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Impostor Factory recensione - Il nuovo To The Moon è una fiaba bella e triste

“Se hai bisogno di supporto emotivo, la soluzione è il riso. Ne vuoi un po'?”

Annunciato nel 2019, Impostor Factory è un gioco che si è sicuramente fatto attendere; si tratta del nuovo episodio principale della serie di titoli sviluppati da Kan Gao e la software house Freebird Games e, all'interno della timeline ufficiale, non viene identificato come terzo capitolo, bensì come "Episodio X".

Anche per quanto riguarda i protagonisti degli eventi narrati, questa volta il giocatore non vestirà i panni degli ormai conosciuti e amati Neil Watts ed Eva Rosalene, nonostante la storia si leghi strettamente alle vicende della Sigmund Corporation.

Non approfondiremo oltre, dato che ogni parola in più potrebbe essere considerata spoiler, ma possiamo garantire che Impostor Factory è un tassello estremamente importante e non va considerato come uno spinoff alla stregua di A Bird Story.

Realizzato ancora una volta con RPG Maker XP, Impostor Factory segue la storia di Quincy Reynald, un giovane uomo che, per ragioni inizialmente non chiare, è stato invitato a una festa esclusiva, organizzata all'interno di una strana - e a tratti inquietante - villa.

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Dopo aver fatto la conoscenza con gli assistenti dei padroni di casa, aver scoperto con un certo stupore che il gabinetto degli ospiti ha una tavoletta in oro e aver cercato, senza successo, del supporto morale da parte di un cuociriso parlante, il protagonista inizia a osservare alcuni strani e inquietanti fenomeni all'interno dell'edificio... come, ad esempio, la tendenza dei proprietari della villa di morire e tornare in vita, o il time-loop che sembra avviarsi ogni volta che lui si laverà le mani.

A un primo impatto, Impostor Factory sembra esplorare situazioni da "cena con delitto", con momenti quasi horror; eppure, fin dalle prime ore di gioco, appare chiaro che il gioco tratti un ventaglio tematiche estremamente mature, che spaziano dall'etica, fino al concetto stesso di vita e coscienza, ricordando in parte il Soma di Frictional Games.

Dal punto di vista delle meccaniche di gioco, Freebird Games ha scelto di proseguire per la strada imboccata con A Bird Story, rimuovendo del tutto ogni enigma ambientale e rendendo il titolo più vicino a un walking simulator estremamente lineare, piuttosto che a un'avventura grafica tradizionale.

Risobot dispenserà indimenticabili perle di saggezza.

In compenso, abbiamo percepito un ritmo della narrazione decisamente migliore che in passato, con la giusta calibrazione emozionale tra momenti drammatici/commoventi e quelli più leggeri, molti dei quali poggiano la propria base comica proprio sulla moderna meme culture e su numerosi rimandi alla cultura pop videoludica.

La maturazione di Kan Gao, come artista e narratore è quindi evidente, sia per gli argomenti discussi da Impostor Factory, che per la maniera con la quale questi temi vengono affrontati; per questo motivo, non nascondiamo una certa curiosità nell'immaginare quali potrebbero essere le diverse scelte dell'autore, nel caso in cui l'iconico To the Moon venisse pubblicato oggi.

La durata media dell'avventura si aggira intorno alle 5 ore, che possono aumentare leggermente nel caso in cui ci si soffermi a esplorare gli ambienti, i quali però presentano interazioni piuttosto limitate e quasi nessun segreto.

I protagonisti dell'avventura si faranno voler bene fin da subito.

I fan della serie noteranno senza dubbio l'assenza di Laura Shigihama dai crediti di gioco, la cui voce era stata presente nelle versioni vocal dei temi principali di To the Moon e Finding Paradise: la ragione, a detta dell'autore, è che il mood di Impostor Factory mal si adattava a questo tipo di musicalità e per questo motivo, infatti, l'OST prevede tracce esclusivamente strumentali.

In base al tipo di giocatore, Impostor Factory potrebbe rivelarsi una bella e triste fiaba, o una storia in grado di procurare profondo malessere emotivo. L'autrice di questa recensione si è sciolta in lacrime ai tempi di To the Moon, ma nel caso di Impostor Factory ha provato qualcosa di più simile a una condizione di lieve, ma costante commozione e preoccupazione per il destino che attendeva i protagonisti: va detto infatti che, nonostante il poco screentime, i personaggi del gioco riusciranno a farsi voler bene fin da subito.

Unica pecca del titolo? Rigiocarlo col senno del poi potrebbe far male più di quanto ci si possa aspettare.

Le prime fasi di gioco di Impostor Factory presentano un mistero che verrà risolto solo alla fine della storia.

Impostor Factory è senza dubbio l'opera più matura di Kan Gao. Le tematiche trattate potrebbero non rientrare nelle corde di tutti, così come si sente il vuoto lasciato dalle interazioni frizzanti tra i due protagonisti dei capitoli precedenti; tuttavia, l'autore sembra avere le idee chiare sulla direzione presa dalla sua saga, oltre che un sempre più affinato talento nel procurare devastazione emotiva ai giocatori.

8 / 10
Avatar di Lara Arlotta
Lara Arlotta: Scrive, blatera e videogioca, spesso contemporaneamente e da oltre due decenni. L'unico modo per fermarla è darle da mangiare, ma l'effetto è solo temporaneo. Sono ancora in corso delle indagini confidenziali per comprendere se si tratti di un essere umano o di una credibile riproduzione, inviata nell'era contemporanea da una civiltà eternauta.

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