La Révolution - recensione
Gli aristocratici hanno fame? Dategli i proletari!
Si dice Rivoluzione Francese e si pensa a liberté, fraternité, égalité. E si pensa a Maria Antonietta, nota al di fuori dei libri di storia per i film a lei dedicati, e al marito Luigi XIV, che non è solo uno stile di arredamento. E a tutta la frivola e parassitaria aristocrazia allora al potere, che affondata dentro vizi sempre più perversi, soffocava il popolo ridotto alla fame. E agli eroi che li hanno fatti cadere: Robespierre, Danton, Marat.
Di conseguenza si pensa anche alla ghigliottina, efficace strumento per eseguire sentenze capitali in modo veloce (strumento che ogni tanto vorremmo vedere usato ancora oggi su qualche personaggio particolarmente odioso). E pensiamo al suo inventore, il Dottor Joseph-Ignace Guillotin.
Nella serie televisiva La Révolution, da oggi su Netflix, l'autore Aurélien Molas (Red Creek, Une île) mentre ci dice che "se la storia è scritta dai vincitori, esistono i racconti e i libri che ancora la possono cambiare", di quei tempi ci dà un racconto "ucronico", cioè una versione alternativa dei noti eventi storici.
E ipotizza che il comportamento della classe al potere, già arrogante, insensibile e crudele, sia incrementato da un virus che arriva dal Nuovo Mondo (Louisiana, non a caso), che si trasmette attraverso il sangue e che tramuta i contagiati in specie di vampiri (per quanto riguarda il contagio) e zombie, per quello che è il loro comportamento successivo, facendoli pure diventare immortali. Il virus sembra contagiare solo i nobili, che poi si scatenano cibandosi non solo metaforicamente dei loro sudditi (quante volte ci siamo lamentati del Governo che ci succhia il sangue?). Ma come si può ammazzare un immortale? Con un bel taglio di testa.
Da Versailles, dalla corte del re, un virus si spande fra la nobiltà francese, diffondendosi grazie a sciagurati complici. Il sangue degli infetti, che sono tutti di nobile lignaggio, diventa blu e li tramuta in macchine spietate per ammazzare i poveri proletari indifesi. Elise, una giovane contessa, nobile non solo per lignaggio ma per i suoi sentimenti umani, sta cercando di opporsi al malvagio zio, che sta approfittando della sospetta assenza del padre di Elise per insignire del potere assoluto l'inetto e crudele figlio Donatien.
Elise è anche l'unico baluardo in difesa della sorellina Madeleine, muta e sensitiva. Intanto nella prigione locale, un vero inferno dantesco, un medico illuminato, Joseph Guillotin, cerca di attenuare le sofferenze dei prigionieri e di portare avanti le sue ricerche, con metodi del tutto all'avanguardia. Elise ha vissuto un dramma: nella sua vita apparentemente felice ha perso il grande amore Albert, fratello proprio di Guillotin, ammazzatole dal padre perché di umile estrazione. Ma in questa narrazione il confine fra vita e morte è particolarmente labile.
Mentre fra i nobili il contagio cresce e si consumano vere orge di sangue, tutti i personaggi dovranno lottare per la loro vita e per i loro ideali. Anche il più umile dei servi messo con le spalle al muro, prima o poi si rivolta.
Incalzato da miseria, ingiustizie e soprusi di ogni genere, i protagonisti e il popolo non hanno altra via di scampo che unirsi a un manipolo di rivoltosi, la Fratellanza, che dal suo rifugio nella foresta cerca di contrastare lo strapotere dell'avida nobiltà, dando così inizio a quel bagno di sangue che sarà la Rivoluzione francese, nel 1789. E un bianco lenzuolo macchiato dal rosso sangue dei rivoltosi e da quello blu degli aristocratici diventerà il vessillo sotto il quale radunarsi e lottare, per la loro vita, per il futuro dei loro discendenti. Finale aperto verso una seconda stagione.
Il cast è di facce poco note, peccato la scelta dell'anonimo Amir El Kacem nel ruolo del protagonista, attore che affronta qualunque situazione o emozione con la stessa espressione. Peccato perché Guillotin è un personaggio interessante, che meriterebbe una narrazione più approfondita, pur nella fiction più fantasy.
Meglio il fratello Albert, interpretato da Lionel Erdogan, visto nelle serie Spiral e Marseille. L'eroica Elise è Marilou Aussilloux. Il più noto Laurent Lucas è lo zio malvagio, che si illude di poter manovrare il corrotto figlio Donatien che è interpretato da Julien Frison. Gaia Weiss (Vikings, I Medici), eroica e sfigurata, interpreta la partigiana Marianne, nome che sarà dato alla rappresentazione allegorica della Francia. Costumi, scenografia e fotografia sono curati. Il tema musicale è di Saycet, che a tratti ricorda quello di Westworld, mentre le note di minaccia riecheggiano quelle di Sicario. E nel finale irrompono tragiche e distorte le note della Marsigliese.
Ci sono battute d'attualità nella narrazione, quando si dice che l'1% dei ricchi detiene il 99% delle risorse totali e che la classe al potere emette solo leggi che facciano comodo ai detentori di quel potere. E le metafore sull'oppressione di pochi malvagi ai danni di molti innocenti non perdono mai valenza, perché di storie così è fatta l'evoluzione della razza umana, anche se oggi i metodi sono cambiati, molto più subdoli proprio per vanificare reazioni violente. Se metti una rana nell'acqua bollente salterà fuori, ma se la fai scaldare poco alla volta, la rana resterà tranquilla e creperà senza ribellarsi.
La Rèvolution è un feuilleton di buon intrattenimento, che rilegge la storia contaminandola con vecchi elementi fantasy e allusioni politiche attuali, riuscendo negli ultimi episodi riesce a prendere una piega drammatica, mentre si condensa la ribellione dei disgraziati contro i mostri cannibali di sangue blu.
Se la plebe è composta da molti individui che si sono arresi e si rotolano rassegnati nella loro miseria, fra sporcizia, malattie e alcolismo, molti altri rifiutano quella resa e tessono piani di sopravvivenza, cercando di restare al riparo dalle reazioni del Potere. E poco alla volta questo numero aumenterà, al crescere della devastante pressione dei nobili, loro sì veri sepolcri imbiancati, ricoperti di pizzi, velluti, piume e ciprie e profumi a mascherare la sporcizia dei loro corpi, l'orrore delle loro anime.
Oggi tycoon, politici e banchieri, con una riforma di legge, con un clic al computer, posso gettare nell'indigenza milioni di persone. E anche in questa serie TV, prima di attaccarsi alla giugulare dei poveri sudditi, i potenti li abbracciano affettuosamente per rassicurarli. Dicendo loro: "andrà tutto bene".