Kingdom of the Dead Recensione: Siete pronti ad affrontare le armate delle tenebre?
Alla fine del XIX secolo, negli Stati Uniti lacerati dalla guerra civile, l'unica speranza siete voi.
La guerra civile americana è appena finita con migliaia di morti, tanto sangue versato e una nazione da ricostruire. È una nuova prospettiva di rinascita per i nuovi Stati Uniti d'America, non fosse che la Morte ha altri piani in mente.
Rimpinguato dalle numerose vite umane perdute nella guerra, il Tristo Mietitore sembra pronto a invadere il regno dei vivi con le sue tenebrose armate di morti viventi e creature demoniache. L'unica persona che può fermare questa minaccia è l'agente Chamberlain (voi), un ex professore divenuto un importante membro dell'agenzia segreta Gatekeeper, che si occupa di questioni... abbastanza "infernali".
Questa è la premessa di Kingdom of the Dead, il nuovo FPS di Dirigo Games, che omaggia pietre miliari dei primi anni '90 come Doom, Wolfenstein e Quake. Insomma, la vecchia scuola. È forse questo il pregio più grande di questo indie, ossia delle radici solide che lasciano spazio a pochi errori.
Il titolo si compone di dieci missioni e di una "horde mode" in cui il giocatore potrà mettersi alla prova affrontando infinite ondate di creature demoniache di ogni tipo. Tre livelli di difficoltà, mappe del tutto esplorabili e scontri a fuoco o all'arma bianca che vi metteranno alla prova... o almeno, così dovrebbe essere. Tuttavia, qui si viene a fare i conti con le prime criticità.
Togliamoci subito il dente e parliamo subito dei problemi che affliggono la creazione di Dirigo Games. Il divertimento è sempre la base di un videogioco, al di là della longevità e del comparto tecnico, ma se questi vanno a minare l'esperienza allora bisogna sicuramene rivedere alcuni dettagli.
Partiamo subito dal presupposto che il frame rate è instabile. È una seccatura presentatasi già dalla prima missione, dove arrivati nell'area iniziale abbiamo riscontrato cali che sono arrivati addirittura a 10 FPS. Sicuramente ciò è legato a una scarsa ottimizzazione che cozza con i requisiti di sistema e il peso (che si aggira intorno ai 9GB), e che va a toccare la fluidità dei movimenti del giocatore, demolendo il ritmo del gameplay.
Un'altra complicazione che si viene ad aggiungere è l'IA e il posizionamento dei mob. Molte volte è capitato di essere stati uccisi da un demone che era compenetrato in una roccia (ma che poteva comunque spararci), oppure che ci si parasse davanti e rimanesse fermo a guardarci, quasi come se attendesse il suo destino. Sarebbe sicuramente divertente da raccontare se accadesse con un nemico base, ma non con un boss di fine livello...
Se questi problemi hanno comunque una minima possibilità di essere risolti con una patch al lancio (confidando nella buona volontà degli sviluppatori), è complicato invece transigere sull'inesistenza della difficoltà. Sì, è uno sparatutto vecchio stile e buona parte dei nemici sono solo carne da macello, questo non lo mettiamo in dubbio. Tuttavia, abbiamo riscontrato un'assenza di aggressività da parte di quest'ultimi, rendendo l'esperienza eccessivamente semplificata e noiosa.
Spieghiamo bene: il gioco ha tre livelli di difficoltà selezionabili, con la peculiarità che ognuno di essi aggiunge due obiettivi bonus da compiere per il completamento della missione. Di base sono sempre gli stessi: trovare un artefatto esplorando la mappa e salvare dei civili senza che questi vengano uccisi dai mostri.
È assente il senso del pericolo, mentre l'utilizzo di skill è limitato al colpire i nemici in testa per ucciderli subito. Per le bossfight, invece, basterà trovare l'arma giusta (e fidatevi, si troverà anche senza dover esplorare tutta la mappa) e i boss cadranno subito in pochi colpi, annullando qualunque possibilità di poterci fare del male, se non lievemente.
Dunque, abbiamo parlato dei lati negativi e sembra siano un po'. Ma confidiamo nuovamente nel team di sviluppo affinché sistemi tutto per farci godere appieno dell'esperienza. Tra le peculiarità che Kingdom of the Dead offre, quelle che spiccano su tutte sono il comparto artistico e sonoro. È a tutti gli effetti un salto nel passato, un omaggio sentito a quegli sparatutto che hanno gettato le basi per il presente videoludico in cui viviamo.
Lo shooting è ben costruito nella sua semplicità, ognuna delle armi collezionabili è assai divertente da utilizzare, come altrettanto lo è smembrare i nemici aumentando il tasso di soddisfazione nelle gunfight, accompagnati da una colonna sonora synthwave davvero adorabile ed orecchiabile.
Tutto il gioco è interamente disegnato a mano, in bianco e nero, come una graphic novel scritta. I pochi dialoghi, nei quali il protagonista battibecca con la sua spada demoniaca parlante, presentano una comicità ricorrente nelle opere di Alan Moore. L'immersività, tolti i problemi tecnici, è garantita.
Escludendo gli evidenti difetti, il gioco offre comunque una buona longevità che si mescola al divertimento garantito nelle missioni, e per gli amanti nostalgici del genere è sicuramente un titolo a cui dare un occhio. L'uscita di Kingdom of the Dead è prevista per il 10 febbraio su PC. E voi? Siete pronti a trucidare le armate della Morte per salvare il mondo dal suo sanguinoso fato?