La console war è giunta al termine - articolo
Xbox, PlayStation e Nintendo puntano a traguardi differenti per la next gen. È davvero una guerra, se vincono tutti?
La retorica e il dibattito attorno alla cosiddetta 'console war' possono essere divertenti, a volte.
Altre volte, invece, queste discussioni possono diventare addirittura divisive e generare odio. I meme e le battute sono sempre bene accetti, ma augurare il fallimento o la bancarotta ad un'azienda che si occupa di hardware è qualcosa di completamente differente.
Dal mio punto di vista è come essere dei tifosi. C'è sempre qualcuno che si spinge troppo oltre ma, generalmente, ci si limita a sostenere la propria squadre del cuore, a essere frustrati quando il club vende il suo miglior giocatore, quando finge che l'ultima acquisizione sia meglio di quello che è in realtà oppure, ancora, quando segna un autogol dopo l'altro.
Il 2020 è l'anno in cui assisteremo ad un nuovo passaggio generazionale ed è proprio in questi periodi che la retorica della console war raggiunge il proprio culmine, tra la stampa specializzata, i giocatori e nell'industria stessa, con gruppi di analisti intenti ad esaminare attentamente ogni decisione delle aziende e le potenziali ripercussioni sulle vendite. Eppure, questa volta, questa 'guerra' è diventata quasi irrilevante.
"Microsoft, Sony e Nintendo stanno giocando lo stesso campionato ma competono per ottenere trofei differenti."
Prendiamo Xbox, per esempio. La strategia attuale di Microsoft, evidentemente, non è quella di battere PlayStation 5 nelle vendite: l'azienda di Redmond ha deciso di rendere disponibili tutte le esclusive first-party su PC, sui dispositivi di streaming supportati da xCloud e anche sulla vecchia Xbox One (almeno per qualche anno).
Il boss di Xbox, Phil Spencer, ci ha confessato che trova "incompatibile con la filosofia alla base del gaming" il fatto di "costringere qualcuno a comprare uno specifico device in un determinato giorno".
L'idea che non ci siano giochi totalmente esclusivi per Series X, infatti, rimuove dall'equazione uno dei maggiori fattori motivanti per l'acquisto di una nuova console. In aggiunta a questo, c'è anche un acceso dibattito sul fatto che gli studi first-party non potranno trarre il meglio dalla nuova macchina se dovranno sviluppare i loro giochi in modo da supportare anche le console di scorsa generazione. Microsoft, però, sembra abbastanza tranquilla sotto questo punto di vista: secondo Spencer ed il suo team, infatti, è un piccolo prezzo da pagare per avere un determinato titolo disponibile su tutte le piattaforme.
Tale posizione assume una valenza strategica se consideriamo il focus particolare di Xbox sul servizio Game Pass che, al momento, conta più di 10 milioni di iscritti. Se Microsoft decidesse di voltare le spalle a quei 10 milioni di giocatori e imponesse loro di acquistare una nuova, costosa console per continuare a fruire dei loro giochi Xbox preferiti, ciò potrebbe tradursi in buone vendite della console ma sicuramente danneggerebbe la base installata di abbonati al servizio. Si tratta di una prospettiva inaccettabile per la compagnia statunitense.
Soffermiamoci, ora, a confrontare le parole di Spencer con quelle della sua controparte in PlayStation, Jim Ryan,che l'anno scorso ci ha detto: "uno dei nostri obiettivi principali è quello di prendere la community di PS4 e portarla su PS5 con un ritmo e una velocità mai visti prima."
"Al momento, i giorni in cui i produttori di console si facevano la guerra sullo stesso campo sembrano essere finiti."
PlayStation, dal canto suo, vuole ampliare velocemente la base installata di PS5 e poi rilasciare importanti titoli AAA sviluppati appositamente per sfruttare il potenziale della nuova piattaforma. Il modo migliore per supportare questo modello di business è vendere quei giochi al maggior numero di utenti possibile, individualmente e ad un costo che si aggira sui 60/70$. Si tratta di una strategia collaudata per la compagnia nipponica che ha riscosso numerosi successi nel corso degli ultimi sette anni. Inserire quelle esclusive in un servizio in abbonamento multi-piattaforma nel giorno stesso del loro lancio sul mercato, semplicemente, non è compatibile con gli obiettivi dell'azienda.
