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La resa di Microsoft - editoriale

"Le nostre opinioni contano", Microsoft. Siamo felici che te ne sia ricordata.

Il libero mercato è un qualcosa che raramente viene associato a questioni "alte" come i principi morali, la capacità di aggregazione e d'influenza delle masse o la possibilità di configurare eventi "storici" che in qualche modo lasceranno un segno e cambieranno il corso della nostra società.

Eppure oggi abbiamo avuto la dimostrazione che tutto questo può succedere, che persino un settore considerato "leggero" come quello dei videogiochi e dell'intrattenimento, può regalarci momenti di grande significato, in un certo senso "politico" e di grande cambiamento.

Mentre vi scrivo, la notizia è ancora calda, consegnataci pochi istanti fa dal post ufficiale di Don Mattrick sul sito Xbox, intitolato "le vostre opinioni contano". Microsoft ha ufficialmente abbandonato qualsiasi blocco sugli usati, ogni politica di connessione alla Rete obbligatoria e persino il blocco regionale sulla sua prossima console, l'Xbox One.

Avete letto bene: contrariamente a quanto detto fino ad oggi, sulla prossima Xbox sarà possibile scambiare, prestare e rivendere liberamente i giochi proprio come avviene su Xbox 360 (e qualsiasi altra console nella storia). Inoltre, non sarà necessario collegarsi alla Rete ogni 24 ore per poter continuare a giocare (sarà richiesta solo una connessione una tantum al primo avvio dell'hardware, probabilmente per creare o registrare il profilo utente) e, come caratteristica "bonus", sarà possibile far girare giochi americani sulle console europee e viceversa. In sostanza, i giocatori hanno vinto.

Mesi prima di giungere sul mercato, l'Xbox One era già diventata un meme, oggetto di scherno e rabbia da parte del popolo di Internet.

Hanno vinto un braccio di ferro che è cominciato immediatamente dopo l'annuncio ufficiale delle politiche restrittive e anti-consumer che Microsoft aveva in mente di adottare per il suo prossimo hardware. Dinnanzi alla vera e propria rivolta che si è scatenata sui siti, sui forum e sulle pubblicazioni di mezzo mondo, condotta da utenti infuriati ed editorialisti sferzanti, Microsoft ha prima tergiversato, rilasciando interviste e dichiarazioni contraddittorie o elusive, poi reagito con arroganza ("se non vi piacciono le politiche always-online, tenetevi l'Xbox 360"), e infine ha tentato di indorarci la pillola, presentando i requisiti online come una "feature" e il blocco degli usati come un qualcosa di necessario per proiettarci nel "mirabolante futuro" del mondo interamente digitale.

"I consumatori hanno reagito in maniera talmente forte e netta da non lasciare spazio a fraintendimenti"

Ora, alle ore 23:30 circa del 19 giugno, anche quest'ultima maschera è infine caduta. È caduta rivelando l'ovvio, ossia che le imposizioni disegnate da Microsoft erano solamente mirate a rendere il business dei videogiochi un luogo più controllato e controllabile, in cui le esigenze dei publisher potessero contare più dei diritti dei consumatori: all'aumentare delle une, si era pensato di far corrispondere una diminuzione degli altri. La logica di Microsoft a questo punto probabilmente era "il pubblico si lamenterà, urlerà, strepiterà... ma poi, alla fine, comprerà comunque una Xbox One".

Quante volte abbiamo letto dichiarazioni del genere, anche nei nostri stessi forum da parte di semplici utenti, convinti che alle lamentele della gente non sarebbe poi, alla prova dei fatti, corrisposto un atteggiamento coerente e determinato? Ebbene, stavolta è andata in modo diverso. Stavolta "i consumatori" hanno reagito in maniera talmente forte e netta da non lasciare spazio a fraintendimenti. E il castello di carte messo in piedi da Microsoft è crollato miseramente.

E sia chiaro: un retro-front così clamoroso da parte dei vertici Microsoft può significare solo una cosa: la "potenza" della "cloud", la "centralità dell'esperienza online" e tutto il resto non erano poi così importanti. Perché, se veramente il sistema fosse stato disegnato intorno a questo tipo di feature, facendo di esse una filosofia fondante vera e propria, non avremmo mai assistito ad un'inversione a "u" del genere, così poco tempo prima del lancio sul mercato: sarebbe stato un suicidio ancora peggiore che non mantenere politiche in larga parte rigettate dai gamer.

Prima che Sony annunciasse la sua politica sugli usati, Internet aveva preso di mira anche PS4, con la campagna twitter #PS4noDRM.

Quello che è successo oggi, non lasciatevi ingannare, è un fatto storico. In un mondo dell'intrattenimento che persegue sempre più ferocemente politiche restrittive nei confronti degli utenti, la reazione del "popolo di Internet "(ma non solo) alle politiche di Xbox One è uno schiaffo in faccia non soltanto a Microsoft, ma a chiunque avesse in mente di implementare sistemi simili per i propri prodotti.

In un settore, quello del "diritto d'autore", alla disperata ricerca di nuovi modelli di business per tornare a proliferare come un ventennio fa, quello che è successo oggi potrebbe essere l'indicazione di una nuova strada. Il messaggio dei consumatori è stato semplice, diretto e forte: la "crisi" ci ha reso più consapevoli, per certi versi più spietati, di certo meno disposti ad arretrare su questioni come i nostri diritti di consumatori, e il sacro diritto di perseguire la convenienza maggiore tra le offerte che il mercato ci propone. Se qualcuno crea un prodotto basato su dinamiche "sospette", noi semplicemente non lo compreremo.

"Non devono essere state semplici le ultime 24 ore nel quartier generale di Redmond"

Non devono essere state semplici le ultime 24 ore nel quartier generale di Redmond. Senz'altro, la retromarcia appena effettuata è indice di uno dei più grossi passi falsi compiuti nella storia recente dell'industria. Ma è anche un segnale di speranza. La speranza che Microsoft abbia preso questa sua decisione non solo perché messa alle strette da una situazione di "stallo messicano" dalla quale non avrebbe potuto uscire vincitrice. La speranza che non abbia solamente contato i 13 milioni di click realizzati in pochi giorni dal filmato sullo sharing di giochi per PS4 (che è diventato virale trasformandosi in uno dei capolavori di marketing "a costo zero" della storia recente).

La speranza è che Microsoft, e con lei tutti i giganti dell'industria che stavano o stanno per mettersi sui suoi stessi binari, abbia capito. Abbia capito che l'unica via perché il mercato possa tornare a crescere è quella di coccolare i propri clienti, di invogliarli ad acquistare i propri prodotti, non quella di trovare modi sempre più subdoli ed efficaci per "costringerli" a farlo, per poi limitarli il più possibile nella propria libertà di utilizzo del prodotto acquistato.

"Le nostre opinioni contano", Microsoft. Siamo felici che te ne sia ricordata.

Avatar di Luca Signorini
Luca Signorini: Luca gioca e scrive da quando ha scoperto le meraviglie del pollice opponibile. È giornalista ma soprattutto appassionato; non gli toccate Metroid, Stallone, i Black Sabbath e la carbonara e sarete suoi amici per sempre.
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