Il declino del Giappone
L'industria nipponica vista dall'interno.
La terra del divertimento nascente?
Capcom è stata una delle compagnie giapponesi più impegnate con gli sviluppatori occidentali negli ultimi anni, ma i suoi sforzi non hanno pagato come quelli fatti da Square Enix. Bionic Commando ha venduto poco, portando alla chiusura degli studi GRIN che lo hanno realizzato. Parlando del 2010 di Capcom, il direttore Haruhiro Tsujimoto ha manifestato l'intenzione di riportare in Giappone lo sviluppo dei nuovi IP (Capcom ha anche rifiutato di essere intervistata al riguardo).
“Ho pensato che Capcom si stesse muovendo nella giusta direzione,” ha affermato Kay, “ma sfortunatamente sembra che abbiano cambiato strada. Mi auguro che riconsiderino le proprie strategie. Si tratta di un discorso parzialmente culturale; le cose cambiano sempre molto lentamente, in Giappone. Il modo di lavorare degli studi nipponici è andato bene per le ultime decadi, fino all'attuale generazione di console. Gli studi e i publisher sono stati costretti a considerare la necessità di cambiare solo adesso, e non è certo una cosa facile.”
“I giochi giapponesi, inoltre, in passato hanno ottenuto ottimi risultati, e ancora oggi molti occidentali sono disposti a difendere a spada tratta i prodotti nipponici semplicemente perché sono giapponesi. Non dev'essere facile per un designer responsabile di un prodotto acclamato dalla critica e che ha venduto milioni di copie, decidere di cambiare le cose. Ci vogliono disastri finanziari e la chiusura di diversi studio per assistere a una vera reazione.”
Q-Games, NanOn-Sha e Score Studios sono tutti piccoli sviluppatori giapponesi disposti ad abbracciare il cambiamento prima del disastro. “Noi di Q-Games realizziamo solo progetti che troviamo divertenti e interessanti,” dice Cuthbert. “Si tratta di una morale piuttosto semplice. A essere totalmente onesti, credo che molti dei problemi attuali del Giappone siano legati al fatto che diverse compagnie facciano esattamente l'opposto, venendo motivate unicamente dal denaro. Detto questo, ci sono molte piccole società che si stanno concentrando sui titoli per iPhone o Facebook con due o tre gruppi di lavoro, e alcune di queste potrebbero trasformarsi in sviluppatori ben più grandi, in futuro.”
Gli Score Studios di Kay, responsabili di Flock It! Su iPhone, calzano perfettamente con la visione di Cuthbert. “Al momento ci sono solo due di noi che lavorano, qui, con l'introduzione occasionale di una terza e una quarta persona, per sviluppare inizialmente su iPhone. Abbiamo lavorato sodo sulla nostra tecnologia per una strategia multi-piattaforma, e pensiamo di spostarci presto anche su altri formati.”
“Il mio socio ed io siamo stranieri con tanti anni di esperienza maturati sia in Giappone che all'estero. Questo ci posiziona piuttosto bene fra le due piattaforme, grazie alla nostra capacità di comprenderle entrambe. Quando inizieremo a espanderci ci porremo sicuramente come il ponte fra l'Occidente e il Giappone che oggi ancora manca, come dimostrano i recenti problemi di Capcom.”
“Non voglio certo annunciare la morte del mercato giapponese dei videogiochi. L'industria sta andando incontro a diversi cambiamenti, in meglio o in peggio. Alcune compagnie giapponesi realizzano ancora giochi che si rivelano successi mondiali. Credo che il discorso sia legato maggiormente al fatto che gli sviluppatori occidentali siano cresciuti e maturati al punto da poter competere in scioltezza. Mentre le vecchie generazioni sono cresciute con Sonic e Mario, quelle attuali stanno maturando con Halo e World of Worcraft.”
“Il Giappone non sarà più la culla del game development solo perché non c'è competizione. Sono certo che quando le acque si saranno calmate e le compagnie giapponesi saranno più orientate verso una visione globale, in un batter d'occhio il Giappone tornerà a essere un importante punto di riferimento. Non più l'unico, in ogni caso.”