La verità su Red Dead Redemption
Secondo un ex Rockstar San Diego.
Un ex impiegato di Rockstar San Diego ha raccontato sul blog "My Life at Rockstar Games", ora apparentemente scomparso nel nulla, la propria verità sullo sviluppo di Red Dead Redemption. Le parole utilizzate per descrivere l'esperienza lavorativa che ha portato a uno dei principali successi del 2010 sono forti, e fanno rima con manipolazione, inganno e abuso.
La cache di Google ci permette di venire a conoscenza della verità di Zero Dean, questo il nome dell'ex impiegato Rockstar, il cui profilo LinkedIn sembrerebbe confermare l'autenticità del personaggio.
Dean si è unito a Rockstar San Diego nel 2007 e circa un anno dopo sono iniziati i problemi; i piani alti della compagnia si lamentavano per il dilatarsi dei tempi di sviluppo e volevano accelerare il lancio del gioco. "Allora sono iniziati gli inganni e le maniplazioni dei manager", afferma Dean.
Secondo lo sviluppatore, lavorare presso Rockstar San Diego era diventato un "inferno" per molti, ma nessuno se la sentiva di lasciare la compagnia per senso di responsabilità nei confronti della propria famiglia e per la difficoltà insita nel contesto economico attuale. Il numero di ore di lavoro passò da 8 a 12, i giorni lavorativi furono non più cinque ma sei. I lavoratori non venivano pagati per gli straordinari, ma ricevevano una paga standard per 40 ore di lavoro.
In una e-mail privata inviata a tre collaboratori stretti, Dean avrebbe definito irreale la data di lancio fissata per il gioco; pochi minuti dopo, lo sviluppatore si trovava nell'ufficio del suo superiore. Dean sarebbe stato quasi licenziato ma alla fine rimase con Rockstar San Diego, anche se privato delle precedenti responsabilità. Alla fine, scrive, "ho iniziato a pensare che la situazione fosse OK. Che fosse giusto lavorare per 12 ore al giorno, sei giorni alla settimana senza compensi extra. Che fosse giusto essere ingannati e manipolati sul proprio posto di lavoro. In realtà non andava affatto bene".