Just Cause 2
L'importante è imparare dai propri errori...
Guardando i singoli dettagli, infatti, saltano all'occhio alcune imperfezioni, e nella build da noi provata il pop-up risultava ancora piuttosto marcato, ma il colpo d'occhio generale è comunque migliore rispetto a quello del precedente capitolo.
I colori sono accesi e piacevoli, e l'isola di Panau si distingue per una serie di scorci paesaggistici davvero d'impatto. La vasta ambientazione, inoltre, questa volta si distingue per una maggior varietà, offrendo anche picchi innevati oltre alle sempre apprezzate spiagge accarezzate dal mare.
Sul fronte del gameplay tornano ancora una volta il rampino e il paracadute retrattile, segni distintivi del primo Just Cause, le cui dinamiche sembrerebbero essere state raffinate in questo nuovo episodio.
Fortunatamente non è più possibile aprire il paracadute mentre si sta a terra (a volte, in Just Cause, ci si ritrovava a svolazzare allegramente nel bel mezzo di una sparatoria solo per aver premuto per caso il tasto sbagliato), e sono stati apportati altri piccoli ritocchi per cercare di rendere più godibile l'intera esperienza.
Ovviamente la struttura sandbox sarà ancora lì, pronta a permettere al giocatore di scegliere autonomamente le missioni da compiere e l'approccio con cui portarle a termine.
Dalla nostra prova su strada, tuttavia, non sembrerebbe che le promesse del team di eliminare i tempi morti del primo capitolo siano state del tutto mantenute.
Certo, negli oltre 1000 km quadrati di terreno esplorabile rappresentato dall'isola di Panau ci sono decine di aree da esplorare e mettere a ferro e fuoco, ma in generale sembra, almeno nel codice da noi provato, che il giocatore sia abbandonato troppo a se stesso.
Questo eccesso di libertà si manifesta dopo un inizio abbastanza guidato, che in effetti lascia sperare in ritmi di gioco serrati e adrenalinici. Una volta completata la fase introduttiva, invece, il fuoco si spegne, e ci si ritrova abbandonati nel solito ambiente enorme senza uno scopo vero e proprio.