La guerra dei servizi sta arrivando e Sony non vuole mancare - editoriale
Strategie per evitare che Google e Apple non soffino i giocatori.
Anche Sony cede al fascino dei servizi, del suo PlayStation Network. D'altronde quando la tua piattaforma online genera in un anno da sola quanto un tuo concorrente (Nintendo) raccoglie di ricavi attraverso tutti i suoi comparti, è difficile non pensare che sia meglio cavalcare l'onda.
Così Sony ha annunciato che dal 1 aprile a capo di Sony Interactive Entertainment ci andrà Jim Ryan (già vicepresidente di SIE), mentre l'attuale presidente, John Kodera, ricoprirà il ruolo di vicepresidente.
È soprattutto la nuova natura del ruolo di Kodera a essere la più chiara dichiarazione d'intenti della società. Ossia far crescere il PlayStation Network, che arriva da un trimestre durante il quale ha registrato ricavi per 434 miliardi di yen (3,4 miliardi di euro).
La nuova organizzazione "permetterà a John [Kodera] di concentrarsi sulla missione chiave di sviluppare ulteriormente PlayStation Network", ha detto l'amministratore delegato del gruppo Sony, Kenichiro Yoshida. Per Kodera stesso, il nuovo ruolo significa "guidare l'area di rete per continuare a creare servizi ed esperienze innovativi, dove la concorrenza continua a intensificarsi con molti nuovi giocatori che si stanno unendo alla partita". Giocatori di un certo livello, come Google e il suo Project Stream, che stanno approcciando l'industria videoludica entrando da un ingresso laterale.
Lo streaming e in generale i servizi digitali, infatti, stanno garantendo ad aziende che fino a oggi non hanno voluto diventare produttori di videogiochi di entrare in questo ampio segmento commerciale in modi nuovi. Per Google (che comunque dirige il più grande negozio digitale al mondo, il Play Store di Android) significa sfruttare il suo browser Chrome e la potenza del cloud per permettere ai giocatori di buttarsi nelle atmosfere di Assassin's Creed: Odyssey in un attimo. Per Apple potrebbe significare (ma siamo nel campo delle voci di corridoio) delineare un servizio su abbonamento tramite il quale avere accesso illimitato al parco giochi disponibile sull'App Store di iOS. Entrambe gestirebbero un servizio direttamente collegato ai videogiochi, ma senza essere un produttore nel senso classico.
Nella scelta di Sony c'entra poco il rallentamento, annunciato di recente, delle vendite di PlayStation 4 nel suo ultimo trimestre: è una console che ha oltre cinque anni sulle spalle e un calo su base annua era ampiamente prevedibile. Ma il futuro (breve o lontano sarà da vedere) va nella direzione di staccarsi dall'hardware. Se non per gli appassionati, almeno per la grande massa di pubblico che più facilmente cambia supporto. La stessa che si è spostata da PS2 a Wii e poi su smartphone, seguendo le tendenze e la facilità d'uso. Così bisogna prepararsi a un futuro "post-console", dove "potrai avere un'esperienza videoludica di qualità attraverso una gamma di tecnologie". A dare questa previsione è stato Shawn Layden, a capo di Sony Interactive Entertainment Worldwide Studios, pur facendo notare che "PS4 e PS4 Pro offrono ciò che, ovviamente, noi riteniamo sia la migliore esperienza di gioco". Come a dire: per ora è così e su PS4 trovate grandi esperienze; ma dobbiamo anche prepararsi per quello che verrà. Perché l'industria videoludica "sta crescendo incredibilmente e sta crescendo per diventare un panorama dell'intrattenimento molto più ampio", ha aggiunto Layden.
L'avvento di tanti nuovi volti che si stanno affacciando con interesse e l'entusiasmo attorno a servizi come Xbox Game Pass, Origin Access e lo stesso PlayStation Now (che presto arriverà anche in Italia) sta dando qualche segnale rispetto a dove il mercato si stia muovendo. Da un punto di vista aziendale significa anche staccarsi dall'offerta commerciale che ha trainato il mercato in questi anni e dove i profitti erano semplicemente legati a quante copie di un videogioco venivano vendute su una data console. Il ciclo vitale stesso di un videogioco sta cambiando ed esempi come Rainbow Six: Siege, Fortnite o League of Legends sono lì a dimostrarlo: giochi che hanno anni dietro di loro, ma continuano a macinare profitti, a evolvere e a restare a contatto con il loro pubblico.
Il fatto che PSN abbia generato più introiti, in un anno, dell'intera Nintendo è esemplificativo di quanto il PSN sia rappresentativo all'interno della strategia di Sony. I servizi sono sempre più ampi, omnicomprensivi; rappresentano un "mini-mondo" interno all'ecosistema, dove i giocatori noleggiano, comprano, estendono, si abbonano. Così tramite PSN (ma mettiamo nel calderone anche Xbox Live e i suoi 64 milioni di utenti attivi) viaggia un nuovo flusso di ricavi, sul quale ora Sony - con l'avvicendamento ai vertici di SIE - ha chiarito di voler puntare fortemente. Non è una coincidenza che tale annuncio arrivi a breve distanza dell'espansione di PlayStation Now in altri Paesi europei.
Il futuro sarà sempre meno hardware e più software; più servizi attorno ai quali ruoterà l'interesse dei videogiocatori: piattaforme per le dirette video; servizi per giocare in streaming anche da un browser per PC; abbonamenti che danno accesso illimitato a centinaia di videogiochi. Google e il suo Project Stream, Microsoft tra Xbox Game Pass e Project xCloud, Apple e il suo possibile servizio su abbonamento. Tutti modi in cui, presto o tardi, l'industria videoludica cambierà forma. Sony vuole essere della partita.