Judgment - recensione
Yakuza Studio torna alle origini.
Tutti gli amanti di Yakuza dovrebbero tenere in considerazione Judgment. L'ultima fatica di Toshihiro Nagoshi e Yakuza Studio, infatti, condivide più di un elemento con la celebre serie di Sega.
I fan di Kazuma Kiryu impiegheranno ben poco sia a comprendere le dinamiche di gameplay, sia a orientarsi tra le strade di Kamurocho, l'ormai mitica rivisitazione del distretto a luci rosse di Shinjuku, che ha fatto da sfondo a tutti i capitoli ufficiali.
Tutto, dal nome dei locali alla posizione dei vari intrattenimenti, è esattamente dove dovrebbe essere. In questo modo si ha sempre l'impressione che da un momento all'altro il Drago di Dojima o uno dei suoi folli subalterni possa comparire da dietro l'angolo, ma sarebbe altresì stato bello poter esplorare anche qualche zona inedita.
Il cast di personaggi e il lavoro del protagonista sono quello che differenziano maggiormente Judgment dagli Yakuza. Yagami Takayuki, infatti, nonostante un passato turbolento e più di un legame con il clan Tojo, la famiglia che controlla questa parte della città, è un detective privato dal ferreo quanto peculiare codice morale. Un senso del dovere che lo ha spinto ad abbandonare la carriera d'avvocato dopo aver sbagliato clamorosamente a giudicare un cliente, lasciato a piede libero nonostante le tendenze da serial killer.
Il suo, però, è stato solo un passo di lato: nelle vesti di investigatore privato, Tak aiuterà spesso i suoi ex colleghi a trovare le prove necessarie per vincere i loro casi. Ed è nell'esercitare la sua professione che il protagonista si esibisce in azioni indite per la serie. Nel corso dell'avventura, infatti, dovremo analizzare la scena del crimine alla ricerca di indizi, pedinare persone sospette o sorvegliare aree protette grazie ad un agilissimo drone. Una volta raccolti tutti gli indizi necessari dovremo presentarli ai nostri clienti per comprendere cosa sia successo in realtà, e mettere all'angolo (o scagionare) il sospettato.
Se in prima battuta queste novità portano una boccata fresca ad un genere un po' troppo conservativo, a lungo andare la ripetitività e la linearità di questi compiti smorzano un po' la loro carica innovativa. È vero che la natura del gioco non può prevedere grossi bivi ma spesso non si viene nemmeno messi di fronte ad un game over: si è semplicemente costretti a scegliere la soluzione corretta.
Per il resto le attività presenti a Kamurocho sono quelle di sempre. Si va dalla sala giochi nella quale gustarsi i classici coin-op di SEGA, o una rivisitazione degli stessi, ad attività parallele come il batting range o il gioco d'azzardo. Ovviamente non mancheranno casi secondari nei quali mettere a frutto le abilità di Tak, oggetti da collezionare (come i vinili) e tantissime persone da incontrare. Con alcune si instaurerà immediatamente un buon rapporto, anche sentimentale, con altre invece sarà battaglia.
In Judgment torna immutato il connubio tra esplorazione, fasi narrative e combattimenti che batte nel cuore della serie di Yakuza, ma affonda le sue origini in Shenmue. Il sistema di combattimento è preso di peso dagli ultimi capitoli della serie, Yakuza 0 in particolare: Tak può alternare due stili, uno adatto alla lotta con gruppi di nemici e l'altro per i confrontarsi coi boss più coriacei.
Ovviamente si potranno utilizzare gli oggetti a portata di mano per infliggere dolorosissime punizioni ai malcapitati, speciali pozioni capaci di potenziare temporaneamente la forza e migliorare le abilità del protagonista. Tak, infatti, potrà apprendere nuove mosse, diventare più forte e veloce, ma anche imparare alcune competenze molto utili durante le fasi di esplorazione. Una mano più ferma consente di superare agilmente i due minigiochi pensati per aprire le serrature chiuse, mentre una sorta di sesto senso aiuta a scovare gli indizi sul luogo del delitto o a ricordarsi quali chiavi aprono una determinata porta.
