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La caduta di un gigante

Siamo alla fine del videogioco per PC?

La torta diventa più succosa, sono in tanti a volerne una fetta. Ognuno la vuole per sé e scalcia per allontanare gli altri. Sulle confezioni dei videogiochi il fronte espone immagini mozzafiato, il retro nasconde, in piccolo, l'elenco delle cose necessarie al funzionamento e quelle proibite.

Se hai questa scheda entri, altrimenti rischi di stare fuori. Se sei molto fortunato puoi entrare comunque, ma sappi che il tuo amico con l'altra scheda vedrà cose più belle di quelle che vedrai tu.

L'idea è che il videogioco deve uscire dalla sua nicchia buia e polverosa per scintillare nel mercato di massa. Il problema è che quando il giocatore di massa entra in un negozio di videogiochi si trova davanti una costruzione verticale di complicazioni che traforano il cielo.

Il cliente: "buongiorno, funziona questo videogioco con il mio computer?". Il negoziante: "dipende". "Dipende da cosa?". "Dalla scheda video". "L'ultimo che ho comprato non funzionava". "Ha aggiornato i driver? Ha provato a fare un benchmark?". "Come, scusi?". "Altrimenti serve una scheda più potente". "E posso comprarla e metterla nel PC e dopo funziona?. "Dipende". "Da che cosa?". "Dalla scheda madre e dall'alimentatore". "E se compro anche questi?". "Le conviene comprare un computer nuovo".

Se termini come Config.sys, Autoexec.bat e MemMaker vi risultano familiari, allora siete veterani di mille battaglie.
Mentre il mercato si avvita su se stesso, a qualcuno torna la voglia di sperimentare ripartendo dalle cantine e dai garage.

I videogiochi costano cari. Non c'è niente di peggio che fare un acquisto e poi non poterlo usare. Un computer nuovo di zecca mette al riparo ormai solo per qualche mese, ma nei computer nuovi non vengono mai montate le schede video "giuste".

Si scatena la corsa al "io ce l'ho più potente". Alcuni assemblano con cura certosina mostri di potenza informatica. Non ci giocano, fanno a gara con i benchmark. Tanto sul monitor dalla risoluzione stellare c'è ancora Doom, ancora Colin MacRae, ancora Command & Conquer. Con una grafica mostruosa che però ormai pochissimi possono vedere alla massima risoluzione.

Come termina la rincorsa? Davanti a uno schermo blu, nel migliore dei casi. Davanti a un messaggio criptico di Windows che lamenta conflitti, problemi, mancanze, errori irreversibili. La struttura scricchiola, ma la corsa non si ferma. Eppure i segnali erano chiari: in un momento in cui la potenza di un computer poteva spostare un pianeta i giochi che battevano tutti i record di vendite erano Zuma e Bejeweled.

Un'eresia! Il videogiocatore medio si chiede: "Perché il mio amico con la console mette dentro il disco e gioca subito? Perché console e gioco gli sono costati meno di un quarto di tutto questo?". Sono, oggettivamente, delle buone domande.

Le risposte le trovano, ancora una volta, i grandi poteri. Il videogioco oggi è un business colossale da spot televisivi e scaffali pieni. Il mercato PC è morente, quello console è florido. Il re è morto, viva il re! Largo ai casual game e alle console! Giochiamo tutti in panciolle sul divano, anzi no, alziamoci tutti a fare jogging in salotto, meglio ancora, portiamo Internet nei televisori, di più, facciamoli in 3D! E via discorrendo...

Quando la polvere si sarà posata, quando tutte le strade saranno state battute, forse, si arriverà da qualche parte. Nel frattempo, lontani dai riflettori, nelle buie cantine e nei garage in disordine alcuni hanno ripreso un sommesso brusio. È una setta segreta chiamata "Gli Indipendenti". E cosa fanno?

Sperimentano idee a non finire. La storia si ripete. È una cosa tipicamente umana.

Avatar di Mike Ortolani
Mike Ortolani: Dopo un passato di musicista, incontra il buon Silvestri che lo coinvolge con Eurogamer. Mike ne è entusiasta, ma nel suo animo è ancora abbastanza sicuro di essere un musicista.
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