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InMost - recensione

L'oscurità è una brace che non si spegne.

Spesso i "piccoli" giochi raccontano grandi temi con una delicatezza e un'originalità che le grosse produzioni, paradossalmente, non possono permettersi.

All'inizio di agosto abbiamo avuto l'occasione di provare una breve demo PC di InMost e ne eravamo rimasti piacevolmente colpiti, ma ora che il gioco è arrivato su Switch possiamo tranquillamente affermare che la console Nintendo è la piattaforma pressoché perfetta per un gioco di questo tipo, che fa della pixel-art un'arma molto affilata con cui raccontare la propria storia.

Una mostruosa attenzione per i dettagli e l'accurata scelta delle diverse palette di colori hanno permesso ad InMost di elevarsi nettamente sopra la media dei titoli Indie. Gli sviluppatori hanno profuso moltissimo tempo nel realizzare anche il più piccolo particolare, dalla luce tremula di una lanterna al soffio del vento che spazza le foglie, ma il risultato premia alla grande i loro sforzi.

Come vi avevamo già raccontato in occasione della preview, il gioco segue le storie di tre personaggi, di cui dovrete prendere il controllo a fasi alterne in base all'incedere della storia. Una bambina rimasta sola in una casa coloniale piena di strane presenze, un uomo di mezza età perso in un luogo oscuro e labirintico, e un cavaliere immerso in uno scenario solo apparentemente deserto. I tre si dividono la scena in egual misura e a loro modo dovranno fronteggiare le figure spettrali che li perseguitano.

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La bambina è il personaggio apparentemente più fragile: può muoversi lentamente e vestendo i suoi panni non potrete fare altro che cercare di sottrarvi alle ombre spostando gli oggetti che vi consentiranno di raggiungere la meta prefissata. L'uomo "comune" invece può saltare e il gameplay che lo vede protagonista ricorda da vicino quello di Limbo, con un equilibrato mix di sezioni platform 2D e risoluzione di enigmi ambientali. Il cavaliere, infine, è l'unico a dare battaglia alle sue sfuggenti nemesi e può anche utilizzare una sorte di rampino, ma tali strumenti non lo mettono del tutto al sicuro dalla morte.

Luce e oscurità, speranze e traumi insanabili, debolezze del tutto umane che nutrono entità che di umano non hanno nulla. I semplici elementi di gameplay di InMost veicolano messaggi decisamente seri, espressi spesso attraverso le frasi che alcuni NPC rivolgeranno ai protagonisti.

Non possiamo approfondire troppo questo argomento perché viaggeremmo pericolosamente sul confine dello spoiler. Ciò che possiamo consigliarmi è di non fermarvi alla parte meccanica del gioco perché rischiereste di bollarlo come "un altro indie tutto fumo e niente arrosto".

Ascoltate sempre quello che gli NPC vi diranno: dietro a frasi apparentemente semplici possono nascondersi significati profondi.

Il sonoro gioca un ruolo estremamente importante in InMost e anche sotto questo profilo Chucklefish ha dimostrato di saper fare le cose nel migliore dei modi. Anche su una console dalle potenzialità audio non mostruose come Nintendo Switch il gioco rende piuttosto bene, ma se avete una buona cuffia vi consigliamo di utilizzarla per apprezzare al meglio gli eccellenti effetti sonori, capaci di penetrare i vostri padiglioni auricolari con una pulizia quasi cristallina. La colonna sonora non è particolarmente varia ma il mood che riesce a trasmettere è perfettamente in linea con le atmosfere non proprio allegre del gioco.

Altrettanto eccellente è la pixel-art con cui il team è riuscito a disegnare le non facili atmosfere del gioco. Anche in questo caso vi consigliamo di non fruirne in modo sbrigativo ma di gustare ogni schermata con calma, apprezzandone dettagli a volte impercettibili come il fruscio del vento che muove le foglie, il baluginio delle lanterne che rischiarano una stanza altrimenti buia o anche un semplice gatto, formato da una manciata di pixel che riescono però a trasmetterne l'elegante passo felpato.

I mostri che incontrerete sulla vostra strada rappresentano per molti versi le debolezze che le loro controparti umane nascondono.

Vi saranno sufficienti circa 4 ore per arrivare all'epilogo, ma ciò di cui vi stupirete avvicinandovi a questo ennesimo traguardo sarà il modo in cui le diverse storie si connetteranno tra loro per stringersi in un climax che vi si avvinghierà e non vi lascerà andare se non ben dopo la chiusura dei titoli di coda.

8 / 10