendo una leggera nota di RPG a questa action adventure.
L'ultimo cambiamento da menzionare che rende davvero unico Gli Dei Perduti rispetto ai suoi predecessori risiede nel dialogo con i personaggi che incontreremo, che sarà a scelta multipla ma con nessun tipo di influenza sulle vicende. Lo stile di questi box incarna l'anima del gioco, utilizzando un tocco inspirato ai fumetti, con tanto di immagini dei protagonisti in pose plastiche o espressioni buffe. La storia e le missioni secondarie scorrono abbastanza velocemente e incarnano tutto quello che Immortals Fenyx Rising è riuscito a costruire fin dal suo esordio, con enigmi mai eccessivamente complessi ma vari e non ripetitivi.
In conclusione, Gli Dei Perduti, seppur il più lontano in termini di meccaniche al gioco principale, riesce comunque a portare a casa un ottimo risultato, dandoci scorci e una manciata di ore in più da goderci in quello che è stato uno dei titoli più sorprendenti dello scorso anno. A conti fatti, il Season Pass, nonostante le tante idee espresse, non regge il confronto con l'avventura vissuta a dicembre ma offre un'esperienza che vale comunque la pena intraprendere, e portare così ad una naturale chiusura questo ciclo narrativo. Come si suol dire, tutto è bene quel che finisce bene.