LEGO: Lo Hobbit - review
Ricostruiamo la Terra di Mezzo!
I giochi LEGO sono diventati praticamente un genere a sé stante. Chiunque ne abbia provato uno, da diversi anni a questa parte, sa esattamente cosa aspettarsi, fatto salvo per l'ambientazione e qualche piccolo dettaglio solitamente declinati alla licenza sulle quali il gioco si poggia.
Anche con LEGO: Lo Hobbit le cose non sono cambiate. È un male? In questi anni abbiamo visto che Traveller's Tales Games è in grado nonostante tutto di divertirci, accompagnando qualche piccola novità nel gameplay a una licenza magnetica in grado di fare tutto il resto del lavoro. In questo modo diventa meno importante rifare più o meno le stesso cose quando una volta le fai nei panni di Batman, la volte dopo sulla Morte Nera e quella successiva durante una partita di Quiddich.
Anche nel caso di LEGO: Lo Hobbit TellTale ha fatto il massimo: il gioco è il solito miscuglio tra un gioco di avventura e uno di piattaforme, con qualche piccolo puzzle e alcune sequenze di combattimento sparsa qua e là, il tutto inframmezzato da splendidi intermezzi filmati. In questo caso a fare da sfondo all'avventura ci sarà ovviamente la Terra di Mezzo, che abbiamo imparato a conoscere attraverso i film di Peter Jackson, più precisamente in quelli della trilogia de Lo Hobbit. In questo modo rivivremo la partenza da Hobbiville di Bilbo Baggins in compagnia di Gandalf il Grigio e i suoi amici nani, il ritrovamento dell'Unico Anello e l'incontro con i Troll: tutti momenti piuttosto iconici del lungo viaggio della compagnia dell'an...tipatico nano Thorin Scudodiquercia.
Come al solito i film sono narrati in maniera pressoché perfetta, in uno splendido equilibrio tra fedeltà assoluta e presa in giro. Ogni scena sarà intrisa dell'umorismo LEGO: i personaggi vedranno quindi staccarsi e riattacarsi la testa o le mani dopo un colpo ben assestato, così come lasceranno il parrucchino in giro per la Terra di Mezzo se quest'ultimo dovesse incastrarsi da qualche parte. Non mancheranno anche le citazioni ad altri videogiochi o celebri brand. La più notevole, a nostro avviso, è la similitudine tra la scalata sui giganti di pietra delle montagne nebbiose e quella di God of War III, ma dobbiamo ancora capire se sia voluta.
"Le scene seguiranno pedissequamente le due pellicole già uscite (la terza verrò proposta come DLC)"
Le scene invece seguiranno pedissequamente le due pellicole già uscite (la terza verrò proposta come DLC), balzando avanti e indietro tra il presente dove Bilbo racconta a Frodo la sua storia, il passato del viaggio verso le pendici della Montagna Solitaria e un passato ancora più remoto, fondamentale per conoscere la storia di Thorin Scudodiquercia.
Ogni area sarà riprodotta alla perfezione e celerà al suo interno, per chi volesse scovarle, decine di citazioni e curiosità del mondo di Tolkien. Potrete infatti decidere di seguire semplicemente la storia o dedicarvi all'esplorazione di ogni anfratto alla ricerca delle missioni secondarie. Come da tradizione LEGO, non tutto sarà sbloccabile durante la prima partita: molte cose, infatti, richiederanno il potere specifico di un personaggio per essere portate a termine.
Le aree buie per esempio potranno essere illuminate solo da Gandalf, mentre gli animali saranno curati da Radagast. I vari nani saranno differenziati dall'arma impugnata: la catena potrà afferrare speciali ganci consentendo al personaggio di dondolare o di tirare l'oggetto alla quale si è agganciata, l'arco potrà colpire bersagli molto distanti, mentre il martello potrà spaccare le pietre preziose. In questo modo gli sviluppatori hanno garantito la rigiocabilità di molti livelli per risolvere tutte le missioni secondarie, ma hanno anche scandito il ritmo della campagna.
