Kung Fu Rider
Chi mal comincia...
Il momento è arrivato: anche Sony ha raggiunto il Nirvana professato da Nintendo e ha deciso di convincerci che giocare utilizzando un sensore di movimento è la cosa più bella del mondo. Bene, personalmente sono sempre aperto alle novità ma se queste si chiamano Kung Fu Rider, allora è meglio fare un passo indietro.
Da sempre sono morbosamente attirato dai giochi che possiedono un'idea di base totalmente fuori di testa. Durante l'epoca PSone consumai almeno un paio di Dual Shock giocando a Bishi Bashi Special. Più recentemente ho passato svariate ore in compagnia di Pain.
Questo Kung Fu Rider, almeno inizialmente, mi ispirava le stesse sensazioni di follia, ma come ben sapete non sempre quello che luccica è oro.
Purtroppo una volta impugnato il lecca-lecca, inserito il gioco nella console e passate almeno un paio d'ore davanti allo schermo, devo dire che proprio non ci siamo e passo a spiegarvi perché Kung Fu Rider può tranquillamente rimanere sugli scaffali dei negozi nonostante il prezzo invitante (30 euro).
Si tratta di un prodotto incredibilmente frustrante e monotono, pecche non da poco visto che dovremmo trovarci di fronte a un titolo che fa dell'immediatezza e del divertimento le sue armi migliori.
In sostanza si tratta di un gioco di corse, anche se fa strano dirlo visto che i protagonisti (Toby e Karin) non devono fare altro che cavalcare una sedia da ufficio lungo le strade e le ripide discese di una non ben definita città cinese.
Il problema maggiore del gameplay di Kung Fu Rider risiede purtroppo nel suo assurdo sistema di controllo. Mi sarei aspettato un classico "destra-sinistra" per muovere l'improvvisato mezzo di fuga e invece è necessario muovere costantemente su e giù il controller per accelerare, cosa che alla lunga genera non pochi crampi in caso di sessioni abbastanza prolungate.
Come se non bastasse, questo movimento sussultorio va spesso in conflitto con quello necessario per saltare gli ostacoli e il risultato è facilmente immaginabile. Spesso e volentieri si finisce per accelerare quando si vuole saltare e viceversa, e la conseguenza di questo è un travaso di bile che spesso sfocia nella suddetta frustrazione.
Se a tutto questo aggiungete anche una risposta ai controlli tutt'altro che rapida, il quadro che si va a delineare è decisamente sconfortante, soprattutto perché per terminare un livello si ha anche un numero limitato di tentativi, finito il quale è necessario ricominciare tutto dall'inizio. E che ne dite se vi rivelo che la parola checkpoint non è neanche contemplata nel vocabolario di Kung Fu Rider?
Anche il sottoscritto, dotato di una quantità di pazienza superiore alla media, ha deciso di mollare il colpo dopo essere stato sbattuto in terra dall'ennesimo ostacolo "invisibile" e costretto ad affrontare per la decima volta uno stage.
Un vero peccato, perché a livello grafico il gioco Sony non è niente male. La cura per i dettagli è notevole e l'engine che muove il tutto fa filare liscia ogni partita senza la benché minima presenza di rallentamenti.
Non resta quindi che augurarsi che i prossimi giochi del PlayStation Move siano migliori di questo, altrimenti per Sony la partenza si rivelerà piuttosto in salita.