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Islets | la recensione

Una strizzata d'occhio a Hollow Knight e tanta passione.

Kyle Thompson è un altro talentuoso sviluppatore solitario, che cerca fortuna nell'affollato universo dei videogiochi facendo affidamento solo sulla sua abilità e sull’appoggio di un publisher indipendente. E di abilità il ragazzo ne ha da vendere, a giudicare dal risultato ottenuto con Islets, che va ad infoltire la già affollatissima schiera di Metroidvania disponibili sul mercato.

Fin dal primo sguardo la fonte d'ispirazione principale appare chiara: Hollow Knight. Personaggi ed ambientazioni disegnate a mano, un protagonista scattante e simpatico e comandi ridotti all'osso che facilitano l'apprendimento delle meccaniche di gioco. Avere gli ingredienti giusti però non significa automaticamente azzeccare la ricetta e di strada da fare per raggiungere il livello del capolavoro del Team Cherry o di altri illustri esponenti del genere, ce n'è parecchia. Thompson, tuttavia, non è nuovo alla creazione di mondi fantastici abitati da esserini dalle forme e dai poteri straordinari. Per constatarlo recuperate la sua unica opera precedente, Sheepo, una piccola gemma.

Fossimo in voi non faremmo troppo affidamento sull'auto-targeting delle frecce, che ogni tanto sembra perdere un po' la bussola.

Il protagonista di cui sopra si chiama Iko e sembra uscito da La Città Incantata del maestro Miyazaki. È un tipino sveglio che vive alla giornata girovagando sulla sua piccolissima nave volante, alla ricerca di un modo per sbarcare il lunario. Non sa che nel suo destino c'è la gloria e che nel suo cuore si nasconde il coraggio e l'intraprendenza di un eroe. Intraprendenza che porterà lui e voi a fronteggiare una missione importante: risanare i nuclei magnetici di un arcipelago di misteriose isole fluttuanti che rischiano di crollare, portando con loro tutti gli esseri viventi che da secoli le abitano. Non si tratta di una semplice opera di ingegneria: dietro a questa brutta situazione c'è ovviamente una minaccia che Iko dovrà fronteggiare.

La storia di cui abbiamo appena descritto l'incipit non ha la semplice funzione di collante narrativo fine a sé stesso. Oltre ad essere sviluppata egregiamente nel corso dell'avventura, fornisce anche il setting perfetto per un gioco di questo tipo. Il fatto che il mondo in cui ci si muove sia sospeso e interconnesso rappresenta il proverbiale “cacio sui maccheroni” per un Metroidvania e in Islets funziona davvero bene. L'esplorazione progressiva avviene attraverso la riconnessione delle isole, alle quali avrete accesso man mano che le abilità di Iko aumenteranno di numero e importanza. Moltissimi passaggi segreti e sezioni nascoste andranno cercate con perizia perché spesso saranno dannatamente ben celate allo sguardo. Un classico, insomma, che però viene reso un pelo più originale proprio dalla particolare ambientazione del gioco.

Viste le “dimensioni” del gioco era fuori luogo aspettarsi una localizzazione in Italiano, ma l'Inglese utilizzato non è particolarmente complesso.

Iko dovrà infatti trovare modi spesso originali per raggiungere tutte le location del gioco e l'esplorazione lineare iniziale presto offrirà biforcazioni che metteranno in crisi soprattutto i giocatori appartenenti alla categoria “completisti”. Occhio però perché come sempre i terreni meno battuti che conducono alle ricompense più importanti sono anche quelli più pericolosi. Di tanto in tanto potreste ritrovarvi chiusi in mini-arene che improvvisamente si popoleranno di nemici e dalle quali non potrete uscire prima di averli eliminati tutti.

Non mancano ovviamente i boss, spesso caratterizzati in modo originale sia nell'estetica che nei pattern di attacco ma che in alcuni casi sono risultati un po' troppo “sgravati”. In un paio di occasioni ci siamo trovati di fronte ad impennate del livello di difficoltà fin troppo improvvise, caratteristica che come ben sappiamo fa parte del DNA dei Metroidvania, ma che nel caso di Islets non è stata opportunamente bilanciata.

Fortunatamente il piccolo protagonista non è uno che si tira indietro quando si tratta di combattere. Pur non essendo una macchina da guerra e non avendo il “phisique du role” dell'eroe ipertrofico, sa maneggiare piuttosto bene e agilmente le sue due armi, una spada e un arco, che tra l'altro con il procedere del gioco verranno progressivamente potenziate con nuovi poteri. Questi oltre a renderlo più potente e versatile negli scontri diretti gli forniranno anche nuovi strumenti di esplorazione.

Man mano che le isole si riconnettono tra loro la mappa aumenta di dimensioni. Orientarsi non è sempre facilissimo.

In alcuni casi potrà usarli per creare delle piattaforme temporanee o per disegnare dei glifi in grado di sbloccare nuovi percorsi. Tra un'isola e l'altra dovrà anche fare affidamento sulla sua barchetta fluttuante, anch'essa “upgradabile”, con la quale dovrà affrontare anche brevi sezioni da sparatutto a scorrimento che sfoceranno in battaglie simili a quelle affrontate nei bullet-hell shooters... anche loro da non sottovalutare assolutamente.

A tal proposito è doveroso sottolineare che lo stesso problema appena descritto per i boss è riscontrabile anche in alcune sezioni platform. Passati i primi, semplici biomi, ci siamo imbattuti in alcune fasi di gioco che hanno messo fin troppo duramente alla prova anche avventurieri navigati come noi, con sequenze di salti che richiedono una precisione da hardcore-platform che puniscono senza appello anche l'errore più veniale.

Il design del gioco resta comunque generalmente ottimo e i difetti appena descritti possono essere facilmente mitigati da una patch correttiva che renda un po' meno aggressivi e potenti un paio di boss e allunghi leggermente il timing di salto. Patch che però nel momento in cui scriviamo non è ancora arrivata.

Le sezioni a bordo della navicella danno un po' di varietà in più all'avventura, ma guai a sottovalutarle.

Praticamente non c’è nulla da eccepire per quanto riguarda il comparto tecnico, soprattutto se si tiene conto che solo due persone hanno speso anni di sudore e risorse su Islets. Esteticamente il gioco si fa volere bene nonostante non sia la stella più scintillante del firmamento e anche musicalmente parlando l'avventura viene contrappuntata da una colonna sonora numericamente non vastissima ma comunque puntuale nel caratterizzare le diverse ambientazioni e situazioni.

Gli ultimi anni sono stati estremamente floridi per il genere Metroidvania. Chi vi scrive ne è un fan e si è sollazzato a più riprese con titoli ben noti quali Axiom Verge 2 e Ori and the Will of the Wisps, ma anche con gemme più nascoste quali Unsighted, Gato Roboto e They Always Run. Proprio per questo vi consigliamo di mettere nel vostro radar questo Islets, in primis per i suoi innegabili pregi attuali ma anche per ciò che il gioco potrebbe diventare con qualche piccola correzione in corsa.

7 / 10