"Ogni area sarà riprodotta alla perfezione e celerà decine di citazioni e curiosità"
Per proseguire, infatti, dovrete alternarvi tra i vari nani del gruppo in modo da usare di volta in volta quello più adeguato per un determinato compito. Questo, se apparentemente potrebbe sembrare divertente, a conti fatti nelle scene più movimentate crea qualche problema perché spesso sarà un po' difficile distinguere un nano dall'altro e quindi scovare quello giusto per una determinata azione. Anche perché molti di loro brandiscono una seconda arma che spesso va a sostituirsi a quella principale, togliendo anche il suggerimento visivo per la mossa successiva.
Le due novità sotto il profilo del gioco sono da una parte l'attacco di coppia, fondamentale durante le boss battle e per distruggere determinati ostacoli e la fare di costruzione. Spesso vi troverete di fronte a un banco di lavoro nel quale andranno inseriti determinati materiali. Una volta soddisfatte le richieste di queste materie prime, che sono da raccogliere spaccando tutto durante i livelli, il pezzo richiesto comincerà a montarsi automaticamente sotto i vostri occhi. Ad intervalli regolari, però, il gioco vi chiederà di trovare il pezzo mancante tra quelli proposti, il tutto entro un tempo limite. Siamo ancora lontani dalla possibilità di costruire i nostri oggetti LEGO ma ci stiamo avvicinando.
L'altra novità sono le sequenze in pieno stile Guitar Hero, nelle quali dovrete premere col giusto tempismo i tasti segnalati a schermo. Essendo la musica e le canzoni molto importanti per Lo Hobbit, questa trovata è molto azzeccata. Il che fa da apripista a molti altri quick time event sparsi per il gioco, utili per concludere in maniera spettacolare gli scontri o per spaccare le rocce.
"LEGO: Lo Hobbit paga lo scarso spessore e interesse della trilogia cinematografica"
Come dicevamo all'inizio, le novità e la perizia degli sviluppatori si devono però poggiare su di una licenza forte, in grado talvolta di sopperire alle mancanze del gioco. In questo caso, così come le pellicole di Jackson, anche LEGO: Lo Hobbit paga lo scarso spessore e interesse di una trilogia cinematografica nata da un libro di qualche centinaio di pagine. Così non c'è da stupirsi se i ritmi blandi e diluiti de Un Viaggio Inaspettato e La Desolazione di Smaug saranno gli stessi del gioco.
Nel caso in cui però abbiate apprezzato le due pellicole, il gioco di Traveller's Tales Games sarà in grado di ammaliarvi, anche grazie ad un comparto tecnico che sulla nuova generazione è davvero strabiliante. Anche su Xbox One. Il gioco è infatti estremamente pulito, fluido e ricco di dettagli, e durante la nostra prova solo raramente il framerate ha incespicato. Persino nelle scene più ricche o durante i cambi di scena tra due gruppi separati, come a Goblintown, tutto ha funzionato alla perfezione. Nota di merito per gli effetti luminosi e i colori utilizzati dagli sviluppatori, davvero molto ispirati.
Nulla da dire anche sulla colonna sonora che fa abbondante uso delle musiche e dei dialoghi della pellicola per arricchire, anche sonoramente, le avventure del gruppo di Thorin.
Anche stavolta Traveller's Tales Games avrebbe fatto centro, peccato che in questo caso sia la licenza a tradire gli sviluppatori inglesi. I due film de Lo Hobbit non sono riusciti a convincere pubblico e critica al cinema e anche nella loro trasposizione videoludica faticano ad appassionare e divertire. Il ritmo è stanco e i paesaggi e le situazioni sono meno ispirate che in passato. Per fortuna LEGO: Lo Hobbit è talmente bello da vedere che uno continua a giocare solo per vedere la zona successiva, ma è un po' poco per uno sviluppatore che era riuscito a mantenere un'ottima vena creativa, nonostante gli straordinari a cui è sottoposto.