Lara Croft and the Temple of Osiris: in quattro è meglio - review
C'è più gusto a razziare tombe in compagnia!
Già in un'altra occasione, con Guardian of Light, la nostra Lara Croft aveva abbandonato la terza persona per un excursus nel 3D isometrico, un'occasione per Square Enix di sfruttare al meglio un' IPdi storica importanza, specialmente alla luce dei vent'anni di PlayStation. L'esperimento, oltre che al pubblico, dev'essere piaciuto anche al publisher nipponico che ripropone la stessa formula con Lara Croft and the Temple of Osiris.
Il gioco che abbiamo per le mani difficilmente verrà ricordato per la trama. Il dio egizio Seth, dopo secoli di prigionia nel regno dei morti di Duat, ritorna nel nostro mondo attratto dal potere dello Scettro di Osiride, rinvenuto dalla nostra Lara Croft e dal cacciatore di tesori Carter Bell. I due poco scaltri avventurieri cadono così vittima di una maledizione, che solo l'annientamento di Seth potrà spezzare.
Fortunatamente non saranno soli nell'impresa: gli dei Iside e Horus si uniranno al gruppo, anch'essi risvegliati dal potere dello Scettro, per racimolare i pezzi del loro amato parente Osiride, convenientemente sparsi in una serie di tombe piene di gente poco raccomandabile e trappole per tutti i palati. Solo il dio dell'oltretomba è infatti in grado di spezzare la maledizione e spedire Seth da dove è arrivato.
Come anticipato la storia di fondo è fragile ma lega saldamente tutti gli elementi essenziali al gameplay, primo fra tutti la modalità cooperativa. Il gioco può essere affrontato in solitaria senza problemi ma è pensato per essere goduto in gruppo.
Il singleplayer ci calerà invariabilmente nei panni di una Lara letteralmente armata fino ai denti. In mano sua troveremo infatti le fidate doppie pistole, alcune bombe, il rampino già visto nel precedente Guardian of Light e l'indispensabile Scettro di Osiride. Ad eccezione delle pistole, che trovano impiego quasi esclusivamente nei combattimenti, il resto dell'arsenale ha utilizzi specifici, da impiegare nella risoluzione degli enigmi.
Le bombe, oltre all'ovvio utilizzo bellico, apriranno passaggi e attiveranno interruttori; il rampino ci permetterà invece di raggiungere aree inaccessibili, lo Scettro sigillerà portali e interagirà con determinati elementi dello scenario legati al suo potere.
Giocata in solitaria, però, l'ultima fatica di Crystal Dynamics non entusiasma. Nemmeno nelle fasi finali, sicuramente più impegnative, offre una sfida sufficientemente ardua, per colpa di enigmi forse un po'troppo clementi e sezioni platform che, alla peggio, richiedono un paio di tentativi prima di essere padroneggiate. Il senso di ripetitività dato dal passare da una tomba all'altra transitando per l'hub centrale è difficilmente ignorabile, col passare del tempo.
Sarebbe però troppo limitato giudicare Lara Croft and the Temple of Osiris per la sola componente singleplayer, dato che quella multigiocatore si dimostra decisamente più all'altezza e dovrebbe costituire l'attrattiva principale per tutti i potenziali acquirenti. La trama ci mette gentilmente a disposizione i tre personaggi giocabili di Carter, Horus e Iside, e Crystal Dynamics ha fatto del suo meglio per sfruttarli.
Ciascuno dei protagonisti, una volta avviata una sessione multigiocatore, disporrà di alcune competenze che nel singleplayer appartengono esclusivamente alla nostra procace archeologa. Ad esempio Iside e Osiride saranno gli unici ad avere nell'inventario lo Scettro di Horus, e le due divinità diventeranno così indispensabili nella risoluzione dei relativi puzzle. Non solo: gli stessi enigmi si modificheranno in funzione del numero di giocatori presenti, di modo che per proseguire si renda necessario uno sforzo collettivo dell'intero gruppo. La chat vocale in questi casi non è un aiuto, è semplicemente tassativa a meno che non si conosca perfettamente cosa fare o non si giochi nella stessa stanza.
