Leisure Suit Larry: Wet Dreams Don't Dry - recensione
Larry si risveglia nel XXI secolo: cosa sarà cambiato?
In un'epoca d'imperante nostalgia per gli anni '80, tuffi nel passato e opere vistosamente retrò, ci stiamo abituando al risveglio di vecchie glorie e fiamme ormai sopite. E non sempre queste sono in grado di suscitare in noi le stesse sensazioni e la stessa atmosfera del primo incontro: il successo è lontano e a volte capita d'imbattersi in zombie deambulanti.
Viene dunque naturale chiedersi se Leisure Suit Larry riuscirà in Wet Dreams Don't Dry nella difficile impresa di piacere al pubblico odierno, d'immettersi in una nuova realtà, lui che di amori - a detta sua - se ne intende.
Per chi non avesse mai sentito parlare della saga, ci troviamo di fronte a un'avventura grafica d'impostazione classica, nella quale dovremo guidare l'indiscreto, goffo e sempre eccitato Larry per le vie della sua città. Lo scopo? Conquistare le donne del suo cuore attraverso la costanza, alcune battute di dubbio gusto e la risoluzione di puzzle ed enigmi, esposti nella forma di ostacoli da superare e fetch-quest.
A condire le nostre esplorazioni e la ricerca forsennata di hitbox cliccabili sono sempre situazioni picaresche, piccanti e pruriginose, sessualmente esplicite; nulla che nel 2018 possa stupirci o scandalizzarci davvero, ma che può farci scappare qualche sorriso. Attenzione però: Larry è famoso per fallire, è un personaggio comico e comico resta fino all'ultimo.
Il tema erotico ovviamente non è l'unico ma il sottofondo, in questo caso, è una storia con flebili elementi Sci-Fi che fa il verso e la parodia alla Apple, qui chiamata Prune, trasportando di forza Larry dal passato ai giorni nostri. Ebbene, il nostro impetuoso protagonista si risveglia nel presente, col suo umorismo vecchio di trent'anni e nessuna comprensione delle nuove tecnologie.
Grazie all'aiuto di Pi, una simil Cortana (anche esteticamente) e nostra compagna di viaggio, imparerà a usare il suo PiPhone al meglio, così da cercare match su Timber. Quando avrà raggiunto un rating di 90 punti potrà finalmente chiedere un appuntamento alla gelida Faith, partner professionale di B. Jobs. Ecco, avrete già capito l'andazzo.
Il gameplay consiste dunque nell'esplorazione e l'interazione con lo scenario al fine di proseguire con la trama: col click sinistro agiamo oppure parliamo con i personaggi, col destro esaminiamo gli elementi della location di gioco, in cerca di hint e pareri di Larry. Il menù, in basso a destra, si attiva al passaggio del mouse come se stessimo consultando uno smartphone, non sempre con la responsività che ci aspetteremmo.
Da qui possiamo selezionare l'inventario ed esaminare, combinare oppure utilizzare i vari strumenti a nostra disposizione. Possiamo inoltre consultare Timber, opzione che serve unicamente a dare colore al mondo di gioco e come container di alcune battute e informazioni sui personaggi secondari. Instacrap, invece, lo utilizzeremo per guardare nuovamente le cutscenes, alcune delle quali segrete.
Unter, parodia di Uber, è una mappa con funzione di teletrasporto. Ultima opzione, la Home, è essenziale per rivedere le impostazioni e salvare la partita in quanto LSL manca - sfortunatamente - di una funzione di Autosave. Un piccolo rimando ai vecchi tempi, se vogliamo considerarlo tale, non propriamente necessario.
La rassegna delle App dai nomi storpiati può dare un'idea dell'umorismo, ma non pensiate che sia tutto così tanto (e sempre) assillante. È vero, spesso è scatologico, di pancia e basso, ma mai becero fino alla fine. Non mancano momenti di un certo acume, di metanarrativa, di citazionismo spianato (da Overwatch all'ormai onnipresente Lovecraft) e divertenti richiami al primo LSL.
I vari personaggi sono sempre il metro di confronto con cui rapportare Larry e ci dimostrano - è anche il caso degli Achievement - che dietro ogni battuta c'è l'effettiva consapevolezza sia delle corde toccate, sia delle pause da prendersi per non stufare. Non è raro che i creatori si prendano in giro da soli.
La presenza dell'interfaccia digitale Pi aiuta, e non poco, fornendo costantemente un punto di vista esterno al protagonista e una voce piena di buon senso. Similmente aiuta la presenza di un comparto di personaggi secondari dalle motivazioni forti: non tutto gira intorno al mondo di Larry, e la trama di alcuni match potrà far piacere a chi dovesse temere una scrittura sessista, anche se chiaramente non ci troviamo nel reame del Politically Correct e della sottigliezza umoristica. Ma, è bene precisarlo, neanche nel mondo rancido dei primissimi Leisure Suit.
I Timber Match servono a riprodurre la struttura che ha garantito il successo del primo, storico capitolo: rappresentano una serie di enigmi che vengono forniti simultaneamente, lasciando che sia il giocatore a capire l'ordine con cui risolvere le varie problematiche, passando da un luogo all'altro con una certa libertà.
L'aspetto Punta e Clicca, proprio per la sua non linearità, è soddisfacente. Gli sfondi sono ricchi di dettagli e in movimento, con elementi facilmente distinguibili, ma può sempre capitare di dover fare qualche volo pindarico per poter proseguire. I dialoghi, ben distribuiti e ben scritti, soffrono delle risposte di alcuni Npc, che durante le situazioni più movimentate a volte sono generiche, scritte in modo tale da corrispondere a qualunque opzione di dialogo scelta dal giocatore. Una pigrizia di scrittura che si ripete un po' troppo spesso.
