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Lamplight City - recensione

Un'avventura dalle tinte dark-thriller.

I primi anni Novanta sono stati certamente ricchi per quanto concerne le avventure grafiche punta-e-clicca, genere videoludico ancora oggi discretamente in voga. In molti ricorderanno con ardore e nostalgia avventure storiche del calibro di Manic Mansion e The Secret of Monkey Island, ideate dal genio di Ron Gilbert.

Dalla scena indipendente, lo studio Grundislav Games ci porta Lamplight City, un'avventura investigativa che attinge a piene mani nella struttura e nello stile - anche visivo - dai capisaldi del genere, inscenando tuttavia una vicenda più fresca e per certi aspetti altrettanto riuscita.

Il titolo ci trascina in un passato alternativo, temporalmente collocato nel diciannovesimo secolo, in cui il Nord America è stato colonizzato dai francesi. La vicenda difatti si svolge per intero a New Bretagne, fittizia capitale le cui peculiari e numerose luminarie titolano la produzione.

Impersoneremo Miles Fordham, investigatore privato dal passato brillante ma tormentato dai fantasmi interiori che un prologo burrascoso ha generato nella sua coscienza. Ci troveremo a disimpegnarci in cinque casi differenti, della durata di un'ora ciascuno circa, i quali oltre che rappresentare una sorta di redenzione per il nostro alter ego, si prefigurano anche come la vera e propria sfida per il giocatore.

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Il fulcro dell'esperienza di gioco di Lamplight City è legato, appunto, all'investigazione. Ci sarà richiesto costantemente di esaminare gli oggetti presenti all'interno degli ambienti di gioco e di dialogare con i vari personaggi al fine di ottenere quante più informazioni possibili, utili a risolvere il caso.

A tal proposito, è bene citare a questo punto la riuscita ed efficace ricostruzione degli ambienti di gioco. Oltre che presentarsi in numero soddisfacente, sono tutti discretamente infarciti di elementi od oggetti con cui interagire, utili per fornirci qualche preziosa informazione o semplicemente per ampliare il background narrativo.

Da un punto di vista prettamente narrativo, Lamplight City si attesta su buoni livelli, complice un plot dalla scrittura certamente rifinita ed impreziosita da un doppiaggio di discreta qualità, cosa tutt'altro che scontata per produzioni di questa portata. I dialoghi sono copiosi, ben scritti, e la vicenda riesce ad infondere nel giocatore una gradita e ricercata vena di humour, la quale si pone in aperto contrasto con i toni cupi del setting.

Attenzione, tuttavia: quanto affermato poco sopra vale soltanto per chi abbia una certa familiarità con l'Inglese (o il Tedesco), essendo queste le uniche due lingue in cui è possibile giocare il titolo. Lamplight City è un'avventura fortemente basata sulla narrativa, concentrata su dialoghi corposi - e talvolta anche piuttosto tecnici -che vi saranno indispensabili per potervi destreggiare tra gli avvenimenti e per poter operare una scelta oculata nella risoluzione dei casi. Tenete bene a mente che a maggior ragione, in una produzione di questo tipo, se non conoscete l'idioma d'oltremanica, potreste perdervi davvero gran parte dell'esperienza.

Gli ambienti di gioco di Lamplight City si fanno apprezzare, oltre che per lo stile retro accattivante, anche per un'importante ricchezza di oggetti.

Il risultato è complessivamente lodevole e degno di merito, specie se messo in relazione con un aspetto in particolare della struttura ludica, che lascia una libertà apprezzabile al giocatore. Starà, difatti, a noi scoprire i colpevoli nei vari casi, e dovremo basarci su quanto abbiamo appreso dalle varie osservazioni e dai vari dialoghi.

La sceneggiatura tenterà sempre di confinare il giocatore in quella scala di grigi che andrà a creare più di qualche perplessità, sebbene complessivamente non si possa affermare che Lamplight City sia un titolo difficile. Del resto, qualsiasi decisione prenderemo, la trama si diramerà di conseguenza, lasciandoci in preda a quella piccola tensione di generare possibili conseguenze negative a fronte di un'analisi errata.

Se da un punto di vista narrativo e puramente investigativo il titolo è promosso, ciò che desta diverse perplessità a livello ludico, e che allontana Lamplight City dalle produzioni cui chiaramente ci si è ispirati, è da ricercarsi in uno degli elementi cardine del genere di riferimento: gli enigmi. A voler essere concisi e diretti, in Lamplight City questi sono praticamente assenti.

Se abbiamo globalmente apprezzato la scelta di conferire un peso notevole ai dialoghi e all'interazione prettamente legata ad essi, risulta difficile capacitarsi di come in una produzione di questo tipo non siano stati inseriti nemmeno in numero esiguo dei rompicapo impegnativi e che portassero il giocatore a spremersi le meningi, visto il prezioso retaggio del genere di riferimento.

La pixel-art di Lamplight City richiama uno stile ricercato ed affascinante, merito anche di una ricerca artistica lodevole.

Intendiamoci, vi capiterà di dover raccogliere qualche oggetto e di interagire con gli ambienti di gioco per accedere a talune informazioni, tuttavia si tratta di un'interazione che ci è parsa eccessivamente passiva e risicata. L'assenza di un vero e proprio inventario, in tal senso, è piuttosto eloquente, così come la presenza di un menu a dir poco essenziale, che con la pressione del tasto desto del mouse vi darà accesso esclusivamente alla mappa di gioco e ad una sorta di taccuino, utile come promemoria in caso di smarrimento.

Lamplight City è un puzzle game punta-e-clicca complessivamente meritevole, per via soprattutto della capacità di ricreare un'avventura efficace dal punto di vista narrativo e coerente nello stile visivo con il genere cui ci si è ispirati. Si tratta, tuttavia, di un'esperienza eccessivamente passiva, in cui la mancanza di enigmi di spessore si fa sentire, ed in cui la quasi totalità dell'attività del giocatore è legata alla lettura di dialoghi (tutti in lingua inglese), alla ricostruzione di avvenimenti ed alla risoluzione dei casi.

Tenetelo a mente, dunque: se siete alla ricerca di una sfida particolarmente arguta ed impegnativa, o di una progressione incentrata su di un'interattività di spessore costruita intorno a decine di enigmi, probabilmente le vicende di New Bretagne non fanno per voi. Se, al contrario, vi intriga l'idea di vivere un'avventura dalle tinte dark-thriller in cui sostituirvi al detective di turno, o volete semplicemente vivere un'avventura dalla narrativa curata, l'ultima fatica di Grundislav Games non vi deluderà.

7 / 10
Avatar di Luca Del Pizzo
Luca Del Pizzo: Sedotto dalle avanguardie tecnologiche e da tutto ciò che porti emozione, Luca non può restare indifferente al fascino prorompente dei videogiochi. Ha la fortuna di coniugare questo amore con quello incondizionato per la scrittura. La vita, a volte, riserva cose meravigliose. Sino ad un nuovo Silent Hill degno di questo nome, tuttavia, non è ancora abbastanza.

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