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Journey To The Savage Planet - prova

Typhoon Studios e 505 Games ci riportano nello spazio.

Che Journey To The Savage Planet fosse un videogioco interessante lo avevamo già capito a luglio quando, in occasione dell'E3 di Los Angeles, avevamo avuto il primo contatto con questo progetto. A distanza di qualche mese da quell'incontro e a circa 40 giorni dalla sua uscita ufficiale siamo tornati ad esplorare la colorata superficie di... un pianeta sconosciuto! Il tutto grazie ai potenti mezzi della Kindred Aerospace, nientemeno che la quarta migliore compagnia di esplorazione spaziale di tutto l'universo!

Poco importa se il riconoscimento è stato coniato dalla azienda stessa o se sono solo quattro gli operatori che spostano merci e cose nello spazio. L'efficiente Javelin ci ha portato senza indugi a destinazione e ci ha messo a disposizione tutti gli strumenti necessari per portare a termine la missione. O quasi.

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In effetti sul Javelin c'è ben poco di quello che serve per esplorare il misterioso pianeta sul quale metteremo piede. C'è un vecchio computer dotato di un sistema operativo che fa sembrare Windows 3.11 il futuro. Qui riceveremo le mail (spesso dalla mamma) e visioneremo le folli comunicazioni inviate da Martin Tweed, il CEO della Kindred Aerospace. C'è anche una sorta di teletrasporto fondamentale per poter richiamare in ogni momento un compagno di avventure, con il quale condividere in qualunque momento la nostra esperienza. Infine c'è una stampante 3D grazie alla quale potremo costruire tutti gli oggetti e le nuove tecnologie che scopriremo durante l'avventura.

Quindi, a ben vedere, la nave è sprovvista di qualunque cosa che abbia un senso in un pianeta lontano e disabitato, ma grazie alla stampante 3D potremo costruirci tutto il necessario, rendendo in qualche modo veritiera l'affermazione fatta qualche riga più su.

Il tono usato durante tutta l'avventura di Journey To The Savage Planet è, prevedibilmente, sempre sopra le righe. Sulla carta, infatti, l'opera di Typhoon Studios è una sorta di moderno Metroid Prime, un'esperienza confezionata per tenere compagnia una dozzina di ore, magari collaborando con un amico. Una longevità sulla carta non eccezionale, compensata però dal prezzo budget del gioco (in questo momento è a 26,99 euro sull'Epic Games Store) e dalla promessa di un'avventura compiuta, nella quale è stato lasciato fuori tutto il superfluo per concentrarsi su quello che interessa maggiormente: il gameplay.

Ogni bioma ha un aspetto, dei nemici e delle sfide tutte particolari.

Come dicevamo la fonte di ispirazione è una delle più nobili: Metroid Prime. La trilogia capolavoro di Nintendo, nata a cavallo tra GameCube e Wii, forse non è tra i giochi di maggior successo della grande N, ma ha sicuramente lasciato indelebili ricordi in tutti coloro che l'hanno giocata. Il capolavoro di Retro Studios, infatti, mescolava esplorazione con con dei rompicapo, l'analisi dell'ambiente con adrenalinici combattimenti.

Un mix che sembra essere presente in Journey To The Savage Planet con, ovviamente, una grossa differenza per quanto riguarda il tono di tutta l'avventura. Typhoon Studios ha fatto di tutto per rendere ogni aspetto del suo gioco divertente, dal design dei mostri ai folli video tutorial che scandiscono il progredire dell'avventura, recitati da un attore poco conosciuto, ma bravissimo, che ricorda un po' Dwight Schultz, il Murdock dell'A-Team.

Per il resto l'avventura è molto rigorosa: dovremo aggirarci per questo misterioso pianeta, diviso in biomi molto diversi tra di loro, alla ricerca di prove che l'ambiente sia adatto alla vita dell'uomo. Ovviamente ben presto scopriremo che la nostra missione non sarà così semplice e dovremo esplorare a fondo ogni angolo del pianeta, così da scoprire indizi che ci consentiranno di comprendere cosa sia successo alla misteriosa civiltà che un tempo viveva in queste terre.

Il design è interessante, l'uso dei colori azzeccato e l'aspetto estetico piacevole.

Per far ciò dovremo sia scansionare ogni oggetto di interesse, che va dalle strambe creature che popolano la superficie all'altrettanto strana fauna, sia recuperare quella tecnologia perduta fondamentale per raggiungere i luoghi più inaccessibili. Come ogni metroidvania che si rispetti, infatti, ogni mappa presenta diverse sezioni apparentemente irraggiungibili, che possono essere esplorate solo una volta che si sarà padroneggiata una speciale tecnica o costruito un particolare oggetto. Ecco spiegata l'importanza della stampante 3D del Javeline: sarà lei che, grazie ai materiali raccolti sulla superficie, consentirà di equipaggiare un jetpack grazie al quale planare per lunghi tratti, un rampino in grado di attaccarsi a piante e mostri, proiettili elettrici coi quali incapacitare per qualche secondo determinati nemici. E così via.

Dall'apparente semplicità del primo bioma si passa ad una verticalità molto accentuata nel terzo ambiente, nel quale occorrerà esibire coordinazione e tempismo piuttosto marcati per saltare da un appiglio al successivo e raggiungere la sommità di una montagna sospesa nel vuoto dove, ovviamente, è nascosto l'obiettivo della nostra missione.

Già dal terzo ambiente le cose si complicano: saltare da una roccia all'altra richiederà coordinazione e un pizzico di inventiva.

Journey To The Savage Planet è dunque un action-adventure in prima persona, che dà il meglio di sé se giocato in cooperativa, e che non disdegna qualche sparatoria. A spingere il giocatore in avanti, oltre al desiderio di scoprire cosa si sono inventati gli sviluppatori, c'è un canovaccio sempre sopra le righe, in grado di intrattenere durante l'esplorazione.

Un'intelligenza artificiale, infatti, ci accompagnerà per tutto il viaggio a volte dando suggerimenti, ma più spesso dicendo cavolate. Coloro che volessero un'esperienza più riflessiva, però, potranno scegliere quanto questa voce parlerà, limitando in questo modo i suoi interventi ai dialoghi fondamentali per comprendere la trama del gioco.

Journey To The Savage Planet si conferma dunque una produzione interessante, scritta bene e divertente da giocare. Va però messo tutto in prospettiva: si tratta di un team indipendente che porterà sul mercato un prodotto dal prezzo budget. In questo modo si potranno apprezzare meglio tutte le qualità dell'esperienza, l'intelligenza del level design o lo stile sopra le righe col quale è scritto ogni dialogo.