La casa di carta - La casa de papel - recensione terza stagione completa
Una mattina mi son svegliato…
Attenzione, l'articolo parla della terza stagione della serie La casa di carta e contiene riferimenti alla prima e alla seconda stagione, che sono spoiler. Chi non le avesse guardate, smetta pertanto di leggere subito. Anche chi non volesse sapere proprio niente di niente e avesse schivato anche i trailer, passi ad altro.
Cosa sono i soldi se non carta stampata? Nelle due precedenti stagioni, avevamo fatto conoscenza con un anomalo gruppo di rapinatori, impegnati in un'azione complessa, costruita minuziosamente come l'ingranaggio di un orologio. Un misterioso Professore aveva messo insieme una banda di otto elementi per eseguire la rapina perfetta, un'irruzione nella Zecca di Stato, per stamparsi i soldi che poi avrebbero rubato. Avevano occupato il palazzo, erano rimasti bloccati all'interno durante quella che sembrava una normale rapina finita male, pieni di ostaggi e di richieste da avanzare alle autorità che li assediavano. Ma era solo per prendere tempo. Dentro infatti avevano iniziato a stampare i "loro" soldi, pezzi carta colorata che fuori di lì costano sudore e sangue. Intanto, in un continuo intreccio fra presente, passato prossimo e remoto, facevamo la conoscenza dei vari personaggi, i rapinatori, gli ostaggi e i poliziotti, e dei due protagonisti il Professore e la Poliziotta, l'Inspectora. Ma anche il piano più geniale, per l'esecuzione deve appoggiarsi su altri esseri umani le cui debolezze avevano rischiato più volte di portare al crollo della costruzione.
Questa terza stagione è stata girata con maggiori mezzi data la produzione di Netflix (si nota anche nella selezione delle canzoni), il cui interesse aveva determinato la stesura di una nuova stagione (e di un'altra ancora). In origine si trattava di un'unica stagione di 15 episodi da 70/75 minuti ciascuno, rimaneggiata da Netflix quando l'aveva acquistata, per farne due stagioni, una da 15 e l'altra da 7 episodi di minore durata, divenuta la serie più vista fra quelle non in lingua inglese. Questa terza invece è composta da otto episodi.
Per un motivo diverso il gruppo dei sopravvissuti, che si era disperso ai quattro angoli del mondo, si deve riformare, non solo per un nuovo colpo, ma per salvare uno dei membri. E il nuovo colpo sarà trampolino indispensabile per arrivare all'amico scomparso. Se il successo originale è stato determinato dalla riproposizione di molti schemi noti (l'escamotage di base rimanda a Inside Man di Spike Lee), la storia scritta da Álex Pina era ed è assai godibile, grazie a una sceneggiatura sempre in equilibrio fra heist movie e soap (altrimenti detta telenovela), alla quale l'iperbolica struttura non toglie un grammo del divertimento, per una serie di diversi fattori: la fantascientifica organizzazione messa in piedi dal mite e civile Professore, che riesce sempre a farsi beffe del Potere, sempre un secondo, un passo avanti, questa volta servendosi di nuovi metodi ma anche di vecchie tecnologie; la scrittura dei singoli caratteri, con la scelta di un cast sorprendente per adesione, che con questa serie ha trovato la fama; l'alternanza tipica fra azione, parentesi dedicate ai personaggi e loro interazioni e di nuovo azione.
L'azione di continuo porta a un punto topico, in cui sembra che tutto sia perduto e all'ultimo secondo, un attimo prima della catastrofe, qualcosa accade e si riparte. Certo siamo ai limiti del credibile e oltre (come sempre nei film dei "colpi grossi" degli ultimi anni) e questa volta assisteremo a una versione enhanced del colpo, perché maggiori sono i mezzi a disposizione del Professore. Che inoltre, personaggio perno della narrazione, avrà i suoi momenti di crisi, come un regista che dirige una sceneggiatura non sua, perché l'ideazione del colpo originale, del bersaglio in particolare, non gli appartiene. Ma la volontà di sferrare un altro colpo al Sistema, dopo le morti delle stagioni precedenti e dopo la cattura di uno di loro, è irrefrenabile. E la rapina, come una scatola cinese, contiene diversi scopi.
La casa di carta (potevamo non raccomandarvi di vederla in spagnolo?) è una serie che ha intercettato i gusti di una grande fetta di pubblico, che da sempre parteggia per i "cattivi", che se ben costruiti sono immensamente più attraenti dei "buoni" (inoltre i "buoni" di questa serie buoni non lo sono proprio). La platea degli spettatori oggi è, se possibile, ancora più inferocita contro istituzioni e banche, che diventano così bersaglio anche politico. E certo il Professore e la sua banda rubano per togliere ai ricchi, ma per dare a pochi poveri il bottino, cioè a loro stessi, anche se in questo terzo capitolo qualcosa distribuiranno. Nel mentre però infliggono un castigo al Potere, facendosi beffa delle detestate Autorità.
Fra gli estimatori della serie, ciascuno ha il suo personaggio del cuore, quello per cui maggiormente tifare e così troppo soggettivo sarebbe segnalarne qualcuno a scapito di altri. Qui a compensare gli scomparsi (uno molto amato, torna nei flashback), ci sono nuovi personaggi tutti però minori, nessuno scritto per diventare un nuovo beniamino del pubblico, in positivo o negativo, tranne una perfida Poliziotta dei Corpi speciali (compare anche un vivace furetto). Quindi questa terza stagione, pur replicando uno schema simile alle due stagioni precedenti, fa leva sul favore conquistato in una vasta fetta di pubblico e non delude i suoi estimatori, con un paio di drammatici colpi di scena in extremis, che fanno chiudere la stagione con un forte "gancio" alla quarta.
In tempi di ipocrisia politicamente corretta, la produzione non si stanca di sottolineare come non si debba parteggiare per dei ladri, simpatici sì, ma pur sempre delinquenti, perché rubare non si deve. Dipende, ci sentiamo di aggiungere, dipende. La trovata geniale delle prime due stagioni era stata di far rubare soldi che non esistevano, soldi stampati apposta, dai ladri stessi. Così non c'era stato bisogno di aggiungere quella postilla di tanti film di rapina, in cui si sente il dovere di spiegare che tanto le banche sono assicurate o che i soldi rubati provengono da attività illecita e così via. Qui si tratta di un bottino ancora più pesante, ancora più prezioso, anche lui però suscettibile di dubbi etici, che fanno percepire meno la gravità della sottrazione, permettendo l'adesione là dove ci fossero dubbi. Dirà il Professore, riguardo al nuovo colpo: "Necesito hacerlo", ho bisogno di farlo. Perché il Sistema è sempre lì, più arrogante, più ricco, più ingiusto, più rabbioso che mai. E lo Stato si batte, non si cambia.