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Jolly Rover

Pirati e avventure… ancora?!?

Esiste una teoria secondo la quale qualunque produzione letteraria può essere ricondotta a un numero ridotto di archetipi, trame "maestre" da cui è possibile derivare una serie infinita di intrecci e avventure.

Se provassi ad applicare lo stesso paradigma alle avventure grafiche, soprattutto quelle a partire da metà anni '90 in avanti, credo che il fronte piratesco, legato in maniera più o meno diretta al mondo di Monkey Island, andrebbe a buon diritto nel novero di questi temi fondanti, grazie alle numerose derivazioni e propaggini che si sono susseguite nel tempo.

E quasi a voler trovare la prova del nove, quella di cui vi sto parlando a questo giro è, con poca fantasia, l'ennesima variazione sul soggetto frutto degli sforzi di Brawsome, un giovane team australiano specializzato nella produzione di avventure vecchio stile.

Cosa dovrebbe spingere quindi il giocatore di turno a imbarcarsi in qualcosa a forte rischio dejà-vu? A conti fatti vi devo confessare che effettivamente delle motivazioni ci sono, ma è importante capire con precisione quali e soprattutto per chi, onde evitare di trovarsi davanti ad aspettative deluse.

Il linguaggio di Jolly non ha esattamente il colore del gergo piratesco.

Innanzitutto, a dispetto di quanto potreste immaginare, la prima grossa differenza sta nei protagonisti, qui presenti in cane e ossa. Sì, avete letto bene, non si tratta di un errore di battitura, ma l'universo in cui vi troverete a muovervi è popolato unicamente da quattro zampe antropomorfi, con tutta la serie di battute e doppi sensi che tale situazione può implicare.

Nei panni del buon Jolly Rover, un tenero bassotto orfano di padre, il vostro compito sarà quindi quello di cercare di riscattare il vostro destino, trovando quella fortuna che vi permetterà di seguire le orme paterne e iniziare una sfavillante carriera nel mondo del circo.

Come e in che modo arriverete al vostro obiettivo sarà il succo di una storia che, dipanandosi in tre grandi atti legati ognuno a un'isola specifica, vi porterà a rileggere il vostro destino e raggiungere quello che a tutti gli effetti possiamo definire un futuro roseo.

Nonostante la buona fattura stilistica, le ambientazioni segnano il passo dal punto di vista della potenza grafica messa in campo.

Fin qui credo abbiate tuttavia realizzato che a livello di trama non siamo nel paradiso dell'eccellenza o dell'originalità, sebbene ci sia qualche spunto interessante nelle brevi scene di intermezzo, attimi in cui il gioco raggiunge dei livelli di poeticità non indifferenti.

Dove sicuramente Jolly Rover gioca le sue carte migliori non è infatti tanto nell'intreccio o nell'ironia in cui il giocatore si trova a vivere, ma piuttosto nella semplicità e funzionalità dell'interfaccia e del gameplay, talmente "accoglienti" che a caldo mi sento già fin d'ora di consigliarlo a chiunque voglia provare a muovere i primi passi nel mondo delle avventure grafiche.

Ogni vostra mossa verrà svolta semplicemente con l'ausilio di un semplice click, movimento capace di racchiudere in maniera sintetica qualsiasi azione doveste necessitare: parlare, raccogliere o esaminare, tutto viene svolto in maniera estremamente intuitiva e naturale.

A cascata anche gli enigmi si difendono bene, sviluppandosi in maniera logica e lasciando al giocatore l'accogliente sicurezza di sapere sempre come muovere il passo successivo, senza rischiare mai di rimanere bloccati; se poi doveste proprio essere in difficoltà, il sistema di aiuti interni vi verrà incontro, suggerendovi la strada da intraprendere senza sciabola ferire.

Il trailer di lancio.
Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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