Sony e Microsoft sono in diretta competizione, proprio come accade in tutte le altre forme di intrattenimento. Halo: Infinite si scontrerà con Spider-Man: Miles Morales come succede tra i prodotti Netflix, nel cinema, nei fumetti e in tanti altri ambiti. Xbox e PlayStation lanceranno una nuova console con grandi giochi al seguito entro la fine dell'anno: sono certamente rivali diretti, su questo non c'è dubbio.
In definitiva, comunque, è il concetto stesso di successo a differire, a seconda della visione delle compagnie. Una ha come priorità quella di vendere un servizio mentre l'altra punta a piazzare il maggior numero possibile di console. Il motivo per cui Phil Spencer ha citato Google come principale concorrente di Xbox (al posto di PlayStation) è che la strategia attuale di Google è più in linea con quella adottata da Microsoft.
E poi c'è Nintendo. Una delle domande principali che ci sono state poste recentemente è: 'cosa intende fare Nintendo per contrastare il lancio di PS5 e Xbox Series X'. La risposta è semplice: niente. Sia chiaro: non stiamo dicendo che l'azienda non stia pianificando il lancio di nuovi, grandi giochi (sebbene ci piacerebbe vederli, prima o poi), semplicemente Nintendo ha evitato il confronto diretto con gli altri produttori di console fin dai tempi del GameCube. Il suo pubblico è prevalentemente composto da famiglie, bambini, genitori e giocatori occasionali. Microsoft e Sony hanno tentato un'incursione in quell'area con IP come Minecraft e LittleBigPlanet ma, da quando hanno abbandonato progetti come Kinect, Move e il gaming portatile, hanno praticamente lasciato Nintendo libera di dominare quel segmento di mercato.
Nintendo ha priorità differenti rispetto alle altre due aziende. Le vendite delle sue console sono molto importanti ma lo è ancora di più la crescita delle sue IP (da qui l'espansione nel mercato degli smartphone). Al di là delle vendite dell'hardware, alcuni dei migliori risultati di Nintendo sono stati registrati sulla base della crescita dei suoi brand più amati come Animal Crossing, Zelda, Super Mario o Pokémon. Dato il successo di quelle proprietà intellettuali, Nintendo ha potuto contribuire allo sviluppo di fantastici set LEGO, film animati e parchi a tema. Il prossimo periodo di Natale, ad ogni modo, dovrebbe concentrarsi sulle celebrazioni del trentacinquesimo anniversario di Super Mario.
Ovviamente, però, le aziende continuano competere testa a testa in alcune aree importanti del business. Per tornare alla metafora sportiva, è come se giocassero lo stesso campionato ma competessero per ottenere trofei differenti: ciascuna di esse mira ad ottenere risultati distinti. A fine anno, Sony potrebbe avere la console più venduta, Microsoft potrebbe vantare un servizio in abbonamento con milioni di nuovi iscritti e Nintendo potrebbe vendere milioni di copie dei giochi di Mario. In tal caso, tutte e tre le compagnie avrebbero vinto la propria scommessa.
Certo, è già possibile pregustare le centinaia di ore di litigi online circa le vendite delle console o l'importanza dei servizi, ma è davvero una guerra se vincono tutti?
Queste diverse strategie non fanno altro che supportare il business in senso lato. Xbox è riuscita a rendere sostenibile il modello del servizio in abbonamento, PlayStation ha donato al mondo alcuni dei giochi più incredibili di sempre e Nintendo ha creato un posto affascinante per i giocatori di tutte le età. Tutti, alla fine, possono trarne beneficio.
Ci saranno giocatori che dovranno scegliere tra Series X, PS5 e Switch, a Natale. Super Mario, Spider-Man e Halo si contenderanno il tempo e il denaro degli utenti e, in futuro, le strategie potrebbero subire un'inversione di rotta.
Al momento, però, i giorni in cui i produttori di console si facevano la guerra sullo stesso campo sembrano essere finiti. La console war, per come la conoscevamo, è giunta al termine.