Nonostante queste novità la formula utilizzata, più essenziale rispetto a quella degli ultimi Ryu ga Gotoku, è probabilmente quella più fedele alle origini della serie. Le avventure di Tak, infatti, mancano di quel folle umorismo che ultimamente ha permeato l'epopea di Kiryu e mantengono un tono sempre serio e anzi spesso drammatico. Non mancano le facilonerie tipiche di Nagoshi-san, per esempio alcune trame sono chiuse in maniera un po' troppo buonista, direbbero alcuni, ma complessivamente Judgment è scritto in maniera eccellente e non manca di sorprendere con alcuni colpi di scena. Alcuni dei quali piuttosto cruenti.
In questo modo non sarà difficile appassionarsi all'epopea del protagonista e difficilmente ci si stancherà durante la sua discesa nell'inferno. Le strade della città, infatti, se inizialmente sembreranno più calme ed accoglienti che in passato presto si popoleranno di bulli di strada, affiliati con la Yakuza e gentaglia di varia natura. L'unica cosa che li accomunerà sarà la voglia di fare la pelle a Tak. Per fortuna questi incontri saranno piuttosto semplici. Decisamente più impegnativi risulteranno essere gli incontri con i vari boss disseminati lungo la storia. Questi non saranno pazzi furiosi come gli avversari di Kiryu, ma saranno sufficienti a farci penare un po'.
Sarà durante questi scontri che noteremo come il sistema di combattimento, per quanto oliato, presenti ancora degli enormi margini di miglioramento nella lettura dei colpi, l'interazione con l'ambiente e la gestione della telecamera. L'ossatura del gioco, infatti, appare quella di sempre, nonostante si siano fatti enormi passi in avanti sia nelle animazioni dei personaggi, sia nellivello di dettaglio raggiunto dalla città. Peccato che le strade da attraversare siano sempre le stesse e non sia stato aggiunto nulla alla mappa originale. Un paio di isolati in più o addirittura un quartiere inedito, non avrebbero sicuramente disturbato, anzi.
Una menzione d'onore va comunque all'interpretazione di Kimura Takuya, il famoso attore giapponese che ha prestato il volto a Yagami Takayuki, nonostante faccia un po' troppo il figaccione e sia troppo vecchio per il personaggio che interpreta, ovvero un giovane detective squattrinato ai margini della società. Il suo volto e la sua interpretazione sono comunque notevoli e danno maggior spessore a tutta la storia.
Nel complesso, però, Judgment non riesce a far compiere il definitivo salto qualitativo alle opere dello Yakuza Studio. Le nuove meccaniche di gameplay infatti sono piuttosto monotone, il sistema di combattimento è poco preciso e Kamurocho, nonostante trasudi fascino da ogni poro, dopo poche ore non riserverà più segreti. Se ancora ne aveva.
In compenso Judgment riesce a stupire con la sua rinnovata voglia di raccontare una storia matura, ricca di colpi di scena e soprattutto intrigante. Le tante attività collaterali sono state messe nuovamente sullo sfondo dell'avventura, in modo da dare vivacità e spessore al quartiere senza divenire il vero e proprio vettore di tutta l'esperienza.
Il risultato è uno dei capitoli di Yakuza più avvincenti degli ultimi anni. Una cosa ironica, dato che Judgment non è nemmeno parte integrante della serie. Il suo essere una storia autoconclusiva aiuta vecchi e nuovi fan a comprendere tutte e sfumature della vicenda, senza doversi leggere decine di pagine di Wikipedia solo per capire chi è e che peso ha all'interno del gioco Junji Sugiuchi.
Il nuovo protagonista, inoltre, ha consentito al team di inserire degli elementi di modernità all'interno dell'avventura. Il magnetico quanto ingombrante carisma di Kazuma Kiryu, infatti, ha impedito di inserire alcune nuove attività nel gioco, giudicate incompatibili con il carattere e la storia del Drago di Dojima.
Judgment quindi è un esperimento riuscito, che non riesce a correggere alcuni problemi atavici della serie, ma riesce a mantenere inalterato il suo affascinante connubio tra narrazione, personaggi memorabili e gameplay.