Skip to main content

La magia di Assassin's Creed Odyssey è il purissimo divertimento che offre - editoriale

Elena di gioia.

Ci sono un sacco di cose che non vanno in Assassin's Creed Odyssey, ma è sempre più difficile farci caso. Ho passato l'ultimo fine settimana a innamorarmi, a saltare da statue altissime e a galoppare per Mykonos vestito come Wonder Woman. Avrei potuto, invece, dedicare le mie attenzioni ai menu troppo gremiti, o all'interfaccia ricca di orpelli e chiedermi come mai in tanti amino questo gioco nonostante gli evidentissimi difetti.

Avrei potuto, e nel farlo avrei pure centrato un punto importante, no? Peccato che non sia il punto. Il punto, quello vero, è che Asassin's Creed Odyssey è divertente. Incredibilmente divertente. Prendersela con lui perché non è azzeccato come Breath of the Wild, o corposo come The Witcher 3 o sceneggiato come Red Dead Redemption 2 sarebbe cercare al suo interno qualcosa che semplicemente non c'è. Il divertimento, in Odyssey, non è un contorno, è il cuore dell'esperienza, e tutto il resto non conta.

Guarda su YouTube

Sembra strano fermarsi a pensare al divertimento. Non è qualcosa che si fa coscientemente, semplicemente accade che lo si voglia o no, e pensarci è un po' come cercare di acchiappare i propri pensieri. Si finisce a inseguire un'idea che ne nasconde un'altra, e poi un'altra, e un'altra ancora. Allo stesso tempo, però, Odyssey, nelle sue cento e passa ore, è una vera e propria ode al divertimento, e sembra che la cosa sia decisamente ragionata.

Penso che il segreto sia nella sua struttura. Il divertimento, più o meno, sta nello spazio tra gioia e sorpresa, due emozioni che sono praticamente ovunque nel mondo di Odyssey. Faccio molta attenzione agli spoiler quando ci gioco, e non certo per non rovinarmi i colpi di scena di una storia non particolarmente spiazzante, ma per poter godere al cento percento di tutte quelle sorprese e quei regali che contiene. Solo sapere che ci sono, nascosti da qualche parte, è una goduria. Così come è un vero piacere galoppare da uno all'altro sublimandone l'arrivo, in una tempesta di neuroni che scoppiettano nella testa.

Odyssey è pieno di questi momenti. La prima volta che si viene sorpresi si capisce anche che non è certo un caso isolato, e allora si comincia a girare per il mondo in caccia non solo di collezionabili, o di loot, ma più che altro per scoprire dove si nasconda il prossimo regalo da scartare. E nel farlo si scopre che ogni aspetto del gioco è fatto con gioia: la sceneggiatura, la recitazione, ma anche i gameplay loop che ci cullano tornando e ritornando ogni volta che ci arrampichiamo sull'edificio più alto di una zona. Non solo, è il mondo stesso a essere luminoso e vivido, tanto che pure i personaggi che lo abitano faticano a rattristarsi persino nei momenti più difficili. Un inno alla civiltà greca tanto quanto lo sono la loro cultura e storia. Un parco giochi costruito su fondamenta di felicità e prosperità.

Quando finalmente Odyssey riesce ad acchiapparci, quando ci si lascia andare tra le sue pieghe, il risultato è come una strana tranquillità. Vi troverete immersi in spiagge, amori e stelle. Oppure quasi ipnotizzati dalla sua violenza e da animazioni che continuano a proporsi sullo schermo. Così, piano piano, l'attenzione verso tutto il resto si scioglie come neve al sole. Persino le più stupide svolte nella sceneggiatura non fanno alzare sopracciglia, non se vi lasciate prendere per mano. Assassin's Creed Odyssey è un gioco talmente leggero e arioso che trascende se stesso.

Forse è quella la soluzione: realizzare che non importa che alcune cose non importino. Non ci si può obbligare a divertirsi, del resto. Il divertimento è incompatibile con lo sforzo, con la preoccupazione, con la seriosità, con la troppa coscienza di sé. Il divertimento è libertà, assurdità, comfort. È lasciarsi in pace a giocare, lasciare che la propria mente se ne vada a spasso a godersi la magia evitando di farsi distrarre da cose irrilevanti. Divertirsi è farsi trasportare beatamente verso un altro mondo, esattamente quello che una buona Odissea dovrebbe fare.