La furia di un uomo (Wrath of Man) Recensione: Chi vorrebbe mettersi contro Jason Statham?
Dopo The Gentleman, Guy Ritchie ci racconta un'altra storia di veri duri.
Guy Ritchie è un regista con suo stile molto personale, riconoscibile e che ha ispirato parecchi emuli. Jason Statham è un attore che lungo un precorso di B Movie d'azione assai apprezzati dagli estimatori del genere, è diventato intorno alla cinquantina una star indiscussa.
Ritroviamo Ritchie e Statham insieme nel film Wrath of Man (L'ira dell'uomo), alla loro quarta collaborazione dopo Lock & Stock, Snatch e Revolver.
Siamo a L.A. quella periferica però, dei depositi, dei magazzini e delle strade per niente turistiche. Conosciamo H mentre si fa assumere in una società di trasporto valori, un uomo enigmatico dalle qualità chiaramente superiori alle mansioni che gli saranno assegnate. Ma è ovvio che nasconde un segreto, che presto sapremo.
Siamo in un periodo in cui i furgoni sono oggetto di frequenti rapine, compiute con estrema durezza e professionalità, ma H mostra subito di che pasta è fatto non solo chiarendo subito le idee ai suoi colleghi in un'overdose di testosterone, ma sventando un assalto che finisce con una vera e propria esecuzione collettiva (fra i rapinatori si riconosce Post Malone).
L'uomo sta risalendo una sua personale catena di responsabilità, per arrivare a chi gli ha causato un lutto inconsolabile. E scopriremo quello che abbiamo intuito subito, ossia che H è ben altro personaggio, che si troverebbe a suo agio più con quelli che combatte che quelli per cui lavora. Meglio sarebbe non averlo contro. E quando si arriverà alla resa dei conti, sarà carneficina senza pietà.
Se però ci aspettassimo il solito film "alla Guy Ritchie", con la narrazione ondivaga della trama, gli avanti e indietro dell'azione, gli "a parte" a spiegare cose precedentemente poco chiare, le battute fulminanti e le amicizie virili indistruttibili e gli eroi solitari ma dal cuore tenero, andremmo delusi.
Perché Wrath of Man è un impeccabile, durissimo e iperbolico revenge movie, dove il protagonista è un'impassibile macchina da guerra votata ciecamente al suo scopo. Ma anche tutti quelli che lo circondano lo sono ugualmente, gente chiusa nel proprio mestiere, che sia di guardie o ladri, consci fino in fondo delle conseguenze delle proprie azioni, buone o cattive che siano. Perché il prezzo si paga sempre ed è importante saperlo.
Nello stile di Ritchie ritroviamo la riproposizione della rapina iniziale, quella che ha dato il via a tutta la faccenda, che vedremo e rivedremo da diversi punti di vita, sempre parziali, fino ad avere il quadro completo. E capiremo e in parte solidarizzeremo, apprezzando la virile accettazione del proprio destina da parte di gente che sa benissimo quando i duri devono cominciare a ballare e che, alla fine della musica, non si sa chi rimarrà in piedi.
La storia risale a un film francese del 2004, Le Convoyeur, di Nicolas Boukhrief, che, come titolo internazionale, aveva Cash Truck. Il protagonista era Albert Dupontel e compariva nel cast anche Jean Dujardin, molti anni prima di diventare famoso.
A riscriverla per il mercato internazionale, ovviamente in versione enfatizzata, troviamo oltre allo stesso Ritchie anche Marn Davies e Ivan Atkinson, due collaboratori abituali del regista. Bello anche l'accompagnamento musicale di Christopher Benstead.
A fianco del sempre laconico Statham, uomo che ha un'espressione in meno di Clint Eastwood ma non se ne avverte la mancanza, troviamo alcune facce note, un insolito Scott Eastwood nelle vesti di un "cattivo", Holt McCallany, bella faccia da noir e polizieschi visto di recente in Mindhunter.
Ritroviamo anche Josh Hartnett, che dopo un periodo di oscuramento è ricomparso nella serie Penny Dreadful nel poco commerciale Valley of Gods e in qualche produzione minore come Target Number One, 6 Below.
Jeffrey Donovan è il capo della gang, bravo caratterista di quelli di cui nessuno si ricorda il nome, visto in tante serie TV e film (Shut Eyes, Burn Notice, Crossing Jordan, Fargo, Sicario, Soldado, Lucy in the Sky). Eddie Marsan è il pragmatico e vanamente prudente capo del deposito, Laz Alonso (The Boys, L.A. Finest) è uno dei rapinatori. Di sfuggita ma sempre carismatico, all'inizio e alla fine, Andy Garcia si toglie e rimette con eleganza gli occhiali da sole. Il film è passato direttamente allo streaming e all'home video.
Guy Ritche si appropria della trama di un film che in pochi avranno visto, per raccontare un'altra delle sue storie di uomini duri, messa in scena con una freddezza che ai suoi fan potrebbe dispiacere. Ma Wrath of Man trasporta per le strade di Los Angeles la sua coolness da gangster story inglese più realistica di quanto usi fare questo regista e troverà i suoi estimatori.