Katamari Forever
Uno stanco rotolare.
Il primo Katamari Damacy, l'originale datato 2004 rimasto inedito nel Vecchio Continente, è a mio avviso uno dei dieci migliori giochi della storia del videogiochi. Ricordo ancora come se fosse ieri il senso di meraviglia e di incredulità dinnanzi ad un concept tanto assurdo, la sorpresa nel constatare che le meccaniche ludiche ed i controlli funzionavano in maniera entusiasmante, la freschezza di quel surreale universo cubettoso dai colori pastello. Che tempi, che capolavoro.
A 5 anni (e soprattutto 3 seguiti...) di distanza, ecco che fa la sua comparsa in esclusiva su PlayStation 3 Katamari Forever, ennesimo capitolo dedicato alle rutilanti (e rotolanti!) avventure del Principe e dei suoi strambi cugini: con 30 livelli, nuove possibilità di controllo del Katamari ed inediti filtri grafici per variare l'appeal estetico dell'insieme sarà nuovamente un trionfo?
Ahimè, non proprio. Come del resto aveva già intuito il geniale Keita Takahashi, folle game designer che dopo aver partorito il primissimo capitolo ha deciso di abbandonare la serie, l'effetto novità è la linfa vitale di Katamari Damacy, ed è ormai triste prendere atto di come un progetto un tempo controcorrente ed originalissimo sia stato biecamente trasformato in una saga dedicata al milking più selvaggio ed impietoso.
Intendiamoci bene: non parliamo di una serie rovinosamente passata dalla stelle alle stalle in stile Perfect Dark, quanto piuttosto dello stesso (splendido) titolo ossessivamente riproposto senza novità di sorta, spacciandolo di volta in volta come sequel e finendo così per compromettere quel non comune feeling da gioco “speciale” che contraddistingueva in modo strepitosamente cristallino il capostipite.
Katamari Forever finisce così per accomunarsi al consolidato trend, risultando più simile ad un tributo che ad un vero e proprio cambio di pagina: se del resto il pieno supporto alla risoluzione a 1080p viene spacciato per una delle feature più significative del prodotto appare evidente come la situazione sia ancora una volta quella di sempre.
Non mancano ad ogni modo marginali novità comunque interessanti e godibili: prima di tutto i livelli sono un convincente mix di vecchio e nuovo (gli stage recuperati dai vecchi episodi saranno addirittura in bianco e nero, con il colore da ripristinare rotolando!), così come graditi sono il Prince Hop ed il King Shock, rispettivamente una mossa con cui far saltare il Katamari ed un power up con effetto calamita sugli oggetti. Inspiegabile invece la mancanza del multiplayer online già presente su X360 in Beautiful Katamari, con le classifiche online che sanno di magro contentino inserito per allungare in qualche modo la longevità.
Un discorso a parte va fatto invece in merito alla realizzazione tecnica: è innegabile che parte dell'appeal di Katamari Damacy sia dovuto alla clamorosa atmosfera nippo-delirante ed alla direzione artistica basica e cubettosa, ma è altrettanto evidente che quello che funzionava alla grande su PlayStation 2 non possa più stupire se riproposto senza consistenti upgrade (per non parlare di rivoluzioni...) su PlayStation 3. Ed in questo senso le pur piacevoli varianti in cel shading o effetto sketchato assicurate dai numerosi filtri inseriti per l'occasione non riescono ad evitare un effetto “oldgen” complessivamente indigesto in un titolo venduto a 49.90 Euro.
Senza troppi giri di parole, Katamari Forever rimane un'esperienza genuinamente divertente consigliata a chiunque (automaticamente imprescindibile per chi non si fosse mai avvicinato alla serie, potendo aggiungere anche un paio di punti in più allo score finale!), eppure è difficile mascherare una certa delusione di fondo: alla quinta incarnazione la formula funziona ancora e rotolare è sempre un piacere, ma la saga ha disperatamente bisogno di innovazioni piuttosto radicali per ritrovare l'unicità di una volta. Ora la palla, anzi il Katamari, passa nuovamente a Namco.