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Lantern - recensione

Portatrice di luce sulle ali del vento.

Se siete dei giovani appartenenti alle nuove generazioni, probabilmente vostra nonna vi regala ricariche per il Google Play o l'Apple Store, senza nemmeno sapere bene di cosa si tratti. Chi invece ha qualche anno in più sulle spalle si ricorderà sicuramente delle meraviglie tra cui si poteva scegliere nelle vecchie edicole. C'erano figurine, giocattolini e pupazzetti vari e anche degli albi da colorare che venivano venduti con abbinato un pennarello 'magico'. Sotto il cappuccio la punta era bianca ma bastava passarlo sulle figure per vedere le pagine tingersi di colori sgargianti.

Lantern riprende in buona parte questo concetto fornendoci interi paesaggi grigi e sopiti, e lasciando a noi il compito di risvegliarli dal loro cupo torpore attraverso il tocco rivitalizzante della luce. Per farlo useremo una lanterna e non di quelle ad olio, ma di una di quelle che s'accendono al centro e che, una volta che il calore della fiamma le ha rese sufficientemente leggere, si librano in cielo. Il titolo parla in silenzio proprio di questo, di speranze affidate alle ali del vento che portano colore e vita ovunque esse vadano.

Il gameplay è quanto di più semplice possa esserci: con il mouse si direziona la visuale e con la barra spaziatrice si procede nella direzione in cui si sta guardando. Il mondo di gioco inizialmente è cinereo e privo di colore, ma al nostro passaggio tutto si tinge della gioia di vivere. Ad agevolare la nostra opera abbiamo due funzioni attivabili saltuariamente alla pressione dei tasti del mouse. La prima consente di aumentare per un istante il raggio d'azione, colorando una grossa area in un sol colpo. La seconda invece aumenta per un breve periodo la velocità, rendendo più rapida la navigazione dei bei paesaggi orientali.

Dopo il nostro passaggio, tutto si colora e torna a splendere.

Il gioco propone nella sua struttura estremamente leggera alcuni obiettivi, come accendere tutti i lumini che si trovano nei piccoli insediamenti sparsi nelle terre del Sol Levante che sorvoleremo. Una volta riusciti a ridare luce al villaggio, la torre al centro di esso risplenderà, invitandoci a proseguire il nostro viaggio verso la zona successiva. Possiamo inoltre dedicarci alla ricerca di alcune rune luminose impresse su delle rocce per sbloccare obiettivi su Steam, ma sono tutti orpelli che deviano da quello che è il vero cuore pulsante del titolo.

Lantern, infatti, non vuole impegnare, non vuole mettere alla prova e non vuole in alcun modo proporre nessun grado di sfida. Esso fa parte di quella corrente di titoli come Journey che si distaccano dalla visione standard del medium videoludico, normalmente interpretato come la somma di gameplay, narrativa e comparto tecnico.

Lantern è un viaggio, un'esperienza emozionale che punta a far rilassare il giocatore coi suoi paesaggi da sogno orientali e a cullarlo con le sue melodie distensive. Una doccia calda con cromoterapia e una dolce musica di sottofondo sono quanto di più simile ci venga in mente per darvi un'idea di quali corde il gioco voglia toccare.

Le ambientazioni di Lantern sono poetiche e toccanti.

I quattro capitoli che lo compongono sono abbinati alle stagioni, e gli sviluppatori ci fanno saggiamente partire dall'estate. Una stagione calda, solare, che permette di iniziare il viaggio in modo sereno. Poi viene l'autunno, che smorza l'entusiasmo iniziale e introduce il cambiamento verso il freddo dell'inverno. Dopo aver riportato il colore in gelide grotte e sul dorso di montagne coperte di neve, arriva la primavera. Un tripudio di luce, in cui tutto rinasce e torna alla vita in modo fremente e vibrante, e dove il nostro viaggio giunge al termine.

Un accenno di trama esiste ed è narrato attraverso alcune schermate fisse che inframezzano i vari capitoli. Così come in NERO, altro lavoro che porta la firma dello studio italiano Storm in a Teacup, anche qui c'è da interpretare, ipotizzare, e praticamente nulla è spiegato. Possiamo intuire le pene di una donna, le sue speranze e i desideri affidati alla luce della lanterna, lasciata poi in balia dei capricci del vento. Non si sa perché sia così triste: potrebbe essere per il suo amato o per un familiare, ciò che importa è la potenza del sentimento e il modo incredibilmente efficace che il titolo ha per trasmetterlo.

Detto questo, speriamo di essere riusciti a spiegarvi il perché della mancanza del numerino in fondo al testo. Lantern non è valutabile come gli altri titoli, non ha un gameplay di cui cercare pregi e difetti, né difficoltà o curve di apprendimento. Il comparto tecnico è completamente al servizio dell'ottima direzione artistica, che ci cala in oniriche ambientazioni dal sapore orientale.

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L'unico elemento valutabile in modo canonico sarebbero le musiche, perfette per accompagnare un'esperienza rilassante e in grado di sciogliere anche il più duro di noi. Ma ingabbiare questo prodotto in un numero sarebbe un errore, così come scartarlo per partito preso.

Anche se non è il vostro genere, se siete appassionati di tutt'altro o se amate dedicarvi ai gameplay strutturati, potreste dargli una possibilità. Lantern è un prodotto il grado di smuovere qualcosa dentro ad ognuno di noi senza bisogno di parole, senza bisogno di pretesti. Siamo certi che, almeno una volta nella vita, sarà capitato ad ognuno di voi di percepire qualcosa che non si sente con gli occhi, con le orecchie o con le mani, ma solo col cuore.

Avatar di Andrea Forlani
Andrea Forlani videogioca da sempre e scrive da parecchio. Il suo ambiente naturale è la sedia davanti al PC e si nutre principalmente di cibo spazzatura. Se importunato, potrebbe difendersi tirandovi contro manciate di dadi da 20.

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