Negli ultimi anni Leisure Suit non ha riscontrato particolare successo, e a guardare bene non soltanto a causa del ricambio generazionale, del passaggio in secondo piano dei Punta e Clicca, e della non proprio carismatica figura del protagonista, davvero lontana dai gusti odierni. Alcune polemiche hanno circondato il remake del 2013 spingendo la penna creatrice dello sfortunato playboy, Al Lowe, a prendere le distanze dal team di Replay Games, e così è stato anche per il cuore di molti fan, che oramai ci avevano perso le speranze.
L'ultima avventura dalla trama originale, LSL: Box Office Lust (2009), di Team 17, si è rivelata un triste fraintendimento dello spirito e dell'ironia del vecchio capolavoro di Sierra, ed è dal 2004 a ben vedere che la rinascita stenta. Appunto, si parlava di zombie: Leisure Suit ha vissuto senza Al Lowe, ma soprattutto senza anima, trasformandosi in una ripresa "vanzinesca" di un vecchio film di Tinto Brass, per scomodare qualcuno.
Ma una cosa non tira necessariamente l'altra. Delle polemiche - premature - hanno circondato anche quest'ultima rinascita del brand, perché, guarda un po', Al Lowe non è stato contattato neanche questa volta. Il rischio di - ehm - fare cilecca, aleggiava sul prodotto ancora prima che uscisse. Senza entrare nel merito morale di un'operazione di questo tipo (non sono rari fatti del genere, specialmente nel cinema), è bene sottolineare che Wet Dreams Don't Dry ha, se non altro, compreso lo spirito originale del personaggio e della saga, l'inettitudine sociale e la mediocrità di Larry, anche se forse ne ha frainteso la sua portata dissacrante e la solitudine di fondo.
Il suo tentativo di modernizzare il tutto, comunque, rientra in quei limiti che ci aspetteremmo da un team creativo serio, che mira a costruire un prodotto decente e non soltanto a sfruttare un nome noto. Una nuova visione del personaggio ben ponderata, anche se può scontentare qualche vecchio fan e contemporaneamente non spiccare certo per appeal.
Un'arma a doppio taglio? Crediamo di no. Da notare in questo senso è la nuova veste grafica. Larry non è più il basso e irsuto ometto dei titoli precedenti, e neanche il tipetto giovanile di Team 17. È una versione meno grottesca, più simpatica e comprensibile, meno minacciosa, ma che comunque mantiene il carattere di fondo, la sua natura e la sua identità, e soprattutto la sua età e il suo trovarsi "fuori dal tempo", in questo caso letteralmente.
Le strade di New Lost Wages, lontane dal tono noir e malato d'una volta, sono più vivaci e acide, mentre i personaggi secondari rappresentano stereotipi dei giorni nostri, dall'hipster al videogiocatore, dall'influencer alla cam girl. Scelte necessarie per tentare di reiterare una formula così vecchia senza danneggiarne l'effetto osè, anche se alle volte, tentando di accontentare tutti e inseguire il mercato, le soluzioni si rivelano un po' blande.
Il problema semmai è un altro: si poteva tentare di dargli un tocco più autoriale, provare a imparare dal maestro invece di limitarsi ad adattarlo, perché qualcosa si è persa nella traduzione. Improvvisamente Larry ha dei rivali nel suo stesso territorio e viene da pensare, semplicemente, ai due South Park di Obsidian e Ubisoft, che in alcuni casi hanno riproposto lo stesso tipo di comicità (tolte le pick-up line), ma su un livello qualitativo differente, di vera rottura dei soliti trope. Ma anche, sul piano erotico, a gran parte della produzione giapponese, che sicuramente strappa a Leisure Suit il ruolo egemonico che poteva avere in passato, in quanto prodotto del suo tempo.
Molte battute purtroppo sanno di già visto e un team giovane come quello di Assemble avrebbe potuto fare, come si suol dire, il miglio in più. Le situazioni oniriche, le esagerazioni e il meta sono tutti elementi abbozzati e non raggiungono mai le vette inventive del cugino più prossimo, il Sam & Max di Purcell che ormai dieci anni fa è riapparso grazie a Telltale come una stella cadente, lì a ricordarci che le avventure grafiche possono e dovrebbero cercare di essere quanto più geniali possibile.
La risoluzione finale è anticlimatica e stanca, dopo una fase centrale invece molto avvincente. È come se mancasse un'ultima pennellata e all'elemento comico venga lasciato il dovere di coprire alcune carenze in fatto di plot. Insomma, come il suo protagonista, perde sul più bello.
Tecnicamente parlando, invece, non ci sono particolari intoppi, se non quelle piccolezze già segnalate (menù non sempre responsivo, mancanza di autosalvataggio) e un quasi invisibile errore di continuity che appare interagendo con alcuni oggetti (un personaggio viene nominato da Larry prima ancora che venga conosciuto).
A dirla tutta, non ci sono neanche espedienti degni di nota che tentino di rivoluzionare il genere, aggiornarlo dal punto di vista dell'interfaccia o della fluidità. E anche questo è un peccato.
Al doppiaggio torna Jan Rabson, fatto degno di nota, e la colonna sonora non è né invadente né memorabile, ma sempre calzante, oltre a nascondere una chicca di qualità.
Nel complesso Leisure Suit Larry: Wet Dreams Don't Dry diverte, è un Punta e Clicca che scorre piacevolmente, fatto sia con attenzione che con la speranza di conquistare vecchi e nuovi appassionati al genere, ai quali consigliamo di provarlo ma con le dovute cautele e un'attenzione al prezzo nel caso in cui si aspettassero un ritorno in pompa magna o una comicità d'alto livello.