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Kona - recensione

Un gelido intrigo...

Il genere degli action adventure sta vivendo recentemente una sorta di seconda giovinezza, grazie soprattutto al desiderio, diffuso in tutto il settore, di innovare e di mescolare gli stilemi di detto genere con quelli di altri più o meno adiacenti. Firewatch è l'esempio più semplice e immediato, ma su tutte le piattaforme i titoli che seguono questo canovaccio iniziano a essere parecchi. Kona si unisce a questa schiera e propone al giocatore un approccio che unisce alla narrazione elementi quale l'esplorazione, la soluzione di enigmi e, udite udite, anche il survival.

Il personaggio principale impersonato dal giocatore è un investigatore privato assunto da un magnate locale di una zona remota del Canada (climaticamente, diciamo, 'problematica'), per gestire una serie di problemi riguardanti la popolarità di detto magnate. In parole povere: l'uomo d'affari in questione è coinvolto in alcune questioni poco chiare che ne mettono a repentaglio la vita e il business, e al giocatore tocca scoprire l'intrico di relazioni sottostante alle varie questioni e, in ultima analisi, cercare una soluzione. Per ovvie ragioni rimaniamo sul generico...

Il gameplay prevede quindi una grossa dose di esplorazione (probabilmente la maggior parte del tempo), alcuni enigmi, ricerca di oggetti, qualche combattimento e la gestione di tre indicatori di sopravvivenza (salute, calore e stress). In pratica, enigmi e sopravvivenza funzionano come aggiunte di gameplay alla pura esplorazione che, altrimenti, verrebbe velocemente a noia. Kona lascia al giocatore completa libertà su come gestire cronologicamente le indagini e si limita a offrire suggerimenti e note tramite la voce esterna del narratore (qualitativamente solo discreta).

L'utilizzo di veicoli aiuta il giocatore nell'esplorazione di una mappa di gioco che è decisamente molto ampia.

Purtroppo l'esplorazione in sé ha ben poco di nuovo e/o di interessante; si tratta di ricercare indizi su un'area decisamente vasta e di mettere insieme, così, i pezzi del puzzle costituito dagli eventi che si scoprono durante l'avventura. Rispetto a Firewatch manca completamente la parte emotiva di un rapporto umano, o comunque di una situazione che sappia coinvolgere a un livello profondo: si vaga semplicemente in un ambiente desolato alla ricerca di indizi.

Dove Kona cerca di innovare è soprattutto nella parte di sopravvivenza, ovvero dando al personaggio principale una profondità nuova: in caso di situazioni in cui uno dei tre indicatori (li ricordiamo: calore, salute e stress) risulti deficitario, il giocatore si troverà a gestire momenti di difficoltà quali lentezza di movimenti o di riflessi, imprecisione e, eventualmente, anche problemi più gravi.

Risolvere questi problemi implica l'utilizzo di oggetti (per esempio alcol e sigarette per ridurre lo stress, o falò improvvisati per generare calore) e/o il raggiungere certe locazioni: questa dinamica aumenta la sensazione di coinvolgimento e, in generale, la profondità dell'esperienza e dell'atmosfera ma risulta ancora troppo limitata per assurgere a un ruolo superiore a quello di mero riempitivo.

L'utilizzo della torcia si rivela spesso fondamentale…anche se certe cose sarebbe meglio non vederle!

A proposito di atmosfera... Kona raggiunge l'obiettivo di costruire uno scenario credibile e un'atmosfera generale di mistero e pericolo incombente, anche se a tratti si può incorrere in una sensazione di vuoto e desolazione francamente eccessiva. I combattimenti aggiungono decisamente poco all'intera esperienza e sono limitati a un solo tipo di nemico (!), una scelta francamente bizzarra e comprensibile solo alla luce di eventuali problemi di budget. La meccanica dei combattimenti è anch'essa poco convincente e mal realizzata: le varie armi non solo sono prive di alcun realismo, ma falliscono anche nell'offrire un'azione anche solo vagamente divertente.

La storia regge in tutte le sue parti ma il finale lascia molto a desiderare, anche considerata l'assenza della possibilità di continuare l'esplorazione una volta completato il gioco. La narrazione esterna, come detto, aiuta a costruire sia l'atmosfera che la trama, ma è decisamente troppo poco, soprattutto considerati gli standard attuali del genere. Qualche anno fa Kona sarebbe stato un titolo da uno o due punti in più...

Graficamente ci sono luci e ombre. Le luci riguardano gli scenari, ben realizzati e molto evocativi. Peccato però che vi siano seri problemi di stabilità di framerate e che i caricamenti tra una zona e l'altra siano troppo frequenti, lunghi e privi di indicatori: semplicemente lo schermo si blocca e il giocatore deve aspettare qualche secondo... decisamente non l'ideale, soprattutto nel 2017 su una console di nuova generazione.

In alcune occasioni avrete accesso a dei flashback che spiegano gli avvenimenti che hanno avuto luogo in una locazione.

In definitiva Kona raggiunge la sufficienza grazie alla validità generale dell'atmosfera e alla buona idea di portare le meccaniche di sopravvivenza nel genere degli action adventure. Sfortunatamente qui finiscono i suoi pregi e in tutti gli altri comparti il gioco lascia molto a desiderare, soprattutto considerati gli ottimi concorrenti recentemente arrivati sul mercato nel genere di riferimento.

6 / 10
Avatar di Davide Pessach
Davide Pessach: Studia, scrive, videogioca da tanto, tanto tempo. Quando si annoia rimescola le carte e sposta le priorità, ma i tre ingredienti principali rimangono quelli . Obiettivi? Solo due: curiosità e divertimento.

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In this article

Kona

PS4, Xbox One, PC

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