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King of Seas - recensione

Tutti all'arrembaggio.

Quello dei pirati è uno di quei temi che non invecchia mai, come i dinosauri e i robottoni. Nonostante questo, le produzioni di questo tipo apparse negli ultimi anni si contano sulle dita di una mano, tra un Sea of Thieves di Rare e l'ancora disperso Skull and Bones di Ubisoft. A queste possiamo aggiungere King of Seas, una produzione tutta italiana che porta la firma del team di 3DClouds.

L'incipit narrativo è abbastanza semplice. Dopo una movimentata battaglia tra i marinai e i pirati, questi ultimi ne sono usciti sconfitti e decimati, e per i mari di tutto il mondo, anche a distanza di secoli, sussiste ancora una situazione di pace, salvaguardata dal Regno dei Sette Mari. Noi giocatori vestiremo i panni di uno dei due figli del re, Lucky o Marylou, a seconda del sesso scelto all'inizio dell'avventura.

All'avvicinarsi della nostra maggiore età giunge così il momento di mettere in campo tutti gli insegnamenti ricevuti durante la crescita, e ci avventuriamo su un'imbarcazione per compiere alcune missioni insieme a diverse figure chiave del governo.

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Durante la nostra assenza, però, nostro padre muore misteriosamente, veniamo incastrati come autori del delitto e la nostra imbarcazione affondata. Fortunatamente sopravviviamo, quasi per miracolo, e un gruppo di pirati capitanati da D. Morgen ci salva la vita. Inizia così la nostra avventura da fuorilegge, alla ricerca della verità circa la prematura dipartita di nostro padre e la riconquista del trono, tra scorribande e battaglie navali.

Superata una fase iniziale in cui si viene introdotti alle meccaniche base del gameplay, al giocatore viene concesso un buon grado di libertà. È sempre presente una quest principale da seguire ma di fatto c'è la possibilità di solcare liberamente i mari, ingaggiare in battaglia le altre imbarcazioni, fare esperienza e potenziare il proprio arsenale.

Il mondo è generato proceduralmente, dunque bisogna adattarsi a quello che viene offerto. Messi da parte gli incarichi secondari che si possono prendere nei vari punti di attracco, le attività più comuni prevedono l'affrontare altre imbarcazioni, dalle quali ottenere bottino di vario tipo, o saccheggiare tesori sparsi per le isole o alla deriva nelle acque. Tutte attività che però diventano ben presto ripetitive.

Il giocatore veste i panni di Lucky o Marylou, uno dei due figli del re e legittimo erede al trono.

Le meccaniche di combattimento sono abbastanza semplici e di base prevedono l'utilizzo dei cannoni sui due lati della nave, che si limitano a sparare in linea retta. Di vitale importanza è chiaramente saper manovrare a dovere la propria imbarcazione, per posizionarsi nel migliore dei modi, e calcolare con il giusto tempismo quando fare fuoco.

A ciò si aggiungono un massimo di quattro abilità che si possono equipaggiare tra circa una ventina disponibili. Queste sono di varia natura, dalla possibilità di immobilizzare navi nemiche a un potente lanciafiamme che da loro fuoco.

Non essendoci navigatori satellitari l'oceano chiaramente è sconosciuto al giocatore, che dovrà imparare l'ubicazione di isole e porti direttamente tramite l'esplorazione, aiutandosi con delle soste presso dei cartografi, dai quali è possibile acquistare dei frammenti di mappa in cambio di denaro.

L'intera mappa di gioco è generata proceduralmente, l'unico modo per scoprire che tesori ci circondino è esplorando.

Interessante è invece il sistema di navigazione che offre al giocatore la possibilità di aprire a scelta da una a tre vele, per decidere quanto sfruttare le correnti e dunque a che velocità andare. Questo si unisce a dei controlli generalmente buoni e ben differenziati tra i vari tipi di navi, da quelle più piccole e rapide nei movimenti a quelle più massicce e lente nelle manovre.

Infine, per quanto riguarda la personalizzazione abbiamo la possibilità di modificare in una decina di punti le nostre navi e uno skill tree articolato su tre rami, che vanno a potenziare la manovrabilità, la potenza della nave o delle nostre abilità.

Ai fini dell'esperienza che s'intende affrontare, è decisiva la scelta dei livelli di difficoltà: ne sono disponibili cinque e di questi solo i primi due sono indicati per quei giocatori in cerca di un'avventura serena, in quanto qualora si dovesse morire, si potrebbe rinascere senza perdere nulla.

Per dominare nei combattimenti è di vitale importanza padroneggiare le meccaniche di movimento.

Per quanto ne riguarda invece la veste grafica, a dei personaggi e a dei profili ben caratterizzati e dotati di una propria personalità, si contrappone un mondo di gioco generalmente piatto e talvolta anonimo, il che è un vero peccato.

Tirando le somme, King of Seas è una produzione senza infamia e senza lode, a tratti interessante ma che nel complesso non riesce a coinvolgere sufficientemente. Le sue dinamiche diventano presto ripetitive, la narrazione fatica a decollare e il comparto artistico poteva essere caratterizzato meglio. Un vero peccato perché di produzioni piratesche non se ne vedono spesso e il progetto era sulla carta intrigante.

6 / 10
Avatar di Manuel Santangelo
Manuel Santangelo: Manuel inizia in tenera età sulla prima Playstation, per poi spostarsi su PS2 e Xbox. Appassionato di sparatutto, s'affeziona a titoli quali Halo e Metal Gear Solid. Apprezza quasi ogni genere e negli ultimi anni inizia a creare contenuti su YouTube, anche per Eurogamer.it.

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