Inafune contro l'industria giapponese
"Uno stato comunista".
Keiji Inafune ha lasciato Capcom lanciando qualche frecciatina nei confronti dell'industria giapponese, che in passato l'ex manager Capcom aveva attaccato a più riprese.
In un'intervista concessa al sito nipponico 4Gamer tradotta da NeoGAF, Inafune ha dichiarato che il problema principale dell'industria giapponese consiste nella trasformazione dei creatori di giochi in uomini d'affari.
"Per farla breve, è quasi uno stato comunista. Se lavori il più duramente possibile ci perdi tu. Se però non lavori duramente non puoi fare ottimi giochi. Questo vale per tutta l'industria, e Capcom non fa eccezione".
Inafune non risparmia nemmeno se stesso: "Non importa se il lavoro arrivava in ritardo, il mio salario era garantito ogni mese. In passato, a prescindere dalla qualità di un gioco vendevi 200 o 300 mila copie. Se era decente potevi arrivare a 500.000 copie. Quei giorni sono finiti".
"La competizione si è intensificata e i giocatori sono più smaliziati. All'estero ci sono più sviluppatori indipendenti. Il loro obiettivo è fare un blockbuster, far crescere la compagnia e fare un sacco di soldi. Il sogno americano".