Kingdom Hearts III: in trepidante attesa, tra speranze e preoccupazioni - editoriale
Il capitolo conclusivo della saga “Dark Seeker” non ha avuto una gestazione semplice.
L'incredibile mondo di Kingdom Hearts, partorito dalla prolifica mente di Tetsuya Nomura, ha di certo influenzato le carriere videoludiche di molti, andandosi a posizionare tra le epopee virtuali più amate di sempre. A riprova di ciò, non è raro imbattersi in ex videogiocatori che al sol sentirlo nominare vengono colti da nostalgici turbinii di emozioni. Del resto, un perfetto connubio tra la magia dell'universo Disney e i temi maturi caratteristici delle grandi produzioni Squaresoft (il nome della compagnia prima della fusione con Enix), non avrebbe potuto far altro che raggiungere questi risultati.
Quello attualmente in corso sarà un anno estremamente importante per Sora, Pippo e Paperino perché segnerà l'arrivo di Kingdom Hearts III sulla scena videoludica. L'annuncio della conclusione di "Dark Seeker", la saga di Xehanort, è arrivato ben sette anni dopo l'uscita europea del suo predecessore ma si fa fatica anche a parlare di predecessore in questo caso. Al secondo capitolo è infatti seguita pubblicazione di una cospicua quantità di spin-off e prequel, prima di sentire l'odore del nuovo fratello "numerato". In parole povere, Kingdom Hearts III non è il terzo gioco della serie, bensì l'undicesimo.
Stiamo parlando del primo episodio ad approdare su console di attuale generazione e, a eccezion fatta per il breve KH: 0.2 A Fragmentary Passage, del primo ad abbandonare l'ormai vetusto engine grafico che ha dato vita a tutte le precedenti iterazioni del brand. Da bravi fan quali siamo, non possiamo che attendere con trepidazione il debutto di questo nuovo capitolo, ma allo stesso tempo ci è impossibile allontanare diverse preoccupazioni quando pensiamo a determinati aspetti del suo sviluppo.
Il tempo della pelle d'oca è incominciato durante l'E3 2013, con un trailer che ha trasformato i sogni dei fan in solide realtà (cit.). Finita la prima sequenza contenente richiami alle avventure passate, l'inquadratura di un Keyblade posto sulla spiaggia dell'Isola del Destino lasciava agilmente spazio a un Sora mai così dettagliato che, dubbioso, raccoglieva la "spada" per tornare a lottare in nome dell'amicizia e delle forze del bene. A quel punto, il fulgido logo di Kingdom Hearts III è apparso dinanzi agli occhi meravigliati degli appassionati, che sbigottiti potevano finalmente assistere a una sezione giocata: il nostro eroe tentava di sfuggire a una mandria infuriata di Heartless per le strade di Crepuscopoli, per poi lanciarsi al contrattacco con la fida Kingdom Key.
Da allora sono trascorsi cinque lunghi anni e Kingdom Hearts III nasconde molti meno segreti. Soltanto pochi giorni fa, al D23 Expo Japan, è stato mostrato al pubblico il mondo di Monsters & Co., così come il ritorno di vecchie conoscenze del calibro di Vanitas e Marluxia. Assieme al crescente entusiasmo per il susseguirsi di rivelazioni, c'è stato chi, come noi, ha per un attimo staccato la spina a quella che rischiava di essere una visione compromessa dall'irrazionalità dell'emozione, per dare inizio a un'analisi preliminare onnicomprensiva. In questo momento vi starete chiedendo quale sia il nocciolo della questione, quindi senza indugiare oltre arriviamo dritti ai punti.
Kingdom Hearts III è la chiusura di un ciclo incredibilmente complesso, pieno di sottotrame, di personaggi multi-anima e di domande che non hanno ancora trovato risposta. Per intenderci, vi basti pensare che, a confronto, Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots ha avuto vita facile nel costituire il finale della saga epocale di Hideo Kojima. Tentare di risolvere alcuni dei grandi interrogativi di Kingdom Hearts, porta senza soluzione di continuità alla nascita di ulteriori grattacapi: cosa dovrà fare Sora per svegliare Ventus dal sonno senza fine? Potrà ancora maneggiare il Keyblade dopo aver restituito ciò che di diritto spetta al giovane cavaliere? Axel ha vinto la sua lotta per l'esistenza e, attualmente, si fa chiamare Lea? Naminé e Roxas, rispettivamente i "Nessuno" di Sora e Kairi, potrebbero ambire anch'essi a esistere? Nel frattempo, Roxas è esattamente identico a Ventus: questo che cosa vorrà dire?
Aspettate a restar confusi, perché i drammi dei Cavalieri del Keyblade e dei Nessuno impallidiscono dinanzi all'epoca "preistorica" dell'universo di Tetsuya Nomura. All'alba dei tempi, infatti, esisteva soltanto il Mondo delle Fiabe, una sorta di Pangea in cui regnavano pace e armonia. Con l'arrivo dell'oscurità nei cuori dei suoi abitanti e lo scoppio della guerra predetta dal Maestro dei Maestri, questa terra utopica si è frammentata nelle numerose tappe dell'itinerario dei nostri eroi.
I suddetti eventi andranno in qualche modo a ricollegarsi con la trama del nuovo capitolo: da qui la nascita di un'apprensione più che lecita per il modo in cui tutti i tasselli verranno posizionati in un unico, gigantesco, mosaico narrativo. La saga ha certamente saputo regalarci una sequela di emozioni indimenticabili, ma non possiamo affermare che le basi su cui poggia non abbiano mai vacillato sotto il peso della sua innegabile complessità: sarà davvero possibile far convergere le intricate linee temporali in un unico episodio? Noi ci speriamo.
