Kingsglaive: Final Fantasy XV - recensione
Il film di Square Enix mostra una grafica sbalorditiva. E la trama non delude.
È il futuro dei film? Uscito dalla sala dopo la proiezione di Kingsglaive, mi sono trovato più volte a pormi questa domanda. E per chi non sapesse di cosa sto parlando, mi riferisco al film sviluppato da Visual Works, lo studio di Square Enix specializzato in CGI, e che fa parte di quella grande opera transmediale che è Final Fantasy XV.
Il gioco di Hajime Tabata è infatti uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni, che non si accontenta di essere uno dei titoli col ciclo di sviluppo più lungo della storia (l'annuncio risale al 2006) ma vuole essere un progetto a tutto tondo capace d'includere anche un pinball per mobile di nome Justice Monsters Five; una serie di anime da cinque episodi di nome Brotherhood: Final Fantasy XV; un beat 'em up arcade intitolato A King's Tale: Final Fantasy XV, disponibile come bonus per il pre-order bonus; un cortometraggio di nome Omen in CGI, realizzato da Digic Pictures; e un remake per mobile del gioco per Famicom del 1986 chiamato King's Knight: Wrath of the Dark Dragon.
E poi, appunto, c'è Kingsglaive, il film in computer grafica disponibile in alcune versioni del gioco, al cinema e destinato probabilmente al Blu-ray e al circuito dello streaming. La trama narra gli antefatti di Final Fantasy XV e racconta una storia che avrebbe dovuto essere narrata all'interno del gioco, poi sacrificata per ridurre i già esorbitanti costi di sviluppo. Una scelta da un lato comprensibile ma che dall'altro lascia il dispiacere di non poter giocare coi personaggi visti nel lungometraggio.
Uno su tutti Nyx, il protagonista del film che vedete qui sopra e che fa parte della Kingsglaive, la guardia d'elite del re Lucis Caelum. Le occasioni per difenderlo farlo non mancheranno certo, visto che il reame di Niflheim ha praticamente conquistato ogni territorio del mondo immaginario di Eos. Tranne appunto il reame di Caelum, l'ultimo a essere protetto dalla magia generata da un misterioso cristallo custodito in una camera della cittadella reale, che può essere imbrigliata solamente da un anello tramandato lungo la linea dinastica dei Lucis.
Senza voler entrare ulteriormente nella trama, quello che possiamo dire è che siamo di fronte a uno dei pochi film giapponesi privi di quel misticismo e di quei voli pindarici visti ad esempio in Capitan Harlock, in Kyashan o, senza andare troppo lontani, in Final Fantasy: The Spirits Within. Il che per alcuni sarà un male, per chi scrive invece è un bene.
Kingsglaive: Final Fantasy XV è infatti un film d'azione ben confezionato, con una trama convincente e leggibile, e un cast di personaggi appetibili per il pubblico occidentale paradossalmente più di quello di Final Fantasy XV. C'è chiaramente spazio per la magia, al servizio della trama per la quasi totalità della trama fino al finale, quando assume un peso più rilevante. Ma l'impianto narrativo è incentrato soprattutto su politica, complotti e intrighi di corte, al punto che viene il dubbio che lo sceneggiatore Takashi Hasegawa sia un fan di Game of Thrones.
I combattimenti sono molto ben realizzati e non hanno nulla da invidiare a quelli dei più blasonati film d'azione a stelle e strisce, venendo arricchiti dalla possibilità per i soldati del Kingsglaive di teletrasportarsi in prossimità della loro arma. Peccato solo che nel finale un montaggio frenetico alla Transformers renda poco chiaro lo scontro tra Nyx e Glauca.
Ma sarebbe un atto di disonestà intellettuale negare che un ruolo importante nell'economia del film la gioca la computer grafica, capace di fondere fondali e personaggi con incredibile omogeneità. I primi sono infatti tutti ricreati in computer grafica, così come i secondi che sono però il risultato di un processo di motion capture continuo da parte degli attori, che hanno recitato tutto il tempo con delle speciali maschere che ne rilevavano la mimica facciale. Il risultato sono personaggi in CGI espressivi come le controparti reali, e inseriti armonicamente nelle immaginarie scenografie di un film che fa invecchiare Warcraft a pochi mesi dalla sua uscita.
Una soluzione che, come dicevo in apertura, potrebbe essere il futuro del cinema. Perché se già adesso in alcuni momenti Kingsglaive sembra un film vero e non interamente realizzato al computer, tra dieci anni probabilmente la tecnologia permetterà risultati ancora più fotorealistici. E non sarebbe sorprendente vedere le star di Hollywood recitare con le stesse maschere indossate dal cast di questo film.
Perché una volta catturati, i volti degli attori possono essere elaborati a piacimento dal computer, il che vuol dire che ad esempio attori ormai sulla cinquantina come Tom Cruise o Brad Pitt potrebbero godere di un ringiovanimento in tempo reale. E non so voi, ma io un Conan con un Arnold Schwarzenegger ancora trentenne tornerei subito a vederlo. Anzi, a volersi abbandonare alla fantasia, la tecnologia di Kingsglaive ci dice che una volta catturati nel minimo dettaglio, i volti degli attori potrebbero poi essere applicati sul corpo di una qualsiasi controfigura, consegnando i divi di oggi all'immortalità.
Ma la fine di questa recensione s'avvicina ed è il momento di tornare coi piedi per terra. Kingsglaive, al momento in cui scriviamo, su Rotten Tomatoes ha una media voto del 13% (ma quella del pubblico è del 74%) e del 35% su Metacritic. Voti esageratamente bassi che richiamano quanto accaduto con Warcraft, e che lasciano intendere da parte della critica cinematografica una certa prevenzione nei confronti dei film tratti dai videogiochi.
Per noi il voto più giusto è quello che vedete qui sotto, che sta a indicare un film che non è un capolavoro ma che per quello che dura intrattiene (per la trama) e stupisce (per la tecnica). E, soprattutto, che lascia con una gran voglia di provare Final Fantasy XV, anche solo per scoprire le ragione della grande assenza di Noctis, che nel gioco sarà invece il protagonista insieme a Lunafreya. Non male per un film che al box office americano ha guadagnato la miseria di 269mila dollari.