L.A. Noire - recensione
La Rockstar che non ti aspetti.
Per molti Rockstar è praticamente un sinonimo di GTA o al massimo di Red Dead Redemption. Tra questi campioni di incassi, però, la stella del rock sono anche gli autori di altri giochi altrettanto acclamati, ma forse meno famosi come Manhunt, Max Payne e Midnight Club, ma anche di Bully (Canis Canem Edit in Italia) e del tie-in di The Warriors, i Guerrieri della Notte. Senza considerare la migliore simulazione di ping pong sul mercato, uno degli esperimenti più interessanti tentati dal marchio della stella è però L.A. Noire.
Sviluppato dal team Bondi, studio smembrato dopo il lancio del gioco a causa dei tanti rinvii e dello scandalo sulle pessime condizioni di lavoro imposte ai suoi dipendenti, L.A.Noire potrebbe essere visto come l'altro lato della medaglia di nome GTA V. Entrambi, infatti, sono ambientati a Los Angeles (o Los Santos), hanno una struttura a mondo aperto e raccontano del sottobosco criminale della città. Se Grand Theft Auto lo fa in maniera goliardica, spettacolare ed esagerata, mostrando il tutto attraverso gli occhi di criminali consumati, L.A.Noire preferisce un taglio più compassato ed elegante, raccontando la corruzione e i vizi della città degli angeli attraverso le vicende di un giovane detective nel pieno di una stupefacente carriera.
Il risultato è un gioco molto particolare, dal ritmo pacato e dall'originale gamplay basato su un sistema di indagini piuttosto standard, che però si incastra alla perfezione con un sistema di interrogatori piuttosto intrigante che unisce la nostra bravura durante le indagini alla capacità di leggere la situazione, osservando le reazioni degli indagati e seguendo il flusso della conversazione.
Per un caso e l'altro risolto solo grazie al nostro ingegno, ce ne sarà un altro nel quale il colpevole proverà a fuggire o a difendersi. In questi casi saremo costretti a passare alla vie di fatto, inseguendo il sospetto a piedi, mettendo in piedi una scazzottata o estraendo il ferro, da usare sia per intimidire il fuggiasco sia per metterlo a tacere per sempre. La combinazione tra la nostra capacità a gestire le indagini, l'interrogatorio e l'arresto modificherà la qualità del nostro operato, consentendoci di ottenere punti intuizione che, come nei migliori quiz televisivi, ci consentiranno di chiedere l'aiuto da casa per risolvere le indagini.
Ci saranno poi le pattuglie da raccogliere mentre si sta guidando per la città, i traumi di guerra da ricomporre attraverso i flashback, ma anche le follie di uno strizzacervelli sui generis da seguire sui giornali. Un quadro intrigante, quindi, ambientato negli anni '40 ma ancora dannatamente attuale per via delle tematiche legate al razzismo, alle teorie della cospirazione, alla violenza della polizia e a quella sulle donne, spesso costrette ad utilizzare il loro corpo per tamponare i debiti dei loro uomini o fare carriera a Hollywood. Vi dice niente?
A distanza di ben 6 anni dalla prima pubblicazione, L.A. Noire torna sulle nostre console con una versione potenziata, in grado di sfruttare al massimo le capacità dei moderni hardware per dare nuovo lustro a questa "opera minore" di Rockstar.
Questo su Xbox One e PS4 vuol dire un aumento di risoluzione (1080p per le versioni standard, 4K per Pro e X), un frame rate più stabile, tempo atmosferico e una migliore gestione di luci, riflessi e effetti volumetrici. La versione per Nintendo Switch da questo punto di vista è più interessante e per questo le dedichiamo un box a parte.
Su console Microsoft e Sony Rockstar ha provato a rendere L.A. Noire non una semplice versione in alta definizione del gioco originale. Oltre ai miglioramenti grafici appena descritti, nel gioco si possono notare alcuni elementi pensati per migliorare e ottimizzare l'esperienza. Per esempio sono state introdotte due nuove visuali che semplificare l'analisi delle scene del crimine, alcuni collezionabili legati a dei nuovi trofei, sono state "piantumate" quattro tipi di palme differenti per migliorare l'aspetto di Los Angeles ed è stato cambiato il nome delle risposte per essere più in tema poliziesco.
Nonostante lo sforzo, Rockstar ha di fatto portato nei negozi poco più che una rimasterizzazione nuda e cruda. Se nei paesaggi e nei modelli delle auto la differenza con i più moderni open world la si può notare solo analizzando la complessità poligonale di ogni scena e la limitata linea dell'orizzonte, è proprio in quello che ai tempi fu il punto di forza della produzione, ovvero la replica dei volti dei tanti attori utilizzati nel gioco, che si vedono i segni dell'età di L.A. Noire.
Evidentemente la tecnica utilizzata dal Team Bondi ai tempi non ha consentito a Rockstar di renderizzare i volti ad una risoluzione più alta, cosa che ha reso le facce dei tanti personaggi ch e si alternano a schermo sempre un po' sfocate e scarne di dettagli.
Per aiutare a capire come procedere nel gioco il team ha oltretutto accentuato la recitazione e la mimica di molti attori, creando in questo modo reazioni involontariamente esagerate, che tolgono naturalezza e creano uno stacco con la grande qualità del doppiaggio (solo in lingua inglese) del gioco. Anche le animazioni dei personaggi sono piuttosto rigide e scriptate, poco inclini ad adattarsi allo scenario. D'altra parte sei anni nel mondo dei videogiochi equivalgono ad un paio di ere geologiche e la tecnologia nel campo delle animazioni e nella recitazione, grazie principalmente ai lavori di Naughty Dog, ha fatto passi da gigante.
Nonostante questi limiti, è innegabile come L.A. Noire abbia mantenuto immutato il suo fascino particolare, costruito su di un gameplay ancora originale, ma soprattutto su di uno stile narrativo davvero intrigante, che strizza l'occhio a classici del cinema noir come The Black Dahlia e L.A. Confidantial. Il risultato è un poliziesco dal ritmo compassato, ma incalzante, impreziosito da una colonna sonora che, come da tradizione di Rockstar, è perfetta per sottolineare le indagini, ma anche per accompagnare durante le pattuglie.
Il primo e ultimo lavoro del Team Bondi è a distanza di anni un'opera singolare, affascinante, ma non adatta a tutti, che usa la struttura open world come pretesto per un gioco più lineare e guidato, diretto però con una maestria che si vede raramente nel cinema, figuriamoci nel mondo dei videogiochi. Alcuni limiti tecnologici sono stati accentuati con il passare del tempo, ma il restyling grafico operato riesce comunque a rendere il gioco piacevole da osservare anche sui moderni televisori in 4K, nonostante qualche saltuario calo nelle prestazoni. Chi si aspetta un GTA, oggi come allora, rimarrà deluso, ma chi vuole un poliziesco di classe o un'esperienza originale e ben confezionata non avrà di che pentirsene.