Layers of Fear - recensione
Il meraviglioso orrore dell'arte.
Prima di parlare in dettaglio di Layers of Fear, vale la pena togliersi un sassolino dalla scarpa: non reputo P.T. un'esperienza di assoluta qualità né, tanto meno, qualcosa in grado di rivoluzionare il genere horror. Per un'incredibile serie di fattori (essere legata a nomi come Del Toro, Kojima e Silent Hill in primis) questa sorta di demo è diventata un vero e proprio oggetto di culto inneggiato come capolavoro sotto ogni punto di vista.
P.T. è una "passeggiata" breve ma intensa in una casa e un universo incredibilmente coinvolgente ma evidentemente e necessariamente limitato. Da un punto di vista oggettivo, d'altronde, P.T. è solo un teaser e riesce pienamente nel proprio unico e vero intento: quello di colpire, di suscitare interesse, di disturbare e di intrattenere per presentare un progetto decisamente più grande.
Il progetto decisamente più grande, purtroppo, è stato cancellato da Konami ma il Playable Teaser ha avuto il pregio di svegliare una fetta di sviluppatori dimostrando con forza che il pubblico è interessato a un tipo di horror diverso sia dalla deriva action (Resident Evil, Dead Space, The Evil Within), sia da quella survival (Amnesia, Outlast, SOMA) che in questi anni hanno caratterizzato il genere.
I polacchi di Bloober Team hanno parlato chiaro in diverse occasioni: "il Playable Teaser, in un certo senso, ci ha aperto gli occhi. Abbiamo sentito la voce della gente e abbiamo capito che sul mercato c'era posto per un horror che non era survival. Il suo uso di 'spazi impossibili' è diventato una delle nostre ispirazioni per Layers of Fear."
Dopo essere sbarcato su Steam in Early Access, ottenendo un successo incredibile tra gli utenti (il 97% di recensioni positive su 2811 totali), il titolo horror si è spinto anche verso il mercato console assicurandosi l'arrivo su PS4 e Xbox One. Riuscirà Layers of Fear a rivelarsi un'opera originale e ispirata senza scadere in una raccolta informe di jumpscare?
La vita del nostro anonimo protagonista sembra perfetta: una bella moglie innamorata e invidiata, una figlia e un'appagante carriera come pittore richiesto per diversi lavori e acclamato dalla critica. La nostra casa è particolarmente spaziosa e accogliente ma non appena inizieremo la nostra avventura ci renderemo conto che c'è qualcosa che non va. Qualcosa non quadra e quella che sembrava la nostra accogliente dimora ben presto si trasformerà in un vero e proprio inferno personale che darà il via ad un viaggio psichedelico e ben al di là della ragione. Un'odissea con l'unico obiettivo di creare un'opera perfetta, il nostro capolavoro definitivo.
Layers of Fear decide di proporci una storia non particolarmente originale, quella di un uomo distrutto sull'orlo della pazzia, ma lo fa sfruttando un linguaggio davvero unico e con una scrittura invidiabile nei dialoghi e nei monologhi, e nei tanti documenti sparsi per le stanze della casa che farà da sfondo al nostro incedere incerto.
La narrazione utilizzata da Bloober Team sfrutta vie tradizionali come collezionabili (lettere e disegni) e delle sorte di cutscene in cui un certo oggetto attiverà delle particolari memorie del protagonista, facendoci ascoltare dialoghi o monologhi interiori del passato. Ma si avvale anche dell'ambiente di gioco stesso, che si anima senza preavviso al nostro passaggio o di fronte al nostro sguardo.
Utilizzando delle scritte inquietanti ed enigmatiche, degli oggetti e un particolare design, le stanze della casa prenderanno vita raccontandoci una storia fatta di disagio, di dolore, di incomprensioni e di orrori forse troppo difficili da sopportare senza sprofondare nella pazzia.
Se le tematiche e la trama si allontanano dall'immaginario di P.T., così come il comparto grafico, i tratti comuni tra le due produzioni sono decisamente più chiare se si analizza il gameplay. Come promesso gli sviluppatori polacchi non ci propongono un survival horror, né tanto meno un'esperienza dotata di elementi action.