Uno dei maggiori punti di forza del brand di Disney e Square Enix risiede nella scelta dei mondi che caratterizzano ciascuna avventura. I parametri che dettano il loro arrivo sono molteplici: tra questi troviamo sicuramente il desiderio di accontentare i fan storici, ma nel caso specifico del terzo capitolo, anche la volontà di avvicinarsi ai "nuovi giovani". All'interno della conclusione di Dark Seeker, ad esempio, non potremo aspettarci di visitare nuovamente la lugubre Halloween Town di Nightmare Before Christmas o il regno di Alice nel Paese delle Meraviglie, perché risulterebbero "fuori tempo massimo" per i giocatori poco navigati.
Al contrario, i già confermati Toy Story, Big Hero 6, Monsters & Co. e Tangled (Rapunzel) dovrebbero riuscire a incontrare il favore di un pubblico misto tra vecchi e nuovi appassionati. Fortunatamente non tutti i setting classici sono stati "inghiottiti dall'oscurità", ecco perché faremo ritorno sul Monte Olimpo e rimetteremo piede nella malinconica Crepuscopoli, teatro di dolorosi addii e iconici conflitti. Se da un lato non vediamo l'ora di riabbracciare Ercole e Fil o di scambiare quattro chiacchiere con Hayner, Pence e Olette, dall'altro bisogna mettere sul piatto della bilancia il passaggio al motore grafico Unreal Engine 4.
Agli albori del progetto, Nomura ha scelto Luminous Studio per dar vita a Kingdom Hearts III, salvo poi comunicare l'avvenuto cambio di direzione in favore del motore di Epic Games. Potremmo avanzare un'ipotesi e pensare che questa scelta sia stata figlia del lungo e difficile sviluppo di Final Fantasy XV ma una cosa è certa: Unreal si è sempre contraddistinto per la sua grande versatilità. Nonostante ciò, tale svolta è andata a pesare su quel che era un titolo in piena fase di sviluppo. Oltre a un comprensibile ritardo sulla tabella di marcia, infatti, il team si è ritrovato a dover condurre il lavoro già ultimato sui lidi del nuovo engine grafico e la cosa dev'essere stata tutt'altro che semplice.
Per fare un esempio pratico, chiamiamo in causa il Monte Olimpo, la cui presentazione visiva ci è sembrata sottotono rispetto al tripudio di colori e bellezza regnante in Toy Story. La "discrepanza visiva" è percepibile nel trailer d'annuncio del mondo di Woody e Buzz Lightyear, che mostra uno scontro tra Sora e gli Heartless a Tebe, la città dove è nata la "stella di Ercole": texture piatte e fondali non esaltanti finiscono per stonare al cospetto dei dettagliati protagonisti, nonostante la presenza di frasi bluastre che, nel mentre, attraversano l'inquadratura.
Finite le scritte su schermo, il sipario si apre e cede il posto a una riproduzione certosina della stanza di Andy: Sora, Pippo e Paperino incontrano i giocattoli più famosi di Disney Pixar e poi si tuffano in un dinamico combattimento contro gli esseri senza cuore, a suon di attacchi concatenati e di potenti magie. Si sta pur sempre parlando di due livelli con palette cromatiche molto diverse tra loro, questo è innegabile, ma la realtà è che il primo non ha fatto fatica ad apparire meno ispirato del secondo, almeno in termini grafici. Chiaramente, questo è lungi dall'essere un verdetto finale, anzi riteniamo che Nomura non voglia consegnarci un titolo dalla presentazione visiva altalenante.
Volendo restare in tema, il discorso dei mondi di Kingdom Hearts III è strettamente collegato all'aspetto del gioco verso il quale nutriamo più fiducia in assoluto: il gameplay. Mai come in questa occasione, il sistema di combattimento subirà alterazioni a seconda dell'universo visitato da Sora e compagni: chi ha memoria delle Pridelands? Nel mondo del Re Leone in Kingdom Hearts II, l'allegra brigata subiva una trasformazione che la rendeva "adatta" a quel tipo di contesto, con Sora che mutava in un piccolo felino armato di Keyblade. Il medesimo concetto è stato sensibilmente espanso su Kingdom Hearts III e andrà a conferire, si spera, un grande incremento alla varietà dell'esperienza.
D'altra parte, il buon Tetsuya non ha mai nascosto la volontà di voler creare un titolo adrenalinico e sorprendente, anche mediante l'unione tra le spettacolari combinazioni del secondo capitolo e alcune delle feature più tattiche provenienti da Birth By Sleep e Dream Drop Distance. Ciliegina sulla torta, torneranno anche le evocazioni di iconici personaggi Disney, le quali potrebbero vantare anche ospiti a sorpresa tra le loro fila: qualcuno ha detto Star Wars?
In definitiva, Kingdom Hearts III è un titolo dal quale ci aspettiamo molto, avente l'onore e l'onere di chiudere in bellezza una storica saga del videogioco. Le premesse per la piena riuscita del progetto ci sono ma, al contempo, esiste anche la possibilità che non proprio tutto vada per il verso giusto. Il fantasma di Final Fantasy XV (accettato con qualche riserva da molti fan storici) è dietro l'angolo e noi, mai come questa volta, desideriamo ardentemente essere smentiti. Che cosa ne pensate dello sviluppo di Kingdom Hearts III? Avete piena fiducia nel lavoro svolto dal team capitanato da Tetsuya Nomura?