Già, perché con quattro pad Lara Croft and the Temple of Osiris diventa un ottimo e tutto sommato accessibile gioco da divano. L'esperienza è identica a quella online ma coi notevoli valori aggiunti di una serata tra amici che non stiamo certo qui ad elencarvi.
Ciliegina sulla torta, i personaggi possono essere ulteriormente personalizzati e potenziati con un semplice ma efficace sistema di loot. Le gemme che troveremo sparse in grande quantità nel mondo di gioco non solo serviranno a far lievitare il nostro punteggio finale, ma ad aprire forzieri e recuperare anelli e amuleti, che influenzeranno attacchi e difese dei protagonisti. Gli amuleti in particolare avranno effetti importanti ma si attiveranno solo dopo aver riempito un'apposita barra di energia a suon di proiettili o razziando gemme.
Naturalmente nelle tombe non dovremo soltanto saltare e superare trappole/puzzle ma sporcarci le mani riaccompagnando i servi di Seth nella tomba. Per farlo ci si serve delle possibilità offerte da una vasta armeria: lo Scettro di Osiride, le bombe e le doppie pistole sono i primi oggetti utili in combattimento che ci ritroveremo ad utilizzare, spesso come ultima opzione date le munizioni illimitate. A questi si aggiungono mitragliatrici, lanciafiamme, fucili di vario genere, lanciagranate e lanciarazzi.
Tali giocattoli si troveranno nelle tombe e talvolta nelle tombe sfida, dungeon opzionali più complessi della media che elargiranno anche potenziamenti per la barra della vita e quella delle munizioni del nostro personaggio. Questi ultimi si troveranno spesso anche in altre aree del gioco e bisognerà faticare più del normale per farli propri.
Buona la varietà degli avversari presenti, con veloci scarabei presenti in diverse e letali varianti, mummie giganti kamikaze, scheletri armati di spada e scudo. La "carne" da macello non manca e in alcuni casi sconfiggere particolari combinazioni di avversari si rivela impegnativo. Si contano sulle dita di una mano però le volte in cui il nostro personaggio è passato a miglior vita durante uno scontro. Quando si ha accesso ad armi imbarazzanti come il lanciarazzi o la mitragliatrice pesante si ha addirittura la sensazione di barare, tanto velocemente si passa da una scaramuccia all'altra.
Lo stesso discorso vale per i combattimenti contro i boss, con una precisazione: l'onnipotenza di Lara, quando si gioca in solitaria, rende molto più semplici gl'incontri che si fanno esponenzialmente più confusionari e ricchi d'avversari con la semplice aggiunta di un altro giocatore. In sostanza, più si è e più lo scontro diventa interessante.
Promosso per gradevolezza e funzionalità il comparto grafico, fluido e spesso sorprendente. Molto rararmente si scende sotto ai 60fps, un frame rate che non significa povertà di dettagli. Sono infatti godibilissimi gli effetti di fumo, l'illuminazione, le esplosioni e gli elementi distruttibili dello scenario, che si frantumano e crollano pesantemente sotto l'influenza di esplosioni e colpi di arma da fuoco.
Nessuna incertezza nemmeno nel vasto hub centrale da cui accedere alle singole tombe, ma che offre in aggiunta sfide di combattimento, elementi collezionabili da raccogliere, aree impervie da raggiungere con l'astuzia o l'aiuto di un amico per reperire indispensabili potenziamenti.
Il secondo esperimento di Square Enix può dirsi quindi un successo? Assolutamente sì e non saremmo sorpresi se diventasse un appuntamento fisso. Rispetto a Guardian of Light, Lara Croft and the Temple of Osiris offre un multiplayer più ricco, grazie alla modalità per tre e quattro giocatori e alle diverse competenze dei personaggi, a tutto vantaggio della rigiocabilità.
La curva d'apprendimento non elevatissima andrebbe posta sia nella lista dei pro che in quella dei contro, ma in questo caso a decidere sarete voi. Il discorso cambia per il single player ma se è ciò che cercate principalmente in Temple of Osiris, vi suggeriamo altre e più canoniche avventure di Lara.