Il game over è praticamente impossibile e per quanto siano presenti alcuni "nemici" non ci troveremo mai a dover lottare all'ultimo sangue per la nostra sopravvivenza o a fuggire a gambe levate per nasconderci da un pericoloso inseguitore. Potremo bloccarci in alcune situazioni e in un certo senso morire ma nonostante questi piccoli 'intoppi' il gioco ideato da Bloober Team scorre senza particolari problemi per tutte le 4-5 ore di durata complessiva.
Ma questo scorrere senza intoppi equivale a far rientrare il gioco all'interno della categoria dei walking simulator, aggiungendo alla formula qualche banale jumpscare? Fortunatamente no. Cammineremo tra le stanze della nostra casa (e della nostra mente?) alla ricerca di oggetti specifici raccogliendo collezionabili per far luce sulla storia del nostro protagonista e trovandoci di fronte a qualche piccolo puzzle ambientale ma soprattutto a un'atmosfera incredibilmente azzeccata. Siamo chiari: i jumpscare ci sono eccome ma saranno gestiti con estrema attenzione e, per così dire, giustificati dalle tematiche e dalle situazioni trattate dal titolo.
Può un gioco in cui non si può o quasi morire e in cui i nemici sono quasi assenti tenerci costantemente all'erta e con il fiato sospeso? La risposta probabilmente varia in base alla sensibilità di ogni giocatore ma Layers of Fear sa indubbiamente spaventare facendo leva innanzitutto su quel concetto di "spazi impossibili" ripreso direttamente da P.T. Il pregio più grande di questa produzione è la capacità di stupire costantemente distruggendo lentamente ogni logica e mettendo a dura prova ogni legge della realtà senza per questo sfociare con troppe esagerazioni nell'assurdo.
La paura che inevitabilmente si mischierà alla tensione è legata proprio alla mancanza di certezze, alle interessanti idee che caratterizzano il design delle stanze, soprattutto dalla seconda metà di gioco in avanti. Nonostante una interattività limitata e la mancanza di minacce vere e proprie, il team polacco è riuscito a sfornare un gioco zeppo di tanta originalità, a partire dal setting e dall'orribile e meravigliosa arte che sarà la costante protagonista dell'avventura.
Mai come in questo caso l'aspetto tecnico e quello artistico sono agli antipodi per qualità e cura dei dettagli. Bloober Team si è basata su tantissimi capolavori del XIX secolo per riempire la casa del nostro protagonista di opere d'arte bellissime ma chiaramente nate da una mente contorta e che ha perso completamente la lucidità a causa di indicibili eventi traumatici e di una continua e ossessiva ricerca della perfezione.
Se da un punto di vista artistico l'utilizzo di Unity dimostra ancora una volta la versatilità di questo engine, non si può negare che da un lato meramente tecnico ci siano diversi problemi soprattutto dal punto di vista del frame rate. Nelle sezioni più pesanti in cui il gioco dovrà gestire un maggior numero di effetti ci saranno, infatti, dei cali piuttosto evidenti che, seppur non intaccano il gameplay, fanno inevitabilmente storcere il naso.
Di buona fattura anche il comparto sonoro con il tema principale particolarmente efficace a dispetto di una presenza piuttosto limitata delle musiche. Da questo punto di vista sono il doppiaggio (in Inglese e solo sottotitolato in Italiano) e gli effetti a far la parte del leone, contribuendo a creare quell'atmosfera che, come abbiamo spiegato, è il più grande pregio di questa produzione.
Layers of Fear è il primo gioco dichiaratamente ispirato a P.T. che sbarca sul mercato e lo fa nel migliore dei modi possibili: differenziandosi dalla propria fonte d'ispirazione. Il titolo dei Bloober Team riprende alcuni elementi del Playable Teaser di Silent Hills ma, cosa più importante, riesce a dimostrarsi un'esperienza originale. Non si tratta di un horror perfetto e adatto a tutti i palati a causa di evidenti limiti (poca sfida e poca interattività) ma i giocatori che sono alla ricerca di un'esperienza diversa dal sottogenere survival e da quello con contaminazioni da TPS, si troveranno tra le mani un titolo molto ispirato dal punto di vista artistico e delle atmosfere. Un folle dipinto che mostra un lato disturbante ma affascinante